DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Marco Giusti per Dagospia
Che vediamo stasera? Ho il film per voi. Un po’ violento e pesante (“Ti faccio far carriera se mi lecchi la figa”), ma anche serio e benissimo recitato. Ieri sera me lo sono visto tutto d’un fiato dopo lo scazzo tra Massimo Giannini e Alessandro Sallusti a “8 e mezzo” dalla Gruber, dove già circolava parecchio veleno.
E’ il thriller psicologico che trovate su Netflix, che parte come un dolce film sentimentale su due giovani di New York che fanno lo stesso lavoro, analisti finanziari in un agguerritissimo studio di stronzi quasi tutti maschi, sognano di sposarsi e finisce invece malamente come una violentissima guerra dei sessi tra lui e lei che non permette prigionieri, “Fair Play”, strepitosa opera prima, scritta e diretta da Chloe Domont, interpretata da due attori favolosi e ancora poco noti, Phoebe Dynevor (“Bridgerton”) e Alden Ehrenreich.
Se lui e lei si promettono amore in bagno alla festa di fidanzamento di un loro amico, e già dalle perdite di sangue di lei per il ciclo capiamo che le cose non potranno finir bene, quando si capisce che solo lei, Emily, farà carriera in un mondo totalmente maschile di tagliagole, capitanato da un terribile Eddie Marsan, mentre lui, Luke, è destinato al fallimento, i rapporti fra i due fidanzati cambiano totalmente. E non sarebbero cambiati, ci fa capire la regista, se fosse stato lui, Luke, a far carriera, con lei che avrebbe accettato la cosa facendo umilmente la sua analista. E la sua schiava.
Ma lui non ci sta e cerca in ogni modo l’occasione per tornare a galla. Inutilmente. Mentre lei accetta il ruolo di unica donna in un mondo orrendo di maschi che fanno battute da maschi. Rispetto a qualsiasi coppietta alla Woody Allen che se la spassa a New York, Chloe Domont ci presenta un mondo dove una donna che fa carriera deve subire una serie di processi infiniti solo per il fatto di essere donna.
E non c’è più spazio nemmeno per la sua vita sentimentale se il tuo partner fa il tuo stesso lavoro e non è all’altezza. Ma non è il solito pippone femminista, come dice Dago. E’ dai tempi di “La guerra dei Roses” che non vedevo qualcosa di così violento sulla guerra dei sessi. E la protagonista, la rossa Phoebe Dynevor, è una grande sorpresa, riesce a nelle stesse scene a passare dal depresso al sexy al violento al professionale.
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