DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA…
Estratto dell'articolo di Arianna Finos per “la Repubblica”
«Era ora o mai più» dice Joan Baez, che incontriamo in un salottino del Berlinale Palast. L’icona folk parla del documentario che ne ripercorre sessant’anni di gloriosa carriera e che, a sorpresa, si addentra in segreti e drammi familiari — le molestie del padre, la gelosia della sorella, i suoi attacchi di ansia e l’instabilità mentale — che restituiscono un’immagine lontana dalla “santa” pacifista amata dalle folle. A 82 anni, capelli argento e figura snella, è in grande forma: come l’ Ennio di Tornatore, I am a noise (di Miri Navasky, Jaren O’Connor e Maeve O’ Boyle) si apre sui suoi tenaci esercizi quotidiani di ginnastica per il corpo e la voce.
Perché questo film adesso?
«È il mio terzo libro di memorie. Uno l’ho fatto a vent’anni, uno a quaranta e da allora sono successe molte cose. Non ho mai raccontato prima quello che c’è in questo film, mai. Ho dovuto aspettare che i miei genitori, tutta la mia famiglia, non ci fossero più».
Sono ricordi dolorosi, gli attacchi di panico, i problemi mentali...
«Molto. A volte rivedere questo film mi travolge, altre penso che sia bello e sono felice di averlo portato a Berlino, dal pubblico. Sotto il mio sorriso tranquillo — sono cresciuta sotto i riflettori — ho nascosto tanta sofferenza, a quindici anni: i dottori pensavano al ricovero peri problemi mentali, io depressa e sofferente e ansiosa. Le reazioni qui sono state buone. In tanti hanno problemi di ansia, difficoltà per la maternità, problemi sentimentali. Che ne parli qualcuno di famoso è liberatorio, ti fa pensare che possa farlo anche tu. Voglio raccontare sinceramente chi sono stata. Posso farlo, non ho niente da perdere».
Lei è nata in una famiglia brillante. Suo padre, fisico pacifista, rifiutò il progetto Manhattan. Ma ha molestato lei e sua sorella. Com’è stato mantenere il segreto e ora cosa prova per suo padre?
«Ho lavorato tanto su me stessa, oggi non ho più risentimento. So che mio padre ha vissuto qualcosa di simile, che si è tramandato in famiglia e che ne ha sofferto anche lui. Forse anche i miei nonni, ma non ho comprensione per loro. Mio padre era un brav’uomo, ma io e mia sorella ci siamo confrontate, non abbiamo frainteso o confuso. Ho aspettato che lui non ci fosse più per affrontare la cosa e condividerla».
(...)
Il film è prodotto da Patti Smith.
«Ha voluto sostenermi, siamo amiche da anni, le ho anche fatto un bel ritratto. È una creatrice di guai… è brava, buona, talentuosa».
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L’artista con cui ha più amato condividere il palco?
Joan Baez e Martin Luther King
«Nulla è paragonabile a stare sul palco con Bob Dylan, all’energia di quell’epoca. Dylan mi ha cambiato, lui e la sua musica, gliel’ho scritto. Anche se non ci dovessimo vedere più, va già bene così».
Il momento sul palco più esaltante?
«Il concerto in Italia, con il vostro pubblico c’è stato un rapporto incredibile. Mi piaceva cantare C’era un ragazzo che come me ... Un momento perfetto».
JOAN BAEZ E BOB DYLAN A NEWPORT NEL 1964martin luther king joan baezJoan Baez Bob DylanJOAN BAEZJOAN BAEZ BOB DYLANJOAN BAEZ BOB DYLAN joan baezjoan baez a trafalgar squareJOE ALPER Bob Dylan Joan Baez JA x Joan Baez e Rudolf joan baez
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