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MARCO GIUSTI PER DAGOSPIA DEL 22 NOVEMBRE 2017: ''GUADAGNINO LANCIATISSIMO PER LA STAGIONE DEI PREMI''
Cristiano Sanna per http://spettacoli.tiscali.it
Ancora fino a qualche giorno fa Luca Guadagnino era il grande signor chi? del cinema italiano. Un ambiente lesto a dividersi sul debutto al cinema di Rovazzi e altrettanto lesto a dimenticarsi chi da qualche anno si afferma tra i nostri nomi più rispettati all'estero, se si parla di arte e di film. Tra i pochissimi ad occuparsene con attenzione e lungimiranza, Marco Giusti, inventore di Blob e critico di cinema su Dagospia. Gli altri? Boh. Guadagnino chi? Sorrentino, vorrai dire.
Qualcuno ne scribacchiava ogni tanto, ricordandolo in maniera velenosa per la regia della trasposizione cinematografica di Cento colpi di spazzola, dal romanzo bestseller di Melissa P. E trattando quel film come successo per ragazzini in vena di zozzerie.
Poi arriva la notizia: dall'estero, dove Chiamami col tuo nome cresce settimana dopo settimana (premi e incassi) ci fanno sapere la bazzecola che Luca Guadagnino corre agli Oscar del 4 marzo in ben quattro categorie: miglior film, attore protagonista, sceneggiatura non originale, canzone originale. E tutti ne diventano improvvisamente esperti e grandi estimatori, ma solo dopo aver guardato sul dizionario Davinotti chi è 'sto Guadagnino. Sul quale Asia Argento ha da sempre idee chiare. E feroci.
TILDA SWINTON E LUCA GUADAGNINO
COME HAI OSATO SFREGIARE MIO PADRE?
Risalgono a quasi due anni fa i tweet al vetriolo della Argento contro Luca Guadagnino. Che in bello stile e con notorio aplomb scriveva: (Guadagnino) is an up to no-good cunt who will burn in hell (traduzione più o meno alleggerita: Guadagnino, è una tr...ia buona a nulla che brucerà all'inferno) e ancora Guadagnino is a sneaky son of a bitch who licks asses left and right so he can fuck them better (cioè: Guadagnino è un subdolo figlio di p...che lecca c....a destra a sinistra così può fott...li meglio).
Che accadeva a far imbestialire Asia proprio mentre il film Chiamami col tuo nome di Guadagnino cominciava il suo percorso fino a diventare uno dei film dell'anno? Succedeva che il regista siciliano otteneva diritti e finanziamenti per realizzare il suo remake (ormai pronto per l'uscita) di Suspiria, uno dei capolavori di Dario Argento.
A dire il vero lo stesso Dario non aveva avuto parole di stima per questo revival: "Un remake è una cosa di cui non vale nemmeno la pena di parlare. Spero che non faccia un massacro del suo film". Ma aveva poi aggiunto, con tutt'altro garbo: "Luca è una persona intelligente, mi ha telefonato per dirmelo". A ciascuno la sua classe, ma torniamo al grande dilemma: chi è 'sto Guadagnino?
LUCA GUADAGNINO E DAKOTA JOHNSON
PIACE AL MONDO, NON ALL'ITALIA
Di grande sapienza visiva, pieno di ricercatezze e di cambi di ritmo e registro, il cinema di Luca Guadagnino insospettisce gran parte dei critici italiani e sfida gli spettatori. Accadde al suo A Bigger Splash, presentato tre anni fa a Venezia. Storia di vite incrociate attorno a una piscina e in una serie di location mozzafiato del Sud Italia.
Altro remake (da La piscina, di Jacques Deray) che iniziava come tragicommedia esistenziale e finiva come una specie di thriller, sconcertando pubblico e critica. Prima c'era stato Io sono l'amore, altra pellicola mai amata del tutto, ma che non passava inosservata. Storia di amori, delusioni, passioni e rivalse attorno al cibo e alla cucina, con un cuoco a portare scompiglio. Ed ecco arrivare le candidature a Golden Globe, Bafta, la nomination agli Oscar per i migliori costumi.
Prima ancora e nel mezzo, documentari (uno molto bello su Bertolucci, che non a caso ora molti citano ritrovandolo nello stile di Chiamami col tuo nome), regie operistiche (Falstaff), debutto in giuria a Venezia a fianco a Tarantino. Ed eccoci a Chiamami col tuo nome, che da mesi gira per schermi e festival collezionando applausi, critiche entusiastiche, nuove nomination a Bafta e Golden Globe per poi gettarsi nella mischia delle candidature più importanti agli Oscar.
LUCA GUADAGNINO E GIORGIO ARMANI
Storia di un amore omosessuale tra due ragazzi nell'Italia degli anni Ottanta. Quella della mafia rampante di Riina, della presa del potere socialista, dei Duran Duran e del classismo nascosto dietro la sbronza di una vita tutta improntata su ciò che è superfluo (e che ci ha presentato il conto vent'anni dopo). Ci sono anche le donne, in questa storia di educazione sessuale e sentimentale.
Un discorso sulla giovinezza, sull'identità e il suo divenire. Un'Italia raccontata in modo insolito. Il mondo lo ha amato, da queste parti si è fatto di tutto per ignorarlo. Con lo stesso fastidio rancoroso con cui sono stati accolti l'Oscar a Sorrentino, le fortune americane del Gomorra di Garrone e quelle di Muccino.
O ancora, l'ultimo film internazionale di Virzì. Con grandi attori, come quelli che ama coinvolgere nei suoi film Luca Guadagnino (Tilda Swinton, Ralph Fiennes, Matthias Schoenaerts, Chloe Moretz, Dakota Johnson). Che rottura questi italiani di successo. Già. Ne ripareremo il 4 marzo, alla notte degli Oscar.
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