
DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI…
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Ancora una volta sulla pelle del “Corriere della Sera” e dei suoi lavoratori si sta giocando una sordida partita tra i Poteri marci (e marciti) che fino a poco fa sedevano in quello che i media chiamavano, bontà loro, il “salotto buono” della finanza.
Una partita che, ancora una volta, si combatte fuori dalle mura di via Solferino e non nell’interesse del gruppo editoriale. Il che sta provocando una lunga (e pericolosa) situazione di stallo figlia non soltanto delle liti cruente tra alcuni ex pattisti Rcs (Bazoli&Della Valle), ma di un consiglio d’amministrazione, presieduto dal bocconiano Angelo Provasoli, che alla faccia della sua ostentata “indipendenza” sembra assistere impotente al degrado di un gruppo - seduto su una montagna di debiti -, che è pur sempre quotato in Borsa è dovrebbe garantire i soldi dei suoi azionisti.
Invece gli investitori apprendono dalla stampa che il nume tutelare e socio forte del Corrierone, Abramo Bazoli, trascinerà in tribunale il “comproprietario” Dieguito Della Valle per alcune sue affermazioni offensive riguardo alla sua specchiata carriera di banchiere.
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Allora resta quasi impossibile capire cosa accadrà nelle prossime settimane in via Solferino (e dintorni) dove continua la “resistenza” di Flebuccio de Bortoli nei confronti del primo azionista di Rcs, la Fiat degli eredi Agnelli, che vorrebbe sostituirlo con un direttore di sua fiducia. Ma chi? A saperlo….
Un’operazione fin qui bloccata, ruvidamente, dallo “scarparo” marchigiano e dalla Mediobanca di Nagel&Pagliaro, che non vede l’ora di uscire dall’Rcs di cui è secondo azionista.
E anche l’ultima sortita pubblica di Della Valle (Bazoli faccia per dignità e anzianità un passo indietro) vanno lette proprio alla luce delle ultime mosse del presidente di sorveglianza di Banca Intesa nel tentativo di rimanere il timoniere in prima dell’Rcs grazie alla sua anzianità di servizio.
GIAN MARIA GROSS PIETRO - copyright pizzi
A quanto risulta a Dagospia, nei giorni scorsi Bazoli avrebbe incontrato, riservatamente, in via Nazionale il governatore Ignazio Visco, che da tempo sollecita la fine della governance duale nell’istituto torinese. E tra il numero uno di Bankitalia e il pio banchiere bresciano sarebbe stato trovato un’entente cordiale che consentirebbe a Giovanni Bazoli di rimanere alla guida di Banca Intesa fino alla primavera del 2015.
Così da conservare, anche attraverso la “sua” finanziaria Mittel, un ruolo preminente in Rcs Media group.
Ed è proprio al carro bazoliano che si è aggrappato come un naufrago anche il Flebuccio de Bortoli, che attraverso i suoi legali avrebbe fatto sapere agli amministratori del Corrierone che se a fine luglio non gli viene rinnovato per un anno il suo contratto lui toglierà il disturbo.
GIOVANNI BAZOLI E GIUSEPPE GUZZETTI
piero fassino
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