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“DAGO IN THE SKY” – STASERA SU SKY ARTE VA IN ONDA LA DECIMA E ULTIMA PUNTATA DELLA TERZA STAGIONE: ‘’IMPARA L’ARTE E METTILA NEI PARTY’ - ALDO GRASSO: “È UNO DEI POCHI PROGRAMMI AD AVER CAPITO CHE LA TV SI STA PIANO PIANO ‘SMATERIALIZZANDO’ E IBRIDANDO INTERNET E I NUOVI MEDIA“ – ''SE LA PAROLA RASSICURA, L'IMMAGINE RIMANDA ALLA COMPLESSITÀ E AL DISORDINE DEI TEMPI'' - VIDEO

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DAGO in the Sky: da martedi 7 novembre su Sky Arte HD (21:15)

 

1. IMPARA L’ARTE E METTILA NEI PARTY

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Un mare di soldi, una spiaggia di botox, una piscina di coca: benvenuti a Miami Art Basel. Il mondo dell’arte contemporanea ha scoperto da qualche anno che la mondanità nuova e sfacciata si nascondo dietro la facciata seria dell’arte, tra un quadro di Picasso e una scultura di Jeff Koons. E invece di congelarsi a Basilea, meglio atterrare sulle spiagge della Florida. Tra la festa “Vanity Fair”, la serata della banca UBS solo per billionaire (per avere l’invito almeno un milione di dollari sul conto), la fiera dell’arte si trasforma in un party di lunga durata inzeppato di star, da Pamela Anderson a Lady Gaga, da Lapo Elkann a Puf Daddy. Ospiti: l’artista Francesco Vezzoli, il critico Luca Beatrice, la curatrice Sarah Cosulich

ALDO GRASSO

 

GRASSO IN LODE DI “DAGO IN THE SKY”

Aldo Grasso per il “Corriere della Sera” – articolo del 23 novembre 2017

 

«Dago in the Sky», giunto intanto alla terza stagione, è uno dei pochi programmi ad aver capito che il totem che per molti anni ha rappresentato il punto focale delle nostre case si sta piano piano «smaterializzando» e ibridando con nuovi mezzi di comunicazione, con internet e i nuovi media (Sky Arte, martedì, ore 21.30).

 

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La condizione post-televisiva (il passaggio dall' analogico al digitale, dal mondo come rappresentazione alla rappresentazione come mondo) è incertezza, disincanto, mescolanza e tramonto delle gerarchie, e non prevede più fondamenti solidi in nessun ambito dell' esistenza, dalla sfera pubblica a quella privata e affettiva. Per affrontare un simile rivolgimento, Roberto D'Agostino e Anna Cerafolini hanno compiuto tre passi fondamentali.

 

VEZZOLI

Del buon uso degli ospiti. Al di là delle sintonie personali, gli esperti intervistati hanno qualcosa da dire. Per esempio, nell' ultima puntata dedicata all' opera lirica (il melodramma è ancora una componente fondamentale della cultura contemporanea?) sono stati interpellati Alberto Mattioli, Damiano Michieletto, il più importante regista lirico italiano, già ospite di Mika, e Carlo Fuortes. Del buon uso dei temi. Gli argomenti affrontati, specie quelli della terza stagione, sono la somma del non detto dei talk, sono quello che poteva essere Rai5, sono cultura pop.

pugliese, rho e cerofolini

 

LUCA BEATRICE

Del buon uso del linguaggio. L' aspetto più curioso della trasmissione è il tentativo linguistico di tendere al limite e provare l'eccesso registico. Un neobarocco televisivo che mostra un andamento doppio. Lavora sugli effetti digitali ma si configura in perenne sospensione, non tende a produrre ribaltamenti. È «uno sparpagliare che elude il centro del discorso», secondo l' aurea definizione di Barthes. Se la parola rassicura, l' immagine rimanda alla complessità e al disordine dei tempi.

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