in nome del popolo sovrano

IL DIVANO DEI GIUSTI – CHE VEDIAMO STASERA SE NON SIETE IMPEGNATI CON LE PARTITE O STATE GIÀ GUARDANDO LE QUATTRO PUNTATE DELLA QUINTA STAGIONE DI “STRANGER THINGS” SU NETFLIX? IN CHIARO, RAI STORIA ALLE 21, 10 PROPONE “IN NOME DEL POPOLO SOVRANO”, DIRETTO DA LUIGI MAGNI ocn nino manfredi - CINE 34 ALLE 21 PROPONE “IO & MARILYN” DI LEONARDO PIERACCIONI. E’ UNA COMMEDIA FANTASY CON PUNTE ROMANTICHE GIOCATA DAI SUOI AUTORI CON GRAN GARBO, INTELLIGENZA, PERFETTA CURA NEL DOSAGGIO DEGLI ELEMENTI COMICI E NESSUNA VOLGARITÀ...

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Marco Giusti per Dagospia

 

in nome del popolo sovrano

Che vediamo stasera se non siete impegnati con le partite o state già guartdando le quattro puntate della quinta stagione di “Stranger Things” su Netflix?

 

In chiaro, Rai Storia alle 21, 10 propone “In nome del popolo sovrano”, diretto da Luigi Magni nel 1990 con Nino Manfredi, Alberto Sordi, Elena Sofia Ricci, Massimo Wertmüller, Luca Barbareschi, Jacques Perrin, Carlo Croccolo, Luigi De Filippo. E’ un altro qei film papalini di Magni con Manfredi nei panni del capopopolo Ciceruacchio nella Roma del 1849 quando il popolo insorto costringe alla fuga Pio IX.

 

E allora arriva l’esercito francese in sua difesa per riportare l’ordine. Fu il film di Natale del 1990. Allora il cinema di Gigi Magni funzionava bene, oggi appare datato, anche se in fondo erano buoni tentativi di divulgazione della storia italiana con i faccioni delle nostre grandi star in primo piano. Questo non venne molto amato nemmeno allora.

 

io e marilyn

Cine 34 alle 21 propone “io & Marilyn” di Leonardo Pieraccioni con Leonardo Pieraccioni, Luca Laurenti, Massimo Ceccherini, Rocco Papaleo, Biagio Izzo. Luca Laurenti prese il posto già affidato da Pieraccioni al comico emergente pugliese Checco Zalone che, alla fine, preferì esordire con un film da protagonista. Vediamo cosa ne scrissi.

 

E’ una commedia fantasy con punte romantiche giocata dai suoi autori con gran garbo, intelligenza, perfetta cura nel dosaggio degli elementi comici e nessuna volgarità. Dovendo confrontarsi in sala con la corazzata natalizia di De Laurentiis, Pieraccioni e il suo sceneggiatore Giovanni Veronesi si attengono a analoghi modelli di distribuzione regionale di ruoli, per cui hanno grande spazio il napoletano ex-salemmiano e, soprattutto, ex-parentiano Biagio Izzo, qui in forma strepitosa, o il romano Luca Laurenti, già socio di Paolo Bonolis, mentre tra le ragazze in carne spunta la siciliana Barbara Tabita, ma non si privano della fiorentinità di fondo che fecero il successo dei loro primi film.

 

in nome del popolo sovrano

Puntano, ovviamente, al prodotto per famiglia, per cui temi come l'omosessualità o la famiglia allargata sono trattati con il giusto rispetto, non con il politicamente scorretto di Checco Zalone per intenderci, mentre la trovata centrale, pur interessante, del fantasma evocato che parla solo col protagonista, che riporta a Provaci ancora, Sam o a Il mio amico Eric, deve portarci a una scelta popolare, ma un po' banale come quella di Marilyn Monroe, qui interpretata dalla sosia inglese Suzie Kennedy.

 

Sarebbe stato meglio evocare «il ritorno di Baggio alla Fiorentina», come si sente nel film, o Marilyn Manson, come ha detto in conferenza stampa Massimo Ceccherini, ma non si possono osare troppe stravaganze nei film natalizi.

 

io e marilyn

Se la scelta di Marilyn frena un po' la felicità della costruzione dei tanti personaggi e delle situazioni comiche, va detto che il film vive soprattutto nelle gag esterne alla trovata del fantasma e da una serie di personaggi degni della miglior commedia all'italiana. L'inizio, ad esempio, con Pieraccioni, nel ruolo di Gualtiero Marchesi («come il cuoco, ma non sono il cuoco») riparatore di piscine, che recupera il parrucchino del grosso Luis Molteni e cerca di rimetterglielo in testa prima che la fidanzata di questo si accorga che è calvo.

 

 E tutta la presentazione del piccolo Circo Posillipo, dove l'ex-moglie Pieraccioni, Barbara Tabita, si esibisce assieme al suo nuovo compagno, Biagio Izzo nel ruolo di Pasquale il domatore di tigri. «Io te magno a Natale», dice Pasquale a una tigre annoiata, «faccio la tigre imbottita, così faccio anche una buona figura coi parenti». Se Izzo è giustamente eccessivo visto l'ambientazione da circo, Luca Laurenti e Massimo Ceccherini sono sorprendentemente sobri, ma molto divertenti, come coppia di pasticceri gay amici di Pieraccioni. Occhio alle partecipazioni di Giorgio Ariani e di Francesco Guccini.

 

 

woody allen set midnight in paris

Su Canale 20 alle 21, 10 troviamo “Transformers”, il primo episodio, diretto da Michael Bay con Shia LaBeouf, Megan Fox, Josh Duhamel, Tyrese Gibson, Rachael Taylor, Jon Voight. Rai Movie alle 21, 10 propone il non riuscito fantascientifico “After Earth”, diretto dal maestro M. Night Shyamalan con Will Smith, Jaden Smith, Zoe Isabella Kravitz, Sophie Okonedo, Isabelle Fuhrman.

 

 Iris alle 21, 15 passa uno dei film considerati tra i più riusciti di Woody Allen negli anni duemila, “Midnight in Paris” con Marion Cotillard, Michael Sheen, Owen Wilson, Rachel McAdams, Kathy Bates, Alison Pill. Allora divise un po’ il pubblico dei critici, i più lo ritenevano un raffinato divertimento del celebre regista che gioca coi viaggi nel tempo e con i personaggi illustri della Parigi anni ’20, altri uno sguaiato marchettone della film commission parigina con tanto di Carla Bruni terrificante nella comparsata della guida turistica piazzata sotto al pensatore di Rodin.

 

in nome del popolo sovrano 1

Però l’elenco dei fan è molto cresciuto, a cominciare da Quentin Tarantino che ha spiazzato tutti (niente è più lontano dal suo cinema di questo film, o no?), e in tanti lo vedono non solo come immensamente superiore a “Vicky Cristina Barcelona”, il suo primo film turistico, ma anche come bentornato ritorno alla sua grande commedia di un tempo. Mah…

 

Purtroppo l’effetto “A spasso nel tempo” con Owen Wilson e Marion Cotillard al posto di Christian De Sica e Massimo Boldi, un po’ c’è. Anche se qualche trovata non è male, ad esempio il Matisse che Owen Wilson, piombato dalla Parigi di oggi a quella degli anni ’20, trova a 600 franchi. Un affare.

 

meghan fox transformers

Ci sono anche buone battute (beh, è Woody Allen mica Ficarra e Picone…), del tipo “Come diceva Hemingway, Parigi è una festa. Sì, ma con questo traffico!”. In questi suoi film turistici, Woody Allen, esattamente come accadeva ad altri celebri registi americani, come Stanley Donen o Vincente Minelli, sembra più interessato agli americani che circolano a Parigi e alle loro reazioni piuttosto che a capire la città stessa. Parigi, esattamente come Barcellona nel film precedente, sono solo lo sfondo, un po’ cartolinesco, della commedia totalmente americana che vuole mettere in scena.

 

Donen e Minelli, in più, ci mettevano i grandi numeri musicali con Gene Kelly o Fred Astaire e la presenza di Leslie Caron o Audrey Hepburn. Allen si limita a giocare con la passione degli americani per i conterranei celebri che frequentarono Parigi. Ma il suo scrittore e sceneggiatore di commedie di successo, un notevole Owen Wilson che si trascina dietro i suoi tanti personaggi nei raffinati film di Wes Anderson, non ha nulla di particolare e di veramente nuovo con la sua passione per i classici. Né la sua fidanzata americana, Rachel McAdams.

shia labeouf transformers

 

Ammettiamo però che la parata di celebrità del passato che prendono vita nel suo viaggio nel tempo, dall’Ernest Hemingway di Corey Stoll alla Gertrude Stein di Kathy Bates, dal Salvador Dalì di Adrien Brody alle figurine dei Fitzgerald, Man Ray, Luis Bunuel, sono abbastanza riuscite, anche se alla fine diventano un po’ stucchevoli visto che Woody Allen non gli mette di fronte un comico, come poteva essere lui ai tempi di “Bananas”, ma un attore brillante.

 

 

il nome del figlio

La7Cinema alle 21, 15 passa la commedia, remake italiano  un successo francese, “Il nome del figlio”, diretto da Francesca Archibugi con Alessandro Gassman, Micaela Ramazzotti, Valeria Golino, Luigi Lo Cascio, Rocco Papaleo. Vi ridico qualche battuta. “E allora twittami sto cazzo!”.

 

 “Sto a sudà come un pizzettaro egiziano in andropausa”. “Ha mai provato la sindrome di Stendhal?” – “No, però di Stendhal ho letto Il rosso e il nero, il più famoso”. Insomma, scrivevo, siete pronti per questo scontro tra la sinistra in cachemire di Roma Nord, la finta destra pariola ex-vanziniana e la Roma coatta di Casal Palocco? In questa divertente commedia tutta concentrata sulla sinistra romana già veltroniana, cioè ben mischiata con la destra, Francesca Archibugi, regista molto, ma molto radical chic, assieme a Francesco Piccolo, già sceneggiatore di Nanni Moretti e della Sanremo di Fazio, e a Paolo Virzì, in veste di produttore, ci provano.

 

in nome del popolo sovrano 2

Prendendo ben più di uno spunto dalla raffinata e fortunata commedia Le prénom, scritta da Alex de La Patelliére e Matthieu Delaport. L’idea del film è uno scontro tra vecchi amici cresciuti assieme, ma di idee politiche differenti, che si muovono non più nella Parigi fighetta e gauchiste ma nella Roma de sinistra di oggi. Con tutto quel che ne può derivare.

 

A cominciare dalle frasi fatte: “Sei l’incarnazione della sconfitta di questo paese”, che sembra quasi la parodia di un film di Virzì. E con l’idea che la destra e la sinistra romane, alla fine, sono abbastanza simili e unite in un certo classismo contro i nemici delle periferie. Da parte loro, Archibugi e Piccolo spingono ancor di più nella parodia, anzi nell’autoparodia della sinistra romana ex-veltroniana e, soprattutto nella prima parte del film, riempiono la commedia di battute, anche molto divertenti e coattelle, che più ci fanno allontanare dalla storia che conosciamo più ci piacciono.

 

il nome del figlio

Anche se poi, la storia quella è. E i suoi meccanismi sono talmente perfetti che non puoi allontartene troppo se la vuoi far funzionare. In due parole. Paolo, Alessandro Gassman, e Betta, Valeria Golino, sono due fratelli cresciuti in una famiglia romana, ebrea e di sinistra, i Pontecorvo (come Gillo), con padre, defunto, qui addirittura onorevole piddì e interpretato nei flash back da Marco Baliani con una parrucca un po’ alla Silvan.

 

 Betta, che cerca di mantenere i buoni rapporti con tutti, ha sposato Sandro, Luigi Lo Cascio, professore di lettere in cachemire bucato, che ha il tipico birignao della sinistra romana un po’ depressa. Malgrado abbiano due figli, Sandro e Betta non sembrano soddisfatti, il primo si sfoga con twitter e la seconda si sfoga con l’amico di sempre, il tranquillo Claudio, cioè Rocco Papaleo, che si occupa di musica, lavora addirittura a una versione jazz delle canzoni di Califano, e mai è stato visto con una donna.

 

Paolo, che ha fatto i soldi come agente immobiliare, è il tipico pariolino, ha sposata una ragazza molto più giovane di Casal Palocco, Simona, ovviamente Michela Ramazzotti, ignorantella, ma che ha da poco pubblicato con successo un libro di esperienze erotiche, e lo ha pure presentato in tv in un programma condotto da Guia Soncini! Come se non bastasse, Simona aspetta un figlio.

in nome del popolo sovrano

 

E proprio sul nome del figlio gira un po’ tutto il film, come girava già la commedia. Perché Paolo, solo per divertirsi, fa uno scherzo agli amici e sostiene che lo chiamerà non Adolf, come nell’edizione originale, ma Benito. Come Benito Mussolini. Ma, un po’, anche come Benito Cereno e Benito Cerezo. E ci arriviamo dopo un lungo gioco sui nomi che iniziano per B. Un elenco che va da Bombolo a Burgnich a Bernardo (“…come Bernardo Bertolucci”).

 

L’idea del nome imbarazzante serve per far esplodere i conflitti tra gli amici, le banalità politiche, le battute più sentite, da “voi… ancora di sinistra” a “sei diventato grillino?” Quando al gruppo si unirà, reduce dall’intervista televisiva con la Soncini, la scrittrice Simona, la commedia esploderà nelle dinamiche di difesa di classe, se non proprio di quartiere.

 

orgoglio e pregiudizio

I fan di Sarah Paulson la ritrovano nel dramma madre (opprimente) e figlia (repressa) “Run” di Aneesh Chaganty con Sarah Paulson, Kiera Allen, Pat Healy, Bradley Sawatzky, Onalee Ames, Erik Athavale. Rai Uno alle 21, 30 propone un modesto “Carosello in Love” di Jacopo Bonvicini con Ludovica Martino, Giacomo Giorgio, Alessandro Tedeschi, Federico Tocci, Alberto Astorri, dove si fa passare l’idea che tutti i caroselli in vent’anni di pubblicità televisiva italiana siano stati prodotti e diretti internamente dalla Rai. Capisco semplificare la storia, ma non si può riscrivere totalmente. C’erano agenzie, produzioni, registi, attori, animatori, sceneggiatori. Ci ha lavorato tutto il cinema italiano.

 

orgoglio e pregiudizio.

Su Tv2000 alle 21, 40 passa un a bella versione di “Orgoglio e preg iudizio” diretta da Joe Wright nel 2005 con Keira Knightley, Rosamund Pike, Matthew Macfadyen, Brenda Blethyn, Donald Sutherland. Passiamo alla seconda serata con la solita vagonta di repliche. Posso segnalarvi “Viola bacia tutti”, road movie diretto da Giovanni Veronesi con Asia Argento, Massimo Ceccherini, Valerio Mastandrea, Rocco Papaleo, Cine 34 alle 23, 10.

 

Iris alle 23, 15 passa il migliore degli ultimi film di Woody Allen regista, ” Blue Jasmine” con Cate Blanchett, Sally Hawkins, Alec Baldwin, Peter Sarsgaard, Louis C.K., sorta di rilettura moderna di “Un tram chiamato desiderio”. Cine 34 alle 0, 55 propone “Delitto sull’autostrada” di Bruno Corbucci con Tomas Milian, Viola Valentino, Bombolo, Olimpia Di Nardo, Giorgio Trestini, Adriana Russo.

 

woody allen to rome with love

Su Rete 4 all’1 avete il terzo film di Woody Allen della serata, “To Rome with Love”, tutto ambientato e girato a Roma, con Woody Allen, Judy Davis, Ellen Page, Jesse Eisenberg, Greta Gerwig, Penélope Cruz, Roberto Benigni, Sergio Solli. Venne massacrato dalla critica americana. “E’ tempo di rimettere a posto le borse Vuitton e tornare a casa, Woody”, gli disse Rex Reed del New York Observer. “La tua ispirazione  è minima, l’euro è in crisi e quella che stai passando è una brutta giornata”.

 

“La sua nota ansietà nel film è distraente. Fortuna che non ci distrae da nulla di interessante” (Tony Macklin). Al meglio il film venne bollato come “dull comedy”, commedia noiosa. “Frivolo, schematico e lunghissimo. L’omaggio di Allen alla Città Eterna è uno dei risultati più disastrosi del suo tour europeo”. “Con l’età arriva lo sfinimento, recita una delle battute del film. In pratica serve per la diagnosi del suo ultimo soufflé ambientato in una capitale culturale europea”. Todd McCarthy lo distrusse ritenendolo degno di “un piatto di linguine in faccia”. “E’ come se questo viaggio turistico nella Città Eterna fosse stato concepito dal concierge dell’Hotel Excelsior”.

 

woody allen to rome with love

Su Iris all’1, 20 il giallo “Keys to Tulsa” di Leslie Greif con Eric Stoltz, James Spader, Deborah Kara Unger, Joanna Going, Michael Rooker, Randy Graff. Su Cine 34 alle 2m, 45 passa l’erotico con Stefania Sandrelli “Una donna allo specchio” di Paolo Quaregna con Marzio Honorato, Alberto Signetto, Paolo Quaregna, Dina D'Isa. Chiudo con una rarità, l’unico film diretto dal critico Edoardo Bruno, “La sua giornata di gloria” con Carlo Cecchi, Maria Manuela Carrilho, Raúl Martínez, Sergio Serafini, Alberto Hammermann, Angelica Ippolito, Rai Tre alle 3. Terribile anche allora. Celebre la frase di presentazione della ragazza protagonista, "Mi chiamo Anita. Ho 22 anni e faccio la guerriglia”. Ridemmo per anni. Ma non era superiore il film di Adriano Aprà…