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IL DIVANO DEI GIUSTI – STASERA IN CHIARO C’È IN PRIMA VISIONE UN GRANDE SUCCESSO RECENTISSIMO DEL CINEMA ITALIANO COME “C’È ANCORA DOMANI” DI PAOLA CORTELLESI. DIVISE PARECCHIO IL PUBBLICO. C'E' CHI LO TROVAVA IL CAPOLAVORO CHE CI VOLEVA E CHI LO VEDEVA COME POVERACCIATA IN FINTO BIANCO E NERO CON TEMA FORTE CIVILE E FEMMINISTA ACCHIAPPABURINI – AVETE ANCHE UN RARO FILM “AMERICANO” DI ANNA MAGNANI, “IL SEGRETO DI SANTA VITTORIA”, E “LA FORMA DELL’ACQUA”, FANTASY CINEFILO SUPERPREMIATO DI GUILLERMO DEL TORO – NELLA NOTTE TORNA “FEMME FATALE”, BELLO MA VISTISSIMO NOIR DI BRIAN DE PALMA. L’INIZIO È CLAMOROSO… - VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

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Che vediamo stasera? Allegri. In chiaro, addirittura Rai Uno alle 21, 30, c’è in prima visione un grande successo del cinema italiano recentissimo come “C’è ancora domani” di e con Paola Cortellesi e con Valerio Mastandrea come marito che mena, Romana Maggiora Vergano come figlia, Emanuela Fanelli come amica del cuore che ha le battute migliori, Giorgio Colangeli come suocero odioso, sorta di commedia simil-neo-realista ricostruita in un bel bianco e nero e una minuziosa scenografia che sembra tratta di peso da film come “L’onorevole Angelina” di Luigi Zampa.

 

Non cito a caso il film di Zampa, perché era quello che, con un linguaggio già da commedia all’italiana, con la forza di una star come la Magnani, osava toccare il tasto non facile dell’emancipazione femminile in un paese fortemente cattolico, distrutto dalla guerra e massacrato dal fascismo e da un umiliante patriarcato che solo nel 1946 avrebbe permesso di aprire il voto anche alle donne.

 

Forte, quindi, di una rilettura femminile/femminista dei classici del neorealismo, di una minuziosa ricostruzione visiva del cinema di quel periodo, e di una intelligente e divertente sceneggiatura scritta dalla stessa Cortellesi coi fidatissimi Furio Andreotti e Giulia Calenda, gli stessi del fortunato “Come un gatto in tangenziale”, la Cortellesi si è ritagliata nel film una figura emblematica di donna-schiava dell’universo maschile che non sa quando potrà alzare la testa.

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Malamente sposata con un Valerio Mastandrea baffuto, puttaniere e violento che la riempie di mazzate per qualsiasi sciocchezza e la obbliga alla cura dell’orrendo vecchio padre tombarolo, Giorgio Colangeli, la sua Delia, deve accudire a tre figli, due maschi che si menano sempre e si riempiono di parolacce, e una femmina, Romana Maggiora Vergano, che è fidanzata con il più ricco rampollo del quartiere, Francesco Centorame, figlio di un barista burino e infame. Delia deve fare qualsiasi lavoro in casa e darsi da fare fuori con lavoretti per contribuire al misero bilancio familiare. E’ il neorealismo, ragazzi.

 

A differenza della Magnani in “L’onorevole Angelina”, non ha un marito pacioccone romano che abbozza come Nando Bruno, e non si ribella come lei al mondo da subito puntando alla politica. La sua presa di coscienza, tra botte e umiliazioni, è graduale e permette allo spettatore di godere della ricostruzione accurata, oltre che della famiglia di Delia, del mondo del quartiere romano dove lei vive e si muove.

 

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La costruzione del piccolo mondo di Testaccio, la fruttivendola Marisa di Emanuela Fanelli, la padrona della merceria Paola Tiziana Cruciani, lo stupido del palazzo, Lele Vannoli, la vecchia fiamma Vinicio Marchioni, la consuocera antipatica Alessia Barela, sono in realtà la parte migliore e vincente del film, perché dimostrano, cosa che per la commedia all’italiana era naturale, che senza la presenza di un mondo preciso di caratteristi, non si riesce a costruire un racconto credibile.

 

Questa è la lezione di Zampa, di Amidei, di Emmer e di Blasetti, che firmò due capolavori della commedia come “La fortuna di essere donna” e “Peccato che sia una canaglia”. Forte di un incasso di 50 milioni di dollari, 40 solo in Italia, divise parecchio il pubblico. Chi lo trovava il capolavoro che ci voleva e chi lo vedeva come poveracciata in finto bianco e nero con tema forte civile e femminista acchiappaburini.

 

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Non è un capolavoro, ma non è neanche così brutto come sentii dire da parecchi. E’ un film uscito al momento giusto che aveva un suo perché, anche se, guarda la coincidenza, arrivava proprio mentre la Meloni diventava presidente del consiglio. Detto questo uno degli aspetti positivi del film è proprio l’arrivare al successo di un gruppo di amici artisti romani, Mastandrea-Cortellesi, i loro sceneggiatori, dopo anni di tentativi. E con la Fanelli due risate te le fai. 

kevin costner wyatt earp

Per il resto ci sono un paio di western più o meno vecchi parecchio visti. Come “Wyatt Earp” kolossal western di 195’ diretto da Lawrence Kasdan con Kevin Costner come Wyatt Earp, sceriffo di Dodge City, Dennis Quaid come Doc Holliday, Gene Hackman come vecchio Clanton, Isabella Rossellini, Michael Madsen, Bill Pullman, Tom Sizemore, Iris alle 21, 20. Non è molto amato. Per farlo, aveva già firmato il contratto, Michael Madsen rifiutò al ruolo di Vincent Vega in “Pulp Fiction”, che rilanciò John Travolta.

 

Quando lo vide disse: "È lungo, è stupido e noioso. È un gigantesco primo piano di Kevin per tre ore del cazzo. L'unica ragione per cui l'ho fatto è perché volevo camminare lungo quella maledetta strada fino all'OK Corral”. Lo avremmo voluto fare tutti, allora. L’altro western parecchio visto è “I quattro figli di Katie Elder” di Henry Hathaway, Rai5 alle 21, 20, con un John Wayne che scoprì di avere un cancro al polmone a inizio lavorazione, ma non per questo smise di fumare sul set (sigari al posto delle sigarette), Dean Martin, Martha Hyer, Michael Anderson jr., Earl Holliman, Jeremy Slate, Dennis Hopper, George Kennedy.

i 4 figli di katie elder.

 

Pensando di non riuscire a farcela dopo l’operazione ai polmoni, lo stesso John Wayne indicò come suo sostituto Kirk Douglas. Ma Henry Hathaway disse che solo lui poteva interpretare il ruolo di John Elder. Quando rientrò aveva bisogno di una bombola di ossigeno e di uno stuntman per andare a cavallo, Chuck Robertson. Tommy Kirk, che era stato messo sotto contratto per fare Bud, il fratello più piccolo dei quattro, venne sorpreso a fumare erba a Capodanno, finì in galera e venne sostituito da Michael Anderson jr.

 

Il film doveva girarlo negli anni ’50 John Sturges con Burt Lancaster protagonista. Poi lo comprò Hal Wallis nel 1959. Ma, nel ricordo di allora, magari ora è migliorato, non era riuscitissimo. A parte la scena di Dean Martin e dell’occhio di vetro al bar che faceva ridere.

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Cine 34 alle 21 passa il riuscito “Una festa esagerata” di e con Vincenzo Salemme, con un cast di stelle napoletane e perfino la comparsata del povero James Senese. “Te la faccio vedere!” urla a un certo punto Teresa, la moglie un po’ cafona del geometra arricchito Gennaro Parascandolo sulla loro bella terrazza sul golfo di Napoli mentre stanno preparando una festa mostruosa per i 18 anni della loro figliola. “Ma se non me la fai vedere nemmeno a letto…”, risponde Gennaro.

 

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Diciassettesima regia di Salemme per un film dove si circonda di fedelissimi come una Tosca D’Aquino scintillante e giustamente sguaiata col tono della napoletana arricchita, “I peperoni non devono essere molli, ma duri e croccanti”, un Nando Paone arcigno e claudicante, e delle new entries di gran classe come una isterica Iaia Forte come vicina che non sopporta i rumori, e un Massimiliano Gallo nel ruolo di Lello, portiere in seconda, quindi “secondino”, che sogna il portierato grazie a un voto “uanime”, cioè unanime, di solida tradizione peppinesca.

 

Nel mare di figure e figurine di controno, la cameriera fedele al padrone, Antonella Morea, il finto cameriere indiano di Pozzuoli, Vincenzo Borrino, brillano anche un Francesco Paolantoni come assessore all’edilizia, un Giovanni Caccioppo come prete siciliano affanato di tutto, e uno strepitoso James Senese come se stesso.

 

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Salemme riesce a far funzionare al meglio il grande cast ruotandolo tutto intorno ai battibecchi tra la coppia di protagonisti, cioè la Teresa di Tosca D’aquino e il suo Gennaro, prima nello scontro tra la megalomania della moglie rispetto al profilo basso del marito che cerca inutilmente di evitare la festa esagerata, poi di fronte all’improvvisa dipartita del vecchio e arcigno vicino, Don Giovanni, cioè Paone, che annullerebbe ogni possibile idea di festa con 140 invitati, assessore compreso, botti e musica. Devo dire che tutta la prima parte, con continui inserimenti di personaggi nuovi e battute è molto fresca e divertente, mentre nella seconda si sente un po’ di compressione da riduzione cinematografica.

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Rai Movie alle 21, 10 propone il biblico per modo di dire “Noah” di Darren Aronofsky con Russell Crowe, Jennifer Connelly, Anthony Hopkins, Emma Watson, Ray Winstone. E’ una “malickata newage” che Aronofsky ha costruito in quindici anni, scrivendolo assieme al suo sceneggiatore Ari Handel, neurobiologo ebreo-svizzero già responsabile del misticheggiante “The Fountain”, poi al disegnatore canadese Niko Henrichon, e infine a John Logan, lo sceneggiatore di “Il gladiatore” e “Rango”, probabilmente imposto dalla Paramount, ma che non firma sui titoli, vai a sapere perché.

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Non ci sono vie di mezzo. O lo accetti o non lo accetti. Ma se lo accetti devi digerire non tanto il Noah guerriero di Russell Crowe che sceglie, rispettando la giustizia del Creatore, non si dice mai Dio, di lasciar morire tutto il genere umano salvando solo gli animali innocenti e la sua famiglia, ma di farti piacere pure gli “watcher”, sorta di angeli custodi finiti sulla terra e diventati dei giganteschi Transformer di roccia che lo aiutano a costruire l’Arca.

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O di farti piacere l’idea del cattivo re Tubal Cain, discendete dalla razza di Caino, un grande Ray Winstone, che spara con una specie di fuciletto agli watcher per entrare anche lui nell’Arca di Noè o Noah che dir si voglia. E, ancor più profondamente, di rispettare la scelta di Aranofsky di fare del suo protagonista un padre pronto a uccidere la sua stessa stirpe forte dell’idea che lui ha della giustizia del Creatore.

 

Ovvio che questa impostazione ebraica un po’ sionista ha dato noia al mondo cattolico. Non parliamo poi del mondo arabo, che ha rifiutato da subito il film, che non lo ha proiettato né in Pakistan, Qatar, Bahrain, Malesia, Indonesia. Inoltre, essendo un film, alla fine, non così caro rispetto al suo progetto, 130 milioni di dollari, e essendo i trucchi tutti costruiti digitalmente con un inutile 3D, non c’è un millimetro di volto in primo piano di Russell Crowe e della sua compagna, la bellissima Jennifer Connelly, o della simil figlia Emma Watson che non ci vengano risparmiati.

 

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In questo modo, senza totali, non vediamo cosa accade dietro e si risparmia parecchio sulle spese. Per le scene della parte iniziale, che riguardano un mondo distrutto dalla stirpe di Caino, cioè dall’aggressività umana, Aronofsky si serve dei grandi set islandesi, davvero fantastici, ma da quando il terreno da brullo e desertico diventa una foresta, grazie a una palletta miracoloso proveniente dal Giardino dell’Eden che ha dato a Noé il vecchio Matusalemme, tutto diventa foresta e set digitale. Bello? No.

il segreto di santa vittoria

 

Canale 20 alle 21, 10 propone l’action al femminile “Peppermint – L’angelo della vendetta” di Pierre Morel con Jennifer Garner, John Ortiz, John Gallagher Jr., Annie Ilonzeh, Juan Pablo Raba. Tv2000 alle 21, 10 un raro film “americano” di Anna Magnani, “Il segreto di Santa Vittoria”, girato da Stanley Kramer negli anni ’60 in Italia, a Anticoli Corrado trasformata nella cittadina di Santa Vittoria, con Anthony Quinn dilagante come sindaco Italo Bombolini, Anna Magnani sua moglie, Virna Lisi, Renato Rascel, Giancarlo Giannini, Hardy Kruger e una marea di caratteristi italiani del tempo, da Gigi Ballista a Carlo Pisacane detto Capannelle.

 

La stravaganza è che è il primo film dove tutti gli attori italiani parlano inglese. Non solo la Magnani o Giannini, anche Francesco Mulé, Rascel, Leopoldo Trieste, Ballista. Nelle copie di Amazon si sentiva. Nelle copia doppiata, ovviamente, no. Per farlo i nostri attori dovettero fare tutti mesi di prove. Leggo che la Magnani fu faticosa.

il segreto di santa vittoria

Detestava Anthony Quinn e in una scena di scontro con lui cercando di dargli un calcio nel sedere, si ruppe un piede. Non capisco come la Magnani fosse un problema in tutti i film americani che ha girato. Eppure con Quinn aveva già girato un film a Hollywood, ”Selvaggio è il vento” diretto da George Cukor, prodotto da Hal Wallis che la aveva messo sotto contratto, che vide nominati agli Oscar sia lei che il suo partner. Anche qui recita svogliatamente. E Quinn esagera come italiano con la bottiglia in mano. Il primissimo cast doveva vedere Spencer Tracy come sindaco e Max Von Sydow come ufficiale tedesco.

 

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Su Canale 27 alle 21, 15 passa il reboot della celebre serie americana “Get Smart”, cioè “Agente Smart casino totale” diretto da Peter Segal con Steve Carell, Anne Hathaway, Dwayne "The Rock" Johnson, Alan Arkin, Terence Stamp. Steve Carell come l’agente segreto Maxwell Smart prende il posto che in tv fu di Don Adams, e Anne Hathaway come l’agente 99 quello di Barbara Feldon. Malgrado i grandi talenti coinvolti, il film fu un disastro. “Divertente come una telefonata alle tre di notte”, scrive il critico del “Financial Times”.

 

the shape of water

La5 alle 21, 15 propone il sempre riuscito “C’è post@ per te” di Nora Ephron con Meg Ryan, Tom Hanks, Parker Posey, Greg Kinnear, Jean Stapleton, remake moderno di un capolavoro di Ernst Lubitsch, “Scrivimi fermo posta”. La7 Cinema alle 21, 15 passa “La forma dell’acqua”, fantasy cinefilo superpremiato, Leone d’Oro, Oscar, di Guillermo Del Toro con l’incantevole Sally Hawkins che si innamora dell’uomo pesce, Doug Jones, in piena guerra fredda.

the shape of water

 

Quando in un film metti assieme una creatura mostruosa e una donna, si sa più o meno come vanno a finire le cose. Come nei suoi due grandi horror spagnoli, anche qui Del Toro costruisce un horror politico legato a un preciso momento storico, la conquista dello spazio, le lotte per i diritti civili in Alabama. I cattivi sono personaggi forti e contorti. E l’unica via d'uscita all'odio razziale è nell'amore romantico e nella fascinazione del mostruoso.

 

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Pieno di ben precisi riferimenti cinematografici e musicali, il film è una delizia per gli spettatori più cinefili, ma è anche una grande favola romantica. Sally Hawkins e il cattivo Michael Shannon sono magnifici, ma rubano spesso la scena sia Octavia Spencer che Richard Jenkins, ai quali spetta il compito di smorzare comicamente la drammaticità della storia. Rai4 alle 21, 20 propone il thriller di Tony Scott “Deja vu – Corsa contro il tempo” con Denzel Washington, Paula Patton, Val Kilmer, Jim Caviezel, Adam Goldberg, Bruce Greenwood.

 

dieci regole per fare innamorare

Passiamo alla seconda serata con la commedia giovanile prodotta da Fausto Brizzi e diretta da Cristiano Bortone “10 regole per fare innamorare” (il titolo non si può sentire…) con Vincenzo Salemme come esperto del settore, Guglielmo Scilla, Enrica Pintore, Giulio Berruti, Pietro Masotto, Cine 34 alle 23, 05. Rai5 alle 23, 20 passa la commedia italiana “Giulia” diretta da Ciro De Caro con Rosa Palasciano, Valerio Di Benedetto, il mitico Fabrizio Ciavoni, Cristian Di Sante.

 

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Rai Movie alle 23, 30 ripropone “Femme fatale”, bello ma vistissimo noir di Brian De Palma con Rebecca Romijn, Antonio Banderas, Peter Coyote. L’inizio è clamoroso. La7 Cinema alle 23, 35 passa l’ultima versione cinematografica di “La lettera scarlatta”, celebre romanzo di Nathaniel Hawthorne sull’America puritana alle prese con l’adulterio e il desiderio sessuale femminile, diretto qui da Roland Joffé con Demi Moore, Gary Oldman, Robert Duvall, Lisa Joliffe-Andoh, Edward Hardwicke. Bel cast ma gran noia.

 

Ben più divertente il romanzo sentimentale “Ufficiale e gentiluomo” di Taylor Hackford con Richard Gere, Debra Winger, Louis Gossett jr., Robert Loggia, David Keith, David Caruso, Canale Nove alle 23, 55. Vinse due Oscar, per il sergente di ferro di Louis Gossett Jr e per la canzone di Buffy Sainte-Marie che il produttore, Don Simpson, voleva addirittura togliere dal film.

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Leggo che Debra Winger aveva stillato lei stessa il suo contratto e non c’era nessuna clausola che vietava le scene di nudo. Così la dovette fare. E il film rischiò il divieto ai minori, “X”.  L’Oscar a Louis Gossett Jr fu il primo da non protagonista per un attore nero e il secondo in assoluto vinto da un attore nero dai tempi di Sidney Poitier per “I gigli del campo” nel 1963.

 

Gossett ricordava che tra i due protagonista non è che ci fosse stato un gran rapporto. Gere temeva che la Winger gli rubasse la scena. Cosa che accadeva. Ma per il bene del film. Ma rimane il suo più gran successo e la sua prima nomination agli Oscar. Su Iris all’1, 25 trovate la commedia “Un piano perfetto” di Pascal Chaumeil con Diane Kruger, Dany Boon, Etienne Chicot, Alice Pol, Yoli Fuller, Bernadette Le Saché.

 

Rai Movie all’1, 35 ripropone il volento western “Bone Tomahawk” scritto e diretto da S. Craig Zahler con Patrick Wilson, Kurt Russell, Lili Simmons, Sean Young, Richard Jenkins, Matthew Fox. Almeno vi tiene svegli. Rai Due alle 2, 15 propone la commedia giovanile con viaggio in India due ragazzini romani “Lezioni di volo”, diretto da Francesca Archibugi con Andrea Miglio Risi, Tom Angel Karumathy, Giovanna Mezzogiorno, Anna Galiena.

 

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Rete 4 alle 2, 55 passa il rarissimo (ma non per questo bellissimo) “Switch”, commedia ambientata nelle tv private romane, ultimo film diretto da Giuseppe Colizzi, già organizzatore, poi regista di ben due dei primi film con Bud e Terence, poi fondatore di tv locali con Gerry Sundquist, Giancarlo Tondinelli, Gino Santercole, Nico Salatino, Michele Mirabella, Enzo Monteduro e Annie Belle. Colizzi morì prima dell’uscita del film, che rimase un po’ monco.

 

Occhio, Rai Movie alle 3, 40, al mai visto in tv “Eroi fra le nuvole”, film di propaganda militare diretto da Leslie Goodwins nel 1941 con Robert Preston, Nancy Kelly, Edmond O'Brien, Harry Carey, Buddy Ebsen, Paul Kelly, che segue le avventure di tre paracadutisti americani.

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 Rete 4 alle 4, 30 passa la commedia lacrimosa di Aldo Fabrizi regista e attore “Benvenuto, reverendo” con Lianella Carell, Giovanni Grasso, Gabriele Ferzetti, dove un ladro per nulla pentito, quasi per caso, viene scambiato per prete e finisce per fare la parte ottenendo anche i soldi per una chiesa da ricostruire.

 

 Chiudo con “Aenigma”, horror-revenge di Lucio Fulci con Jared Martin, Susan Kendall, Lara Naszinsky, Ulli Reinthaler, Iris alle 4, 45, ambientato in un college femminile dove una ragazza, bullizzata dalle compagne di classe, si vendica a modo suo di come l’hanno trattata.

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