DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Giancarlo Dotto per Diva e Donna
corona alla presentazione romana del suo libro
Tutti a fargli le pulci. «Sei cambiato?». «Quanto sei cambiato?». Se 2 anni, 4 mesi e 23 giorni di galera lo abbiano trasfigurato o se, invece, sia sempre lo stesso, inchiodato come un cristo alla croce del suo personaggio. Tutti a spiare il minimo segnale, se tracce di redenzione o prove di ostinazione.
Una volta che sei Fabrizio Corona, è credibile che smetti di esserlo? La cosa migliore è chiederlo, non tanto a lui, ma al suo libro, La cattiva strada (Mondadori, 17 euro), ma potrebbe benissimo chiamarsi «Nel nome del padre»., dove Corona, protetto dalla pagina, confessa cose che non confesserebbe nemmeno a se stesso.
Pagine in cui la persona, qua e là, esubera il personaggio, che pure è quanto di più esuberante ci sia in circolazione. Le più belle, quelle in cui racconta del padre come destino e condanna. E orgoglio. Quando, in una festa molto glamour di Milano, il bimbo Fabrizio si fa sotto a Gianni Versace, Naomi Campbell, Cindy Crawford, Oliviero Toscani e li apostrofa petto in fuori: «Sai chi sono io? Il figlio di Vittorio Corona».
fabrizio corona con silvia delle donatella
O quando scrive: «Se solo sapesse che tutto quello che faccio è per lui, per renderlo orgoglioso, per arrivare a somigliargli». Fabrizio è diventato padre, ma non ha mai smesso di essere figlio. «Vittorio Corona non era solo mio padre. Era il mio idolo. Uno stupido orgoglio mi ha impedito di dirglielo quando era in vita».
Il giorno più brutto. Quando tuo padre ti dice: «Tu non sei più mio figlio».
«Le sofferenze e i problemi li ho sempre affrontati per trasformarli in qualcosa di positivo. Ma quella era una delusione enorme che non si poteva combattere. Non c’era il tempo per fargli cambiare idea. Lui era già malato».
Per guadagnare la stima di tuo padre hai sfidato il mondo. Questo ha fatto di te un nichilista puro. «Erano tutti burattini per me», scrivi.
«Assolutamente sì. In questo sono cambiato. Non sono più così nichilista da usare e sfruttare le persone. Anche se non sono molte le persone che stimo nel mondo della tv o dello spettacolo. I pochi amici, quelli che lavorano con me».
Non sei più quel nichilista fracassone...
«Ora cerco di costruire, cosa che prima non facevo. Cerco di gestire il mio carattere e gran parte delle tentazioni. Oggi me lo posso permettere».
Lezioni che vengono dal carcere?
fabrizio corona una pioggia di punturine
«Non solo. Carcere e tempo che passa. Ho 42 anni di vita molto vissuta. Invecchio, è normale diventare saggi. A 50 lo sarò molto di più. Ho bruciato tanto se guardo indietro, sofferenza, amore, dolore, gioia, adrenalina. Oggi vedo il mondo con occhi diversi».
C’è tutta una letteratura sul carcere. Le donne che s’innamorano dei galeotti.
«Ho ricevuto migliaia di lettere. Una certa Chiara mi ha scritto per tre anni di fila, ma non le ho mai risposto».
Ti è mancato il sesso?
«Moltissimo. In un modo indicibile».
Ti masturbavi?
«All’inizio no, poi ho preso a farlo. Non pensavo a nessuna in particolare. Lo facevo solo per svuotarmi».
E quando sei uscito?
«Ho fatto una marea di sesso. Con più donne diverse».
Che mondo hai trovato?
«Bruttissimo. Peggiorato in tutto. Pieno di problemi, gente che per fare soldi è disposta a qualsiasi cosa. Nessuna novità, piattume assoluto. Guardo la mia città, Milano, la più bella del mondo, e la trovo inutile e vuota».
Si parla di rinascimento a Milano.
«Non mi sembra proprio. Ho vissuto la Milano degli anni Novanta. Non sarà mai più quella».
Torniamo al mondo peggiore secondo Corona.
«L’Italia è priva di talenti. Vedo pochissima cattiveria e voglia di fare. Uno dei simboli italiani oggi è Antonio Conte. Uno che, con scarsi mezzi tecnici, ma tanta voglia a tanto carattere, parte da Lecce e arriva al Chelsea, dove guadagna cifre esorbitanti, passando per la Juve e la Nazionale».
fabrizio corona vogliamo ricordarlo cosi
Fabrizio Corona come Conte? Continui ad essere, sulle tracce del mitico padre, il mito di te stesso.
«Credere in se stessi. Da dentro il carcere, il mio punto zero, ho costruito il mio marchio, “Si Puede”, il mio mondo parallelo. Diciotto licenze, una catena di negozi, adesso una discoteca. Se vuoi, tutto puoi. Avevo davanti 12 anni di galera e sono uscito dopo due anni e mezzo durante i quali non c’è stato giorno in cui non mi sia rotto il culo per capire come uscire. Uno normale si sarebbe fatto almeno 10 anni».
Fabrizio Corona alla Capannina a Cremona
Ce l’hai con quelli disposti a tutto per il denaro. Tu non eri e forse non sei da meno. Eri e forse sei una macchina per trasformare qualunque cosa in denaro. Anche la galera.
«Vero, ho fatto un business anche della galera. Ma c’è una differenza. La prima volta era troppo commerciale e volgare. Lì c’era il marchio Corona, l’idolo dei ragazzini, che mandava a fanculo i magistrati e si trombava le più belle fiche…».
In questo caso?
Fabrizio Corona alla Capannina a Cremona
«Sono passati quasi dieci anni. Non c’è più quel Corona. C’è un’altra filosofia. C’è uno che si è rimboccato le mani per uscire vincente, più forte di prima. Uno che non insulta, ma racconta».
Racconta cosa?
«È cambiato l’uomo, è cambiato il personaggio, sono cambiati gli obiettivi. Oggi sono migliore. Pur mantenendo la mia immagine di bello e dannato».
Il senso della vita per Corona era diventare un uomo da copertina, guidare Bentley, fare sesso a rotta di collo.
«Ho avuto le donne più belle del mondo».
Oggi, il senso della vita?
«La voglia di lasciare il segno».
La galera non ti ha distrutto.
Fabrizio Corona alla Capannina a Cremona
«Al contrario. Mi ha dato quella credibilità che non avrei mai avuto se non l’avessi fatta. Oggi sono considerato anche da un mondo che prima mi odiava. Esco fuori dopo quasi tre anni e, anziché essere un coglione sconfitto, sono più forte di prima, più potente di prima e guadagno più di prima. Questo, lavorando 20 ore al giorno».
Il sentimento che definisce più gli uomini è il disgusto.
«Mi disgustano i politici che vanno in televisione o in parlamento a raccontare belle cose e poi scopri che hanno vite scellerate e pensano solo ad arricchire».
Cosa vedi in Renzi?
«Uno che era partito bene ma poi, per vanità e voglia di apparire, ha perso completamente la strada».
Beppe Grillo.
«Lo stimo molto. Mi ha aiutato molto quando ero in carcere. Mi è stato vicino. I Cinquestelle sono l’unica, vera novità del palinsesto politico».
Ti definivi in una nostra vecchia intervista un «fuori di testa».
«Lo sono sempre. Più che mai. Sono in grande forma fisica, gli affari vanno bene, sono un uomo libero, eppure non riesco a essere felice».
Come te lo spieghi?
«Sono un infelice di professione. L’infelicità stessa che, poi, mi fa produrre cose geniali».
Ti vedi invecchiare fino alla decadenza?
«Non mi ci vedo. Morirò giovane, intorno ai cinquanta».
Capitolo donne. Scrivi che hai sempre distinto sesso e amore.
«Ho amato due o tre volte nella mia vita. Non di più».
A Nina Moric dedichi le pagine più affettuose.
«Nina l’ho amata follemente. Anche Belen l’ho amata follemente. Due amori diversi».
fabrizio corona belen rodriguez maldive
A differenza della Moric, Belen quasi non la nomini nel libro. Una stoccata però gliela molli, quando magnifichi la bellezza della Moric e aggiungi tra parentesi «altro che Belen».
«Lei l’ha sempre sofferta questa cosa qui. Quando le dicevo che Nina era la più bella donna del mondo, impazziva di gelosia».
Un match titanico.
«Non scherziamo! Belen non nasce bella, lo diventa. Nina a vent’anni era già bellissima. Belen è altro, energia, sensualità, una che si mangiava il mondo. Molte volte è meglio essere così che come Nina».
Il tuo rapporto oggi con la Moric?
«Inesistente. Non ci parliamo. Se mi chiama non le rispondo».
Motivo?
«Abbiamo avuto problemi seri per via di Carlos quando stavo in galera».
Carlos Maria, vostro figlio.
«Un’intelligenza sovrannaturale, valori incredibili. Non per merito nostro, lo hanno cresciuto le due nonne. Oggi, a quattordici anni, è lui che mi consiglia. Parliamo moltissimo. Ha preso la grande testa del nonno».
foto corona e una ragazza bruna
Il tuo rapporto con Lele Mora?
«Inesistente. Non lo cerco, non lo seguo, non m’interessa quello che fa. L’ultima volta l’ho incontrato tre mesi fa. L’ho abbracciato, gli voglio un gran bene, ma non fa più parte della mia vita. Con quel mondo lì ho chiuso».
Cosa ti ha dato e cosa ti ha tolto?
«Mi ha dato le chiavi per entrare in un certo mondo. Non mi ha tolto nulla. Ho voluto io entrare e farmi contaminare da quel mondo».
Come va con la pena da scontare?
«Mi mancano quattro anni e mezzo per arrivare a fine pena. Sono in affidamento ai servizi sociali. Vado due volte la settimana al “Sert” a fare le urine, faccio colloqui con gli assistenti sociali».
Scrivi molto di tuo padre, meno di tua madre.
«Mia madre è molto importante. Sta seguendo Carlos e lo sta crescendo nei modi giusti».
Ti sei mai detto «Questa volta non ce la posso fare»?
«Mai».
Dici così perché è la verità o perché non ti consenti di dirlo?
«Perché non mi consento di dirlo».
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