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DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Dagoreport
1. S'È (QUASI) SCASSATO GIGGINO
Allarme rosso per Giggino de Magistris: la deadline in Consiglio comunale è pericolosamente vicina. La maggioranza è scesa a quota 23 consiglieri su 49 (a cui aggiungere il voto del presidente dell'Assise, Raimondo Pasquino) e tra una settimana bisogna approvare il bilancio. Basterà che un paio di arancioni manchino all'appello (febbre? Vacanze? Benzina finita?) e l'ex pm si troverà sotto in Aula. Ma nel centrodestra romano ci vanno coi piedi di piombo: nonostante il buon lavoro di Gianni Lettieri all'opposizione, ancora non si sa chi sarà il candidato ufficiale per Palazzo San Giacomo e, per ora, è meglio che Giggino sopravviva un altro po'. Lo stress di una tornata elettorale regionali-comunali rischierebbe di mandare in tilt Forza Italia e Pd.
2. PANCHINA SANTA
“Il Signore è il dodicesimo uomo in campo, non si vede, non si tocca, non costa nulla, però fa segnare”. Chi lo ha detto: un tifoso all'ultimo “stadio”, un telecronista impazzito, un mago del marketing calcistico? Macché: sono le parole del Cardinale Crescenzio Sepe nel ritiro del Napoli a Dimaro, in Trentino. Il presule ha celebrato la messa per i giocatori e parlato a lungo col patron De Laurentiis al quale avrà sicuramente fatto piacere la notizia dell'ingaggio a costo zero del Nazareno, visto il braccino corto del produttore. A fine giornata, Sepe si è pure fatto immortalare con la maglia azzurra...
2. I PERITI DEL PM: IL CROLLO ALLA RIVIERA PROVOCATO DAI CANTIERI DEL METRÒ
Leandro Del Gaudio per “Il Mattino”
Non hanno dubbi, i due consulenti della Procura: il crollo di Palazzo Guevara di Bovino è dipeso dai lavori della Metro, dalla conduzione delle attività del cantiere sotterraneo nei pressi della stazione di Mergellina. In 232 pagine, Nicola Augenti e Paolo Grazioso rispondono ai quesiti della Procura di Napoli, ricostruendo le possibili cause e le presunte responsabilità della voragine all'altezza del civico 72 della Riviera di Chiaia, del crollo di un edificio monumento dell'Ottocento napoletano, ma anche dell'isolamento di una parte di città, con inevitabili ripercussioni su commercio e turismo locali.
Conclusioni affidate ai pm Giovanni Corona e Fabrizia Pavani (coordinati dagli aggiunti Nunzio Fragliasso e Luigi Frunzio), consulenti a senso unico: «II crollo è da attribuire alla cattiva esecuzione del giunto compreso tra i diaframmi numero 126 e numero 140 del Pozzo di Stazione».
Tecnicismi a parte, il ragionamento è più complesso: nel loro lavoro, c'è la storia di un crollo annunciato, viste le segnalazioni e le criticità segnalate nel corso degli anni. È il quattro marzo del 2013, intorno alle 10 del mattino, quando avviene l'irreparabile. Un crollo ripercorso a partire dalle due ore precedenti: «Sono le otto del mattino, quando l'escavatore ha rimosso la zolla di terreno adiacente i diaframmi 126 e 140, si apre una falla che provoca una copiosa venuta di acqua e di terreno all'intemo della stazione». In superficie, tutto scorre lento, complice una bella mattinata di sole in un lunedì di sapore primaverile.
Via vai di auto e moto all'altezza dell'Arco Mirelli, negozi aperti lungo la circolazione della Riviera di Chiaia. Sotto, invece, per almeno due ore sembra un scena thriller. Un film ad alta tensione. Scrivono i consulenti: «Per arginare tale violento ingresso di fango (il cui volume aumentava con estrema intensità e rapidità), le maestranze impegnate hanno provveduto, prima a tamponare la falla mediante sacchi di iuta riempiti di terreno e poi accumulando materiale arido a ridosso delle paratie».
Uno sforzo eroico, decisivo a sgomberare quel Palazzo che intomo alle dieci si sarebbe sbriciolato senza rimedio. È così che la «fuoriuscita improvvisa dell'acqua di falla e l'imponente trasporto di terreno» hanno fatto il resto. Non c'entrano le condizioni delle fogne, né lo stato dei luoghi del Palazzo - chiariscono i consulenti - l'errore sta nella gestione dei cantieri.
Difesi dal penalista napoletano Giuseppe Fusco, quelli della Ansaldo sono pronti a replicare, dopo aver letto il lavoro dei due consulenti: si dicono pronti a sostenere le proprie ragioni nel corso di un possibile processo, in quello che si presenta come una battaglia a colpi di perizie. Ma i due periti vanno a fondo. E chiosano: «È possibile affermare che le opere eseguite per la realizzazione della stazione Arco Mirelli hanno compromesso la statica dell'immobile parzialmente crollato, in quanto sussiste un nesso causale tra i lavori effettuati e il collasso dell'edificio alla via Riviera di Ghiaia 72».
Più nel dettaglio, «un difetto di costruzione» in quella sorta di «scatola sotterranea» che serviva a ottenere il volume della stazione interrata. Ma sono ancora i due consulenti a richiamare l'attenzione su una serie di eventi risalenti nel tempo, addirittura riconducibili alla fase iniziale delle attività di cantiere.
Qualche esempio, ragionando a ritroso, che spinge a pensare - sempre in un'ottica accusatoria - l'ipotesi di un allarme annunciato: «Le macroscopiche imperfezioni nella realizzazione dei diaframmi dovevano essere necessariamente note a tutti i soggetti intervenuti nella costruzione del pozzo di Stazione, già dalla fase di scavo, allorché vennero messi a nudo i paramenti interni della paratia. Tali imperfezioni non solo erano percettibili ad occhio nudo, ma se fosse stato disposto un rilievo laser-scanner sarebbe stato possibile rilevare, per tempo, i rischi ai quali si andava incontro».
IL CARDINALE SEPE CON LA MAGLIETTA DEL NAPOLI
Ed è questo il punto della consulenza tecnica in cui vengono ripercorsi segnali e possibili omissioni nel corso degli anni precedenti. Vicenda complessa, ventotto gli indagati, tra soggetti pubblici e privati. Sotto inchiesta - tra gli altri - il responsabile sicurezza del cantiere, collaudatori, direttori tecnici e responsabili scientifici, ma anche il dirigente comunale responsabile del procedimento, il responsabile del servizio difesa del Comune, il direttore centrale della Tutela del Territorio del Comune, la responsabile dell'Ufficio integrato delle acque del Comune; i responsabili del gruppo Ansaldo e delle altre ditte impegnate nei lavori.
Agli atti del processo anche altri episodi avvenuti nei mesi e negli anni precedenti il crollo: come la «venuta» di acqua del 23 gennaio 2013, cui faceva seguito una lettera del direttore dei lavori con una segnalazione a senso unico: «È necessario che i progettisti indichino soluzioni atte a contenere il fenomeno in atto prima che si verifichino incidenti del genere già vissuto il 23 gennaio, con le conseguenze che questi potrebbero avere sull'edificato circostante, quest'ultimo già concretarne interessato».
vesuviosegreto@gmail.com
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