DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
1. IL "MEIN KAMPF" LIBERO FA LITIGARE LA FRANCIA
Luana De Micco per “il Fatto Quotidiano”
Scrivi Mein Kampf su un motore di ricerca come Google e in pochi clic ti sei scaricato il libro più maledetto della storia. Ma non è il fatto che il saggio in cui Hitler riversò tutto il suo odio per gli ebrei, fino a immaginare la soluzione finale, sia uno dei libri più scaricati sul web a sollevare il dibattito in Francia.
La polemica che sta investendo gli ambienti intellettuali francesi e le pagine culturali dei giornali è piuttosto la decisione di un editore "commerciale" come Fayard, che in catalogo propone diversi libri di storia e scienze umane, di pubblicare il famigerato testo che il primo gennaio 2016 cadrà nel dominio pubblico.
Il delirante manifesto politico di Adolf Hitler, scritto durante la reclusione in una prigione della Baviera quando era ancora solo il capo del Partito nazional socialista NSDAP, fu pubblicato in due tomi tra il 1925 e il 1926. Più di 12 milioni di copie furono stampate durante il III Reich.
Adolf Hitler Mein Kampf a teatro
Ancora per qualche settimana i diritti del libro appartengono dunque allo Stato della Baviera, che li detiene dal 1945 e che dal dopoguerra ne ha proibito la pubblicazione. In Francia, dove è punito fare l' apologia del nazismo, la vendita del MeinKampf non è vietata, ma dal 1979 il testo di 700 pagine deve essere preceduto da un avviso che mette in guardia il lettore sui contenuti.
Alcuni giorni fa dunque l'editore Fayard ha annunciato che sta preparando una nuova edizione commentata, arricchita con testi critici, e che ha fatto fare una nuova traduzione. Tutti i ricavati andranno in beneficenza. La data della pubblicazione non è stata precisata, masi parla del 2018. "Un' operazione editoriale classica, se non fosse che Mein Kampf è una bomba", ha scritto ieri il quotidiano Le Monde.
Ad accendere la miccia non è stato uno storico, ma un politico. Sul suo blog, il leader del Parti de gauche Jean-Luc Mélenchon, si è scagliato contro l' editore: "Pubblicare vuol dire diffondere. La sola evocazione del progetto ha assicurato una pubblicità senza pari a questo libro criminale".
I DUE MEIN KAMPF VENDUTI A LOS ANGELES
Da allora il dibattito è aperto. La storica della Shoah Annette Wieviorka è d' accordo con Mélenchon: la pubblicazione rischia di fare al te sto "una pubblicità inaccettabile". L' idea che il libro possa essere esposto nelle vetrine e negli scaffali delle librerie fra le novità del mese per lei è scandalosa: "Il nazismo vende", ironizza.
Alcuni pensano che solo un editore universitario dovrebbe prendersi il fardello, proprio come ha fatto l' Istituto di storia contemporanea di Berlino che pubblicherà i primi dell' anno una versione critica di 2 mila pagine. Altri ritengono che dovrebbe essere messo in circolazione solo un formato eBook per evitare che il libro diventi una sorta di feticcio da esporre sugli scaffali di casa.
"Questo libro è un'icona. Bisogna smaterializzarlo", hanno scritto storici e ricercatori in una petizione lanciata on line. Molti si preoccupano che rileggere ora il testo di Hitler, per quanto indigesto e scritto male, mentre sull'Europa pesa la minaccia terroristica e cresce l'ultradestra, può solo aiutare gli estremismi.
COPIE AUTOGRAFATE DEL MEIN KAMPF
Ma ci sono anche voci autorevoli che sostengono il contrario. Tra cui quella dello storico del nazismo Christian Ingrao: "Bisogna smettere di respingere Hitler e il Mein Kampf nel patologico e nella demonologia, e iniziare a considerarlo solo in termini storici e politici", ha scrittolo storico in una lettera aperta a Libération. Ecco perché questa pubblicazione per lui invece è "necessaria".
2. È UN LIBRACCIO, ESISTE ANCORA CHI STIMA IL FÜHRER
L’intervista di Andrea Giambartolomei a Angelo Del Boca
È un libraccio". Secondo Angelo Del Boca, 90 anni, partigiano, giornalista e autori di libri di storia sul colonialismo, sulla Libia di Gheddafi e su alcune pagine buie della storia italiana, se il "Mein Kampf" di Adolf Hitler fosse ristampato "molta gente lo comprerebbe", afferma.
In Francia si annuncia una nuova pubblicazione. Sarebbe favorevole alla riedizione di questo libro anche in Italia?
Assolutamente no, è un libraccio. L' ho letto quando ero ragazzo, negli anni del fascismo, poco prima di diventare un partigiano della formazione "Giustizia e libertà". Avevo la fortuna di avere una famiglia che amava i libri e mia madre mi dava dei soldi per comprarne, così decisi di acquistarlo. Mi pare che l' avesse pubblicato Bompiani.
Soldi buttati?
No, perché mi fu utile a capire cosa ci fosse nella testa di Hitler. L' avevo trovato un ritratto veritiero e mi aveva scosso. Io non ero ancora un antifascista, sebbene non sopportassi già quel regime e l' indottrinamento, al punto che fui convocato dal federale di Novara e passai tre giorni in cella per non essere andato a un' adunata.
Quindi non è una lettura inutile.
Se uno lo fa per studio non è male perché si vede cos' aveva nel cervello questo personaggio: non era proprio un imbecille perché riassume le idee e le aspirazioni di molti tedeschi. Ma solo gli addetti ai lavori hanno la capacità e gli strumenti per capirli.
Ci vuole anche del distacco?
Sì. Se invece gli scopi sono diversi, se si vuole esaltarlo, allora meglio non pubblicarlo: molta gente lo comprerebbe perché stima Hitler, perché ha ancora queste idee in testa e un libro del genere farebbe comodo. Ma comunque si trova già in circolazione in Italia.
In che modo?
Ricevo molti bollettini di antiquari e mi capita di vedere in vendita edizioni del "Mein Kampf" in italiano o in tedesco e a prezzi accessibili.
Ci sono altri libri pericolosi in giro?
Sì, ad esempio i protocolli dei savi di Sion, un falso storico - creato con l' intento di perseguire gli ebrei - che circola ancora parecchio.
3. NESSUNA CENSURA, L' IMPORTANTE È NON GLORIFICARLO
L’intervista di Andrea Giambartolomei a Gianpaolo Pansa
Vietare i libri è ciò che avrebbero fatto i nazisti". Giampaolo Pansa, 80 anni, giornalista e scrittore, autori di libri sulla storia della Resistenza vista con gli occhi dei perdenti, non porrebbe grandi limiti alla pubblicazione del testo di Hitler.
"Chi lo pubblicherà in Francia?", chiede. SaràlaFayard. "Non conosco questacasaeditrice, mami auguro che non ripresenti il 'Mein Kampf' glorificando l' autore e il testo".
Quindi lei è favorevole?
Dipende. Selo presentano in forma celebrativa, elogiativa, sarei assolutamente contrario, ma se invece lo presentano per quello che è, un libro che ha avuto un peso drammatico e negativo nella storia europea, perché no? È il libro di un personaggio infernale e se qualcuno vuole comprarlo e leggerlo è libero di farlo. I libri sono liberi, anche quelli che non ci piacciono. Se un editore dovesse pubblicare solo libri che hanno un aspetto positivo potrebbe chiudere.
Ci sarebbero delle condizioni nella pubblicazione, allora?
Bisogna pubblicarlo spiegando l' impatto che ha avuto sull' esistenza di milioni di persone. Non si deve invece pubblicarlo come un libro da leggere inginocchiati e da giudicare meglio della bibbia.
Totale libertà di stampa.
A me gli anatemi sui libri sembrano un passo indietro della civiltà.
Le è capitato di leggerlo?
Sì, l’ho letto: non mi era piaciuto e oggi mi piacerebbe ancora di meno.
Cosa non le era piaciuto?
Tutto il libro, tutto l'impianto e l' ideologia che lo sostiene. Anche il modo in cui è scritto. Ma è una domanda capziosa.
Perché?
Non è una questione di gusti. Su questa strada potremmo organizzare un grande apparato di censura per decidere cosa pubblicare e cosa no.
Non pensa che la pubblicazione possa alimentare idee razziste?
Mi sembra una domanda priva di senso. È come se dovessimo riflettere se ripubblicare il "Capitale" di Marx. Se continuiamo su questa strada dovremmo inventarci un santo uffizio per decidere chi deve andare al rogo. Erano i cultori del "Mein Kampf" che bruciavano i libri.
discorsoadolf hitler con eva braunadolf e eva a pranzoadolf hitlerhitler
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