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1. VACANZE, DENARO E PIANOFORTI: COSI’ OTTENEVANO GLI APPALTI TV
Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
Ai dirigenti Rai assumevano figlie, mogli, nipoti. Ai funzionari di Palazzo Chigi compravano motorini, pianoforti, vacanze in resort di lusso.
Con alcuni dipendenti di La7 e Mediaset si erano accordati per emettere fatture false e dividere i compensi. A tutti versavano soldi in contanti pur di ottenere il monopolio degli appalti per l’organizzazione degli eventi fornendo le apparecchiature.
Pagando uno dei responsabili tecnici, erano riusciti ad accaparrarsi persino una parte delle forniture per il Festival di Sanremo del 2013. E quando si è trattato di convincere un impiegato Rai che gestiva lavori molto remunerativi, non hanno esitato a pagare le apparecchiature per il matrimonio della figlia, l’attrice Michela Quattrociocche con il calciatore Alberto Aquilani.
I FRATELLI IMPRENDITORI
Era una coppia a quanto pare infallibile, quella composta dai fratelli David e Danilo Biancifiori che con le loro società «Di and lighting and Truck» e «Dibi Technology» sembrano aver ottenuto il monopolio delle gare nel loro settore.
cesare quattrociocche e aquilani senior
Tanto che nel 2009, quando a Palazzo Chigi c’era Silvio Berlusconi, avevano vinto un appalto da 9 milioni di euro. A leggere l’accusa del pubblico ministero Paolo Ielo lo hanno ottenuto versando tangenti a Roberto Gasparotti, responsabile dell’immagine dell’allora presidente del Consiglio e avrebbero addirittura scritto il capitolato negli uffici della loro azienda. Ieri sono state effettuate 44 perquisizioni dalla Guardia di Finanza che è entrata in tutte le società televisive e nelle case dei funzionari, ma anche a Palazzo Chigi per acquisire la documentazione dei lavori assegnati nel 2009.
I LAVORI A PALAZZO CHIGI
Proprio nell’aprile di quell’anno i fratelli si aggiudicano «la fornitura di un servizio di assistenza e manutenzione hardware e di personale specializzato per il buon finanziamento delle tecnologie audiovideo della presidenza del Consiglio dei Ministri». Secondo le indagini del Nucleo tributario guidato dal colonnello Cosimo Di Gesù, a «truccare» la gara sarebbe stato anche Antonio Ragusa, all’epoca capo Dipartimento delle risorse strumentali, già coinvolto anche in altre indagini, che avrebbe ottenuto versamenti in contante e vacanze in alberghi di lusso.
Scrive il magistrato nel capo d’imputazione: «La gara veniva totalmente pilotata, essendo invitate solo le società indicate da David Biancifiori con l’accordo e l’avallo di Ragusa e Gasparotti, e recandosi Maurizio Papitto, responsabile dei servizi informatici di Palazzo Chigi, presso le società di Biancifiori per preparare con un suo dipendente il capitolato che meglio li potesse favorire».
Molto attivo anche Gianni Mastropietro, funzionario della Presidenza, ricompensato con «l’assunzione di quattro nipoti, del fratello, della figlia, nonché di somme di denaro in contanti». Lunga lista di utilità anche per il responsabile degli eventi di Palazzo Chigi Massimo Schettini: «Denaro in contante, un pianoforte da 6 mila euro, buoni benzina, un iPad, telefoni cellulari, il rifacimento dell’impianto elettrico a casa».
LE NOZZE DI AQUILANI
Non badavano a spese gli imprenditori e per ricompensare Cesare Quattrociocche della sua disponibilità, «gli riconoscevano consistenti somme in denaro e la messa a disposizione di tecnologia per la realizzazione dell’evento del matrimonio della figlia».
Con i dipendenti di La7 i due imprenditori «si sarebbero appropriati di risorse dell’azienda televisiva e della Telecom ottenute mediante sovrafatturazioni da parte delle società del Gruppo Biancifiori, le quali emettevano sistematicamente, nel corso degli appalti loro affidati, fatture per servizi e forniture mai prestate e comunque per importi superiori a quelli dovuti, per poi spartire l’illecito surplus di guadagno».
Il calcolo della Guardia di Finanza parla di emissione di documenti contabili contraffatti per oltre 45 milioni di euro in quattro anni, ma il conto è ancora provvisorio. Lo stesso meccanismo sarebbe stato utilizzato con i funzionari di Mediaset e di Infront, l’azienda che si occupa tra l’altro di diritti e sponsorizzazioni del calcio, e di «Sponsport»: tra i dipendenti finiti sotto inchiesta anche un tal Roberto Corrotto.
IL FESTIVAL DI SANREMO 2013
Con Stefano Montesi, responsabile della supervisione tecnica del Festival di Sanremo, l’accordo avrebbe riguardato «l’erogazione di somme di denaro in contanti in cambio di comunicazioni sui procedimenti di selezione del contraente prima della indizione formale delle gare». La Rai fa sapere come i settori coinvolti siano già stati «oggetto di verifiche interne che hanno comportato interventi organizzativi e disciplinari» mentre da Mediaset assicurano che «i dipendenti sono stati sospesi dal servizio in attesa di ulteriori elementi».
2. GASPAROTTI, L’EX CAMERAMAN DIVENTATO PER 20 ANNI IL REGISTA DI BERLUSCONI
Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”
Guardi, non ho nulla da dire. Lascio che i magistrati facciano il proprio lavoro. Lei è stato cortese a telefonarmi ma non commento, grazie». Se non fosse per l’appaltopoli che lo vede tra gli indagati — accusato di aver barattato (nel 2008) con David Biancifiori la gestione degli hardware di Palazzo Chigi in cambio di contanti, un container e un ciclomotore per la figlia — la vera notizia nelle parole a caldo di Roberto Gasparotti sarebbe il suo «grazie» finale. Perché il responsabile dell’immagine dell’ultimo ventennio berlusconiano, di lotta e di governo, tra giornalisti e politici s’è costruito la fama di «duro che più duro non si può».
Il signore toscano che nel 2008 riesce a ottenere dall’ex premier la qualifica di «dirigente generale» di Palazzo Chigi è lo stesso ragazzo che, nel 1981, si materializza negli studi Fininvest come cameraman. Lavora assieme a pionieri del Biscione come Gigi Moncalvo e Giorgio Medail fino al 1993, quando riceve la telefonata del «dottore» in persona. «Scendo in campo, posso contare su di lei?», chiede Berlusconi.
Roberto Gasparotti con Paolo Bonaiuti
La risposta affermativa sta nel celeberrimo video della discesa in campo, quello dell’«Italia è il Paese che amo», che Gasparotti confeziona allo stesso modo in cui avrebbe confezionato — negli anni a venire — regie di manifestazioni, interviste tv o semplici apparizioni in video. Perché Gasparotti, per Berlusconi, diventa un po’ quello che l’artista Filippo Panseca era stato per Bettino Craxi.
Se Panseca elevava l’ideale statura politica del leader socialista con scenografie che ne aumentavano la grandezza, Gasparotti — giocando con luci e trucchi — moltiplica la chioma del capo forzista, ne schiarisce la pelle, ne riduce visivamente l’età, ne annienta magicamente l’invecchiamento percepito. Nasce il mito della calza di nylon che avvolge la telecamera, che il diretto interessato col tempo smentirà.
Ma non si limita a questo, Gasparotti. Antonio Di Pietro, per esempio, scopre nel ‘98 che il responsabile dell’immagine berlusconiana organizza le registrazioni audio degli incontri riservati dell’allora Cavaliere. Dieci anni dopo, quando è dirigente a Palazzo Chigi, eccolo che gestisce i giornalisti al seguito del premier al grido di «tu sì, tu no».
Discesa in campo Berlusconi annuncia la sua candidatura
Per vederlo scomparire dai radar di Arcore e Grazioli bisognerà però attendere la fine del 2014, quando finisce nel mirino del «cerchio magico» e vittima della spending review di Mariarosaria Rossi. Con buona pace di Berlusconi stesso, che però trova il modo di «ripescarlo» (da consulente) nell’ultimo minitour delle Regionali. In cui la grandeur, comunque, non sarebbe stata quella di un tempo.
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