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“DI MUSICA NE MASTICO, LUCIO CORSI È UN CANTAUTORE DI RAZZA” – PAROLA DI CARLO VERDONE, CHE HA VOLUTO IL CANTANTE MAREMMANO NELLA TERZA STAGIONE DI “VITA DA CARLO” (NELLA SERIE È DAGO A FAR CONOSCERE CORSI A CARLO: INSIEME, VANNO A UN SUO CONCERTO AL “KARNAK”) – “LUCIO ROMPE IL MONOPOLIO DEL RAP E DI CERTO POP PREFABBRICATO DOVE SONO TUTTI UGUALI, CON I TATUAGGI IN FACCIA, AGGRESSIVI. SUL PIANO ESTETICO LUCIO NON LO DEVI TOCCARE. POI SI INFILA IL MICROFONO SOTTO L’ASCELLA, IMPUGNA LA CHITARRA E SPARA UN ASSOLO ALLA PRINCE. MI HA RINGRAZIATO: “TI DEVO MOLTO”, MA IN REALTÀ DEVE MOLTISSIMO A SE STESSO…” – VIDEO
Stefano Mannucci per “il Fatto quotidiano” - Estratti
“Gli dissi: ‘Mi hai colpito, se vuoi essere dei nostri io sono qui’. Non era convinto. Lucio è una persona riservata, oltre che umile e sincera”.
Cosa le rispose Corsi?
“Fammici pensare 4 giorni”. Glieli accordai, non volevo mettergli pressione. Come promesso mi richiamò: “Ok, provo a farlo, spero vada tutto bene”.
Carlo Verdone, lei è stato un profeta.
Andiamoci piano! Che se le profezie si avverano meglio siano solo quelle positive. Comunque di musica ne mastico: so riconoscere un cantautore di razza.
Quando Conti passerà la mano le toccherà fare il direttore di Sanremo, come in Vita da Carlo 3.
No, no! quel ruolo è solo per chi conosce perfettamente la macchina festivaliera.
lucio corsi dago carlo verdone
Però ha lanciato Corsi. Come lo scelse?
Dovevamo cercare il cantante che nella fiction avrebbe vinto Sanremo, uno nuovo su cui il mio personaggio puntava. Con gli sceneggiatori Pasquale Plastino, Luca Mastrogiovanni e anche Roberto D’Agostino ci mettemmo a caccia. Ogni casa discografica, soprattutto quella di Caterina Caselli, ci mandò proposte interessanti.
Finché…
Finché non spuntò Lucio. Pensai che il suo modo di citare il rock progressivo e il glam, con quel look che ricorda il Peter Gabriel dei primi Genesis o lo Ziggy Stardust di Bowie fosse decisamente originale. E incantevoli le sue canzoni, così piene di poesia, fiabesche, agli antipodi della violenza di certi trapper. Lucio rompe il monopolio del rap e di certo pop prefabbricato. Dove sono tutti uguali, con i tatuaggi in faccia, aggressivi.
Lui temporeggiò.
Segno di carattere. Lucio dice nove no e un solo sì. Prima di comparire nella serie gli interessava un pubblico più ridotto, illuminato, colto. Così gli ripetei: crediamo in te.
Una figura controcorrente nel panorama musicale.
La sua trasgressione è essere perbene, a posto. Un ragazzo educatissimo. E gentile, disponibile, serio, legato alla famiglia e alla sua Maremma. Durante le riprese mi raccontava le giornate nei campi, la passione nel coltivare l’orto, nell’accudire gli animali. L’amore per la nonna cuoca, che ha un ristorante a Vetulonia.
Lo ha visto in azione al vero Festival?
Devo alzarmi all’alba per il set, ma sono riuscito ad ascoltare la sua Volevo essere un duro. Bellissima. Come Tu sei il mattino, che era nella serie: mi chiese di girarne il video e lo feci volentieri, con un’idea comica. Testi profondi, intelligenti, sognanti. Si percepisce che legge parecchio, ha una solida base culturale.
Lucio mi sembra completamente staccato dal contesto sanremese, anche se lì ne sono comparsi altri bravi. Fuori gara mi è piaciuto Damiano David su Felicità di Dalla, un capolavoro che ammazza chiunque. Vedo giacche, cravatte, finalmente. Basta con le straccionerie e la tracotanza.
L’elfo maremmano è eccentrico. La prima sera, per mantenere gonfie le spalline, pare ci abbia infilato dei sacchetti di patatine.
Lucio è così, è fantastico. Sul piano estetico non lo devi toccare. Poi si infila il microfono sotto l’ascella, impugna la chitarra e spara un assolo alla Prince.
Il vento sta cambiando, nella fabbrica della musica. C’è speranza per tornare a firme di spessore?
Sì, e Corsi è una novità assoluta, la melodia d’autore che vola.
Vi siete sentiti, in questi giorni?
Gli ho mandato un messaggio: “In bocca al lupo, hai una canzone che vale, ti auguro tutto il bene e il bello che meriti”. Mi ha ringraziato: “Ti devo molto”, ma in realtà deve moltissimo a se stesso.
carlo verdone - vita da carlo 4
(...)
Interpreterà un docente del Centro Sperimentale di Cinematografia.
Sarà il capitolo conclusivo. Per un veterano dei film non era facile confrontarsi con questo nuovo formato di racconto.
Fondamentale il mio co-regista Valerio Vestoso: nelle serie non puoi fare da solo l’attore, la regia, la sceneggiatura. Diventi scemo, dopo cinque giorni così caschi per terra.
E lei deve tenersi in forma per l’Ariston 2027.
Aridaje.
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