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Raffaella De Santis per “la Repubblica”
Immancabile come una maledizione stagionale anche quest’anno è arrivata la polemica sullo Strega. Ieri Antonio Moresco, autore del libro L’addio, escluso dalla finale, ha lanciato su Repubblica accuse pesanti. Ha parlato di un gioco truccato, ha criticato la “società della cosmesi culturale” che non l’ha ritenuto degno di rientrare nella cinquina dei finalisti, ha detto che è un premio che favorisce i romani. E ha scritto: «Tutti sanno e tutti fanno finta di niente, come se fosse naturale un simile orrore».
Inevitabili le reazioni. La mossa di Moresco non è piaciuta a Tullio De Mauro, presidente della Fondazione Bellonci: «Per chi non vuole essere escluso la cosa migliore è non partecipare. Quella di Moresco è una reazione umana, ma l’intelligenza avrebbe dovuta sconsigliarla». E sull’accusa più pesante, che si tratti di un “gioco chiuso tra editoria, accademia e media”, De Mauro chiede meno genericità: «Se c’è uno che trucca il gioco lo dica, lui evidentemente sa chi è».
Stessa posizione da parte di Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione, che risponde rimarcando la qualità dei libri in gara: «Letterariamente si tratta di romanzi di impronta saggistica, con una lingua sostenuta, molto alta ». Dunque è tutto rispedito al mittente. Compreso il rimprovero sulla presunta “romanità” della competizione, che privilegerebbe gli scrittori romani: «Non è così. Si guardi all’elenco dei concorrenti e dei vincitori passati», dice Petrocchi.
Ora però si vanno creando fronti, schieramenti. Per Paolo Repetti (Einaudi Stile Libero) la mossa di Moresco è un boomerang. «C’è un limite a tutto. Ha partecipato con un grande gruppo editoriale come Giunti, e con un editor d’esperienza e smaliziato come Antonio Franchini, non può accorgersi che le cose non vanno il giorno dopo…». Chi conosce bene Moresco difende invece quest’ultima escandescenza, che più che una polemica è un modo ulteriore di far letteratura, visto che lo scrittore ha fatto dei rifiuti un genere narrativo.
Antonio Riccardi, ex direttore letterario della Mondadori, la casa editrice con cui Moresco ha pubblicato prima di approdare in Giunti, ne è certo: «Questo articolo è una costola della sua attività letteraria, non una semplice polemica. Moresco vive in modo cocente la sua attività di scrittore, è comprensibile che reagisca in questo modo». Così Renata Colorni, la signora dei Meridiani, molto dispiaciuta per l’esclusione: «È una persona di una purezza assoluta, devoto al lavoro letterario. In cinquina ci sono grandi autori, ma la sua bocciatura è un’offesa».
Minimizza invece Sandro Veronesi, premio Strega nel 2006 con Caos calmo, e ora presentatore con Raffaele La Capria de La scuola cattolica di Edoardo Albinati (Rizzoli): «Non credo che lo Strega sia in mano alle lobby. Da quando è stata introdotta la possibilità per i giurati di esprimere tre preferenze è molto più difficile controllare i voti». Stefano Mauri, alla guida del gruppo Gems, ironizza: «Pensare di cambiare lo Strega è come pretendere che il presepe diventi miss Italia».
Gli altri partecipanti al premio sono lanciati verso la finale e il telefono squilla a vuoto. Più severo Alberto Asor Rosa, anche lui nella giuria degli Amici della Domenica: «Non mi sorprende. Moresco è abituato da tempo a reagire ai silenzi e alle stroncature con un piglio autoelogiativo che non ha grande fondamento ». Che Moresco non si trovasse a suo agio a Casa Bellonci era chiaro. Stava seduto in disparte, con la camicia jeans stirata di fresco e l’aria stordita. Probabilmente stava pensando che non si doveva cacciare in una simile situazione.
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