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Estratto da “Storia confidenziale dell’editoria italiana”, di Gian Arturo Ferrari, ed. Marsilio
I profitti maggiori degli hardcover Mondadori (la bizzarra " divisione Ame", di cui sono a capo) vengono da due linee editoriali, la Narrativa straniera e la Varia. Quest'ultima, nella programmatica indefinitezza della sua denominazione, si occupa in realtà di libri leggeri, in prevalenza saggistici. La sua fortuna dipende dall'aver saputo cogliere un mutamento profondo nei gusti del pubblico, che si è stufato di predicozzi e meditazioni e vuole onestamente divertirsi.
gian arturo Ferrari Storia confidenziale dell’editoria italiana (Marsilio)
A guidarla è Paolo Caruso che di meditazioni si è nutrito, specialmente sulla fenomenologia, essendo stato allievo di Enzo Paci. Il passaggio alla leggerezza lo ha effettuato per gradi, traversando prima il marchese de Sade (ne ha curato il "Meridiano") poi Georges Bataille, per approdare infine a nomi meno illustri ma più potabili.
Ha ripreso le forme dell'editoria di una volta, manuali pratici e vademecum, ma interpretate con gusto e ironia. Nella sua collana "Comefare", con il Bon Ton di Lina Sotis ha offerto agli italiani una via di fuga dalle rozzezze e volgarità degli ultimi due decenni. La sua maggiore impresa editoriale è stata la fondazione della "Bum", "Biblioteca
umoristica Mondadori", ironica fin dalla sigla e baciata da grande successo.
LUCIANO DE CRESCENZO E ISABELLA ROSSELLINI
Ha occhio per gli autori, soprattutto quelli che escono dagli schemi e non portano i colletti inamidati che le altre linee editoriali esigono. Scova così tra i rifiuti della Narrativa italiana di Alcide Paolini un ingegnere dell'Ibm, napoletano di origine e milanese di adozione, Luciano De Crescenzo. È un uomo molto bello (idolo delle segretarie che si incollano il ritratto sulla scrivania) ed estremamente spiritoso.
Una volta si sente dire dalla sua fidanzata Isabella Rossellini (ventiquattro anni meno di lui): «Tu sei la persona più vecchia con cui io sia mai stata», e le risponde subito: «Anche tu per me.» Gioco, partita, incontro. Quel che più conta, De Crescenzo l'umorismo lo sa scrivere, come si vede da Così parlò Bellavista, suo memorabile esordio.
DAGO LUCIANO DE CRESCENZO BY MARCELLINO RADOGNA
Il titolo paranicciano non è casuale, il talento di De Crescenzo è congiungere la filosofia, in particolare quella antica, a un modo di affrontarla sorridente e all'apparenza facile. Questo fa sì che uno dei più raffinati editori di lingua tedesca, Daniel Keel della Diogenes Verlag di Zurigo, ne faccia uno dei suoi autori di punta e di più larga diffusione. Sicché il De Crescenzo trattato dall'intellighenzia italiana con fastidio e sufficienza diventa in Germania
- dove di filosofia se ne intendono - un classico del come si può fare buona ed efficace divulgazione.
La fortuna italiana del Bellavista dipende anche in larga misura da Maurizio Costanzo, importatore in Italia con Bontà loro del talk show. Ospite di una delle prime puntate, De Crescenzo, bello e spiritoso, spopola. Come nel caso di Kundera la televisione si sta rivelando, non solo per i detersivi ma anche per i libri, il più potente veicolo promozionale.
isabella rossellini roberto d'agostino renzo arbore
Una volta chiarito però che in televisione non basta andarci, bisogna anche saperci stare.
Tuttavia persino i ridenti cieli della Varia non sono esenti da nubi e potenziali temporali. Mi telefona Roberto D'Agostino, il promotore di Kundera, tutto allarmato e serio.
(Quelli che sanno far ridere sono spesso persone molto serie, a volte cupe.)
Il fatto è che Caruso gli ha commissionato un libro, lui gliel'ha scritto e adesso, alla vigilia della pubblicazione, lo stesso Caruso vorrebbe cambiargli il titolo. Anche qui, come sempre, risentimenti e minacce di portare il libro a un altro editore. Il titolo in questione è Come vivere – e bene – senza i comunisti.
ROBERTO D'AGOSTINO - COME VIVERE, E BENE, SENZA I COMUNISTI
Il toro preso per le corna, come si usa dire. Caruso si agita sulla sedia, sorride di sbieco, imbarazzato e allusivo. Insomma.. un grande partito... un così gran peso... soprattutto nelle nostre cose... nella cultura... e poi quell'inciso " - e bene - ...offensivo... come si fa?
Gli dico di non preoccuparsi troppo. Questi sono fatti dell'autore, il punto è che noi vorremmo cambiare il titolo, in sé un bellissimo titolo, molto efficace, non per ragioni editoriali ma per ragioni in senso lato politiche. E questo non va bene. Caruso non demorde, spara anzi con i suoi più grossi calibri. E i sindacati? I sindacati interni? Come reagiranno?
C'è il concreto rischio di agitazioni, di scioperi. Per ultimo cala l'asso. Il presidente, cioè. Mario Formenton, è contrario, non ne vuole sapere. A me del significato politico interessa poco. Penso che il Partito comunista sia più intelligente e accorto di quel che crede Caruso e penso anche che l'editore debba sempre stare accanto all'autore, dalla sua parte. Soprattutto a me il titolo piace, si fa vedere, spicca, può riscattare un libro un po' sminuzzato, non un granché.
L'asserita opposizione del presidente è un altro paio di maniche, rischia di trasformare la faccenda nell'ennesimo scontro tra una Mondadori anticomunista e una Mondadori filocomunista. Lo chiamo subito, appena uscito Caruso.
Formenton è un uomo cordiale, sintetico, per nulla complimentoso. Quando mi aveva ricevuto dopo la mia nomina a direttore dell'hardcover si era limitato a dire: «Lei si renderà conto che adesso è responsabile di un centro di profitto.» Punto. Del titolo non ha mai sentito parlare, «Ah però... non male» dice, a malapena sa chi sia D'Agostino. «Fate voi, fate voi» aggiunge, «ma le pare che io voglia intromettermi sui titoli dei libri? Va benissimo così.»
Dago ph Porcarelli EUGENIO SCALFARI - CARLO CARACCIOLO - MARIO FORMENTONDago by Gastel
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