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Simona Voglino Levy per Libero Quotidiano
Cosa c' entra Dante Alighieri con Kurt Cobain? E Patti Smith con Pasolini? C' entrano. Parola di Giulio Carlo Pantalei, giovanissimo autore di Poesia in forma di Rock, edito da Arcana (pp191, euro 16), la casa editrice fondata da Fernanda Pivano che, certamente, avrebbe apprezzato il progetto.
Un saggio che va oltre il rock, quello smodato, le provocazioni del punk, i bagordi baudelairiani declinati nella chiave maledetta che rapisce il pubblico e lo stupisce e lo intriga. Oltre le bottiglie di whiskey tracannate da Keith Richards a colazione e alle stanze d' albergo distrutte da John Bonham nei suoi eccessi di zelo- chiamiamoli così- come spiegato nella bella introduzione dei fratelli Verdone, Carlo e Paolo, da sempre appassionati intenditori di rock.
Un' analisi precisa e puntuale, un viaggio per nulla banale nel mondo di alcuni fra i più grandi artisti che hanno contribuito a fare della musica, d' oltremanica più che altro, il fondamento oltre che ludico anche culturale di intere generazioni. Fino ad arrivare ai giorni nostri. Giacché, ne siamo certi, è più facile che un sedicenne conosca Kurt Cobain o Patti Smith, piuttosto che un Ciriaco De Mita. Per dire. Facciamoci qualche domanda. Perché la musica, si sa, oltre ad essere arte è cultura. Altissima.
Basta saper frugare fra le parole in nota. Lo diciamo, a maggior ragione, dopo aver letto questo saggio. Dopo questo viaggio l' ascolto di Tom Yorke, Cobain, Sting, potrebbe non essere più lo stesso: vi avvisiamo. Potreste sorprendervi con l' orecchio teso a ricercare fra parole famigliari, conosciute a memoria, canticchiate in automatico, tracce di un contatto palese fra alcuni dei più grandi artisti di questo secolo (e di almeno metà di quello da poco passato) e i grandi autori della letteratura italiana: dal Dolce stilnovo, fino a Calvino. No, non stiamo vaneggiando.
Qualche esempio? Torniamo a Dante e Kurt Cobain. Quest' ultimo, disgraziato ragazzo della provincia nordamericana, figlio di vicende famigliari violente, girovago per sopravvivenza, si ritrova, vagabondo, a frequentare la biblioteca pubblica di Aberdeen. Già: Cobain in biblioteca! Lì, divora libri fino alla chiusura. Uno su tutti: la Divina Commedia del Poeta trecentesco, appunto.
«Mi ricordo solo che gironzolavo senza meta durante il giorno senza niente da fare, ma in un modo o nell' altro finivo sempre in biblioteca. Ci ho trascorso così tanto tempo che non si può immaginare, stando solo seduto a leggere tutto il tempo, aspettando che la giornata finisse», ha raccontato l' artista in una delle sue rare confessioni pubbliche, stanate dall' autore di questo bel libricino.
La sofferenza di Cobain, poi, è nota a tutti: un patimento infernale che lo porta a togliersi la vita a soli 27 anni. Amava l' inferno dantesco, il girone dei suicidi lo aveva quasi vissuto, come ben spiegato da Pantalei a proposito di Heart- shaped box e del suo videoclip. Per stare in tempi più recenti?
Sapevate che i Radiohead sono aspiranti letterati? Thom Yorke fu studente di letteratura inglese, per dire. E il percorso è simile anche per gli altri componenti del gruppo. Anche per loro è Dante a vincere: selve oscure anche qui, quindi, sulle orme di Cobain, solo declinando l' immaginario dantesco secondo una prospettiva distopica e fantascientifica. I Radiohead, insomma.
Ma quando entrarono in contatto col papà della nostra letteratura e perché? Fu la compagna di Thom Yorke, Rachel Owen, la vera responsabile: «Scelsi di studiare all' Academia di Belle Arti a Firenze», spiega in un recente articolo scovato da Pantalei. Lì Rachel si innamorò del poeta fiorentino, come biasimarla, «e questo mi portò a Firenze e in Italia dove frequentai le maggiori biblioteche. Evidentemente dopo tanti anni sono riuscita a contagiare Thom almeno in questo». Almeno? Grazie Rachel. La musica ringrazia.
E c' è anche Sting. Che ha studiato per diventare maestro elementare e poi, guarda a caso, si dev' essere innamorato del nostro Italo Calvino. If on a winter night a traveller, vi ricorda qualcosa? Pare proprio che sia la traduzione di Se una notte d' inverno un viaggiatore. "E' uno dei miei libri preferiti", ha rivelato Sting ad una piattaforma di musica classica tedesca, come riportato da Pantalei.
Ora, la riflessione sorge naturale: chissà quanti studenti preferiscono le note di Sting alle lettere di Calvino, senza sapere che quest' ultimo ne è stato squisito ispiratore.
Sarebbe da proporre nelle scuole: perché non fare ascoltare Sting per incentivare giovani menti tediate a scoprire il meno amato Italo Calvino?
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