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GARIMBERTI, MAI MANIFESTATO INTENZIONE DI DIMETTERMI
(ANSA) - ''Le dimissioni si danno. Non si minacciano, ne' si annunciano''. E' quanto afferma il presidente della Rai, Paolo Garimberti, in merito a notizie di stampa circa una sua ''presunta intenzione di rimettere il mandato''. ''A nessuno dei miei interlocutori - sostiene ancora Garimberti - ho manifestato l'intenzione di dimettermi perche', lo ribadisco, le dimissioni si danno e non si minacciano''.
Goffredo De Marchis per "la Repubblica"
Una bomba che farebbe esplodere la Rai, certificandone l'assoluta ingovernabilità . Il presidente di Viale Mazzini, ha confidato ai suoi interlocutori, si prepara a sbattere la porta martedì se non verrà cancellato l'accordo di Pdle Lega con un posticino anche per il Terzo polo. I falchi berlusconiani vogliono la conferma di Alberto Maccari al Tg1, direttore ad interim fino al 31 gennaio, pensionato richiamato in servizio per gestire la breve transizione del dopo Minzolini.
Invece la sua direzione può durare ancora un anno, fino a gennaio del 2013. Significa che il Pdl avrà il controllo della testata Rai più importante sia per le amministrative di primavera sia per le politiche del prossimo anno. «Se non troveremo condivisione e unità per il nuovo direttore del Tg1 - aveva detto Garimberti subito dopo la spaccatura del cda su Maccari a metà dicembre - meglio andarsene a casa». Lui è pronto a mantenere l'impegno. Pdl e Lega hanno raggiunto un accordo basato sui numeri della vecchia maggioranza grazie a una spartizione chirurgica.
Maccari al Tg1 e Alessandro Casarin, vicino al Carroccio, alle Testate regionali (Tgr), posto cruciale visto che i telegiornali locali al Nord fanno ascolti record. Per blindare l'intesa, di cui il direttore generale Lorenza Lei si è fatta paladina, la Tgr avrà ben due condirettori: Pietro Pasquetti, area Udc, e Paolo Corsini, legato agli ex An di Maurizio Gasparri. A Viale Mazzini insomma è stata resuscitata addirittura la Casa delle libertà , roba di qualche anno fa. Con l'avallo di Roberto Maroni, dominus leghista nella tv pubblica. E con l'esclusione, alla vigilia di amministrative fondamentali per le forze politiche, del Partito democratico.
La nuova maggioranza PdlPd-Terzo polo, che tiene in piedi il governo, può dunque spaccarsi in Rai con conseguenze pericolose per Mario Monti. Di questo sta discutendo a tutti i livelli Garimberti nel tentativo estremo di salvare il salvabile. Ieri mattina ha visto Gianni Letta, amico personale di Maccari e architrave su cui si regge l'accordo tra berlusconiani e leghisti. L'incontro ha avuto un esito negativo perché nel Pdl prevalgono i falchi. In un vertice riservato dei giorni scorsi Paolo Romani e Renato Brunetta hanno tacitato le colombe al grido «Non possiamo perdere il Tg1».
Il governo osserva preoccupato le scosse che avvengono in Rai.
Il ministero del Tesoro avrebbe un suo rappresentante in cda, Angelo Maria Petroni. Ma Petroni ha fatto sapere che non seguirà indicazioni dai nuovi membri dell'esecutivo. A Palazzo Chigi si preferirebbe un esterno per il Tg1, ma la concentrazione è intorno all'annunciata riforma della governance. Lunedì mattina il ministro dello Sviluppo Corrado Passera e il sottosegretario all'Editoria Paolo Peluffo sono saliti al Quirinale per delineare a grandi linee le idee dell'esecutivo. Un eventuale implosione del vertice aziendale potrebbe accelerare il varo del provvedimento di riforma.
E il probabile voto decisivo su Maccari del consigliere Antonio Verro può aggravare la situazione. Verro infatti dal 17 gennaio è un deputato del Pdl, ha già partecipato alle votazioni (17) e il suo partito sta cercando di allungare i tempi per definire l'incompatibilità delle due cariche. Tutto nei termini di legge, ma la manovra dilatoria è evidente. Per portare Verro col doppio incarico fino al 28 marzo, data di scadenza di questo cda. Che però può esplodere molto prima.
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