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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
DOPO AVERLA AFFOSSATA, RENZI SI COMPRA 'L'UNITÀ'? - NON SOLO LE INDISCREZIONI DE 'LA STAMPA', TRA MICHELE SANTORO, PAOLO MIELI E L'ATTIVISMO DEL TESORIERE BONIFAZI, ANCHE FASSINO SAREBBE STATO MANDATO IN AVANSCOPERTA DA EDITORI PIEMONTESI PER SONDARE PESSINA, CHE OGGI HA IN MANO LA STORICA TESTATA, CHIUSA PER MANCANZA DI COPIE VENDUTE. MA C'È QUEL DETTAGLIO DEI SOLDI...
Giacomo Amadori per ''la Verità''
caro segretario la rubrica di renzi su l unita
In vista delle primarie del Pd (previste a febbraio) e delle elezioni europee del 2019, Matteo Renzi sta cercando di dar vita a una clamorosa operazione: riprendere il controllo dell' Unità. L' uomo, che non è un fesso, sa che la battaglia per il leadership del partito sarà particolarmente aspra (si parla di almeno tre candidati forti per la segreteria, Nicola Zingaretti, Marco Minniti e Maurizio Martina) e per questo non vorrebbe che il glorioso quotidiano fondato da Antonio Gramsci finisse in mani nemiche, fossero anche di sinistra.
Nel 2015, Matteo, quando era alla guida del governo, aveva provato a rilanciare lo storico organo del vecchio Pci, passato poi al Pd, ma l' operazione si era rivelata un fallimento. Nella compagine societaria erano entrati, con l' 80 per cento, la Ps srl, di proprietà dei Pessina, famiglia milanese di costruttori, e dell' amministratore delegato Guido Stefanelli, e, con il restante 20, la Eyu srl, emanazione della fondazione oggi saldamente in mano al Giglio magico.
caro segretario la rubrica di renzi su l unita
Nel maggio 2017 il giornale ha interrotto le pubblicazioni e nel 2018 la testata ha rischiato di essere venduta all' asta, mentre sul groppone della casa editrice sono rimaste le fatture di alcuni consulenti renziani doc. Quando L' Unità ha lasciato le edicole (l' ultima uscita, un' edizione straordinaria stampata per non perdere l' utilizzo della testata, risale al 25 maggio scorso), Renzi ha affidato ad Andrea Romano e Mario Lavia Democratica, un sito d' informazione online che si è rivelato ininfluente nel dibattito politico e informativo.
Le quote dell' Unità al momento sono tutte nelle mani della Ps e l' azienda sta cercando nuovi soci per provare a rilanciare il quotidiano nel 2019. Renzi ha capito i rischi dell' operazione e sta provando in tutti i modi a rientrare nella partita perché non vorrebbe che lo storico organo d' informazione della sinistra ritornasse in edicola per sparare tutti i giorni sul suo quartier generale, già abbastanza ammaccato.
matteo renzi francesco bonifazi
I primi sondaggi, che forse hanno preoccupato l' ex segretario Pd, sono partiti dal mondo editoriale torinese, città d' adozione di Gramsci. Per la cordata piemontese si è mosso anche l' ex sindaco, Piero Fassino, che, incaricato non si sa da chi, ha voluto incontrare la proprietà dell' Unità.
Fassino ha avuto con i vertici diversi abboccamenti e poi ha introdotto nella trattativa anche il professore e notaio milanese Pier Gaetano Marchetti, ex presidente del patto di sindacato di Rcs e Mediobanca, il quale è stato incaricato - non si sa da chi - di sondare che cosa stesse succedendo in quello che una volta era la bibbia della classe operaia. I misteriosi aspiranti acquirenti hanno anche proposto, a quanto risulta alla Verità, a giornalisti di primo piano l' eventuale direzione.
Per esempio hanno provato a convincere una grande firma, ben inserita nella Torino che conta e con una lunga carriera alle spalle. Non è un caso che sia stato il principale quotidiano della città della Mole, La Stampa, a riportare una recente indiscrezione sui movimenti intorno all' Unità.
Visto l' attivismo torinese il mondo del Giglio fiorentino ha pensato di rispondere mettendo in campo, come possibili direttori ed eventuali soci, altri due nomi di prestigio del giornalismo nostrano: Paolo Mieli e Michele Santoro, il quale si sarebbe interessato all' Unità già in primavera, quando si parlava di mettere all' asta la testata.
Si dice che Mieli abbia gentilmente declinato l' offerta, mentre l' ex conduttore di Annozero sarebbe ancora in corsa, sebbene poco eccitato all' idea di avere come compagno d' avventura il senatore di Scandicci.
Per avviare i contatti con Santoro sarebbe stato incaricato Michele Anzaldi, portabandiera del renzismo duro e puro. Il deputato palermitano sarebbe stato messo in pista durante l' ultima Leopolda da Renzi in persona e dal tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi. Anzaldi deve essere sembrato l' uomo giusto, visto che per anni aveva intrattenuto i rapporti con il mondo televisivo per conto di Francesco Rutelli. Ma la missione non è andata per il verso giusto e Michele Anzaldi sarebbe tornato da Matteo senza il sì di Santoro. Il quale, ai giornalisti che lo hanno contattato, ha risposto con un «no comment».
Secondo i ben informati i fiorentini vorrebbero riutilizzare per la loro Opa la cassaforte della Fondazione Eyu, di cui Bonifazi è ancora il presidente. L' obiettivo, come detto, è quello di scongiurare la possibile nascita di una voce critica che da sinistra ostacoli Renzi nel suo auspicato «Ritorno al futuro».
Un futuro che potrebbe essere separato da quello del Pd: nell' entourage dell' ex capo del governo si dice che un partito personale del fu Rottamatore varrebbe nei sondaggi tra l' 8 e il 15 per cento dei suffragi e che la nuova lista si potrebbe appoggiare ai «Comitati di azione civile» lanciati alla Leopolda (in una settimana ne sarebbero sorti 220). Certo, l' assalto al quotidiano non appare un progetto semplice.
Infatti la Procura di Roma ha messo sotto osservazione i bilanci di Eyu a causa dei finanziamenti che l' associazione ha ricevuto dal costruttore romano Luca Parnasi, e Bonifazi è stato iscritto sul registro degli indagati per finanziamento illecito. C' è, poi, da domandarsi con quali soldi la Fondazione Eyu vorrebbe rientrare in possesso dell' Unità, in un momento in cui il Pd ha le casse vuote e ha molti dipendenti in cassa integrazione. È pensabile un' operazione del genere con un segretario dimissionario? Gli altri candidati sono informati? E che cosa ne pensano?
Anche perché la prima scalata dei renziani all' Unità è stata un disastro. Nel 2015 le vendite del quotidiano sono crollate sotto le 10.000 copie al giorno, dimezzando quelle del 2013. Da lì a poco, L' Unità è colata a picco con il suo carico di consulenti e collaboratori piazzati dai piddini e dai loro famigliari. Ora l' improvviso nuovo interesse. Che fa sperare i 27 giornalisti e 6 poligrafici attualmente in cassa integrazione.
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