DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Da RTL-102.5
"Se Corona è uscito dal carcere di Opera è perché ci siamo dati da fare io e il cappellano don Antonio. L’ho sempre seguito e assistito. In tutte le mie comunità che dirigo c’è un responsabile. Ho mandato Corona in quella di Gallarate perché tenendolo con me sarebbe stata una girandola di giornalisti e fotografi. Appena arrivato in comunità sono andato a trovarlo. E ci sentivamo ogni giorno, io ero aggiornato su quello che faceva".
Lo dichiara Don Antonio Mazzi a "Non Stop News", il programma condotto da Pierluigi Diaco, Fulvio Giuliani e Giusi Legrenzi dopo le pesanti accuse di Fabrizio Corona pronunciate nel programma di Giletti: "Io non ho mai avuto alcun rapporto di cura con questo signore, con Don Mazzi, l’avrò visto 2 volte, sono stato affidato ad una comunità Exodus ma non tutte sono gestite da Don Mazzi.
Mi fa arrabbiare che si permetta di dare dei giudizi su di me senza conoscermi, nel 2016 quando sono stato arrestato ha detto che meritavo di marcire in galera, un prete non può dire certe cose. Tutto deve essere strumentalizzato ai fini mediatici,si deve vergognare, deve appendere il crocifisso al chiodo". Don Antonio Mazzi a "Non Stop News" replica piccato: "Siamo abituati a gente che ci adora e gente che si inventa di tutto. Non mi meraviglia. Ieri sera l’ho visto peggiorato: quando Corona va in tv fa solo casino e propaganda. Ha la capacità satanica di manipolare la verità. Da Giletti ho visto solo gente che lo difendeva a vanvera. Sarebbe opportuno che sentissero Roberto, il responsabile di quella comunità di Exodus, e il cappellano del carcere di Opera, don Antonio".
2. CORONA
Nino Materi per il Giornale
«Don Mazzi? Non l'ho mai visto. Cerca solo di farsi pubblicità mediatica col mio nome. Mai avuto un rapporto umano o di cura con lui. Deve appendere il crocefisso al chiodo. Non è un buon prete. Dice solo cazzate».
«Mughini? Un povero pagliaccio. Lo compro e lo metto in giardino. I mie libri vendono più dei suoi».
«La Lucarelli? Su di me ha raccontato solo falsità. E ora non ha neppure il coraggio di affrontarmi in un dibattito pubblico».
No, non è stata un'arena. È stato un pollaio. Roba da Amadori, più che da amatori. Massimo Giletti ha chiuso in «bellezza». Con i dati d'ascolto che certamente gli daranno ragione. Il conduttore voleva vincere facile. E ha vinto facilissimo. Come la Russia conto l'Arabia Saudita nella partita d'esordio del Mundial.
Per la sua ultima puntata di «Non è l'arena» (ieri su La7) Giletti ha scelto il «meglio»: Fabrizio Corona, il Messi del prime time coatto. Con la differenza che Corona i rigori non li sbaglia. Mai. Forse anche per merito di una certa sua familiarità con la cella di rigore. In assenza degli Azzurri, italiani davanti alla tv, con Corona pronto a mettere in rete i palloni messi sul dischetto dai tanti «arbitri» in campo col fischietto in bocca, il cartellino in mano e, soprattutto, un enorme pelo sullo stomaco.
A porre domande «scomode» un plotone di maître à penser che - presi singolarmente - sono pure degnissime persone; epperò ingeriti tutti insieme provocano effetti irrefrenabili e irriferibili. Ma tant'è. Per il gran coronesco botto finale, gettoni di presenza a go-go. E relativo parterre di «intervistatori» (alcuni veri, altri presunti, altri decisamente bolliti). Un pentolone in cui Fabri si è tuffato a peso morto, rosolando quanti ambivano a rosolare lui. Giochetto scontatissimo. Roventi cucchiaiate di brodaglia si sono, come da copione, riversate sulle teste di vari malcapitati.
Un «processo» tv a senso unico, in cui «San» Corona e il suo avvocato se la sono cantata e se la sono suonata. Con tanto di autoassoluzione. E, addirittura, autobeatificazione. Senza contraddittorio. Senza controparti.
Appuntamento al prossimo Corona-show. Dopo la visione, areare la stanza.
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