celentano claudia mori

NON DITE AL MOLLEGGIATO CHE LA CRITICA NON È REATO - DOPO L'ARTICOLO DI DAGOSPIA, AMADORI RACCONTA IL PROCESSO (11 ANNI!) CONTRO CELENTANO: ''IL PM GLI CHIESE L'AUTOGRAFO. LA SUA DEPOSIZIONE UNO SPASSO, UN TRIPUDIO DI BATTUTE E SILENZI. DISSE CHE IL MIO RITRATTO NEGATIVO AVEVA TOLTO AGLI ITALIANI UN PUNTO DI RIFERIMENTO''

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IL BISBETICO DOMATO

 

Giacomo Amadori per ''La Verità''

 

GIACOMO AMADORIGIACOMO AMADORI

In questi giorni il mio telefono squilla spesso. In molti vogliono complimentarsi con me per la sentenza della Suprema corte di Cassazione che mi ha assolto dall' accusa di aver diffamato Adriano Celentano e la sua famiglia. Di fronte a tanta giubilante solidarietà mi è sorto il sospetto che il Molleggiato stia sulle scatole a più d' uno. La decisione è stata subito ripresa dal sito dell' ordine dei giornalisti, da altri blog che si occupano di libertà di stampa e da una sezione specializzata del Sole 24 ore.

 

Ma sino all' altro ieri la notizia non aveva trovato spazio sulla cosiddetta stampa generalista, nonostante le agenzie ne avessero dato conto. Ci ha pensato il sito Dagospia a rilanciare la sentenza con un servizio a tutta pagina dal titolo caustico: «Celentano giustiziato». Il mio articolo risale al 2005, ai tempi in cui scrivevo per Panorama, ed era un raccontone con più ombre che luci della vita privata del Molleggiato.

 

Dopo 11 anni la mia assoluzione non ammette obiezioni: nel servizio «sono riportati fatti veri, attinenti alla vita privata delle persone offese già resi pubblici per il tramite di interviste rilasciate in passato dagli stessi figli della coppia; la rilevanza pubblica delle notizie riportate è conseguenza sia della notorietà delle persone offese che della diffusività data alle stesse dagli interessati; il linguaggio espressivo è stato caratterizzato da continenza. Di conseguenza il diritto di critica è stato correttamente esercitato».

celentano fo albanese gaber jannaccicelentano fo albanese gaber jannacci

 

L' avvocato Giorgio Assumma, ex presidente della Siae e prossimo organizzatore di due convegni su questa sentenza, giudica così la decisione delle toghe del Palazzaccio: «In una materia così fluida come quella della responsabilità dei giornalisti questa decisione rappresenta un contributo decisivo al dibattito sul tema».

 

Nel 2005 non avrei mai pensato che quell' articolo avrebbe creato tanto baccano. Era pur sempre un ritratto, seppur non ordinario, di un personaggio dello spettacolo. Venne pubblicato in concomitanza con l' inizio della trasmissione Rockpolitik, in cui Celentano indossava i panni del guru e sdottoreggiava sull' universo mondo.

adriano celentano claudia moriadriano celentano claudia mori

 

Ovviamente a Panorama non avevamo nessun intento diffamatorio, ma semplicemente volevamo raccontare chi fosse davvero questo sermonatore, senza risparmiargli inciampi e incoerenze, compresi i complicati rapporti famigliari. La presunta coppia più bella del mondo non la prese con savoir faire e me la trovai di fronte nel processo.

 

Per proteggerli dai fan il giudice gli concesse di attendere il loro turno di testimoni in camera di consiglio. Una decisione che mi lasciò basito. La mia preoccupazione salì di gradazione quando vidi il pm avvicinarsi a Celentano e chiedergli un autografo per la sorella. Claudia Mori in aula tenne un atteggiamento severo e contrito, perfettamente in linea con la ferma ricerca di una rivalsa giudiziaria.

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Al contrario la deposizione del Molleggiato fu obiettivamente uno spasso, in un tripudio di battute e silenzi studiati. Sembrava stesse recitando in uno dei suoi show televisivi. Istrionismo a parte, mi colpì il suo ragionamento, che provo a tradurre in soldoni: le cose che ha scritto Amadori sono in gran parte vere, ma io, Celentano, per molta gente sono un guru e aver evidenziato solo le ombre della mia vicenda esistenziale e non le luci ha tolto a molti di loro un punto di riferimento.

 

Un' argomentazione che mi parve incredibile, ma che evidentemente alla giudice non deve aver fatto lo stesso effetto. Infatti mi condannò con la motivazione che la «collazione» di soli fatti negativi, seppur veri, è comunque diffamatoria. La Mondadori venne condannata a pagare 40.000 euro. Non proprio briciole.

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In vista dell' appello prese in mano la pratica l' avvocato Stefano Toniolo, il quale non si arrese a quell' ingiustizia e provò, riuscendoci, a far ragionare i giudici dell' Appello che mi assolsero. Adesso quella vittoria è stata confermata definitivamente dalla Cassazione che ha stabilito (si spera) una volta per tutte che il giornalista è «libero di selezionare i fatti reputati rilevanti per l' illustrazione della personalità dei soggetti criticati, nonché della realtà di coppia e di quella familiare».

 

CELENTANOCELENTANO

Per i supremi giudici «è risaputo, ed è stato costantemente evidenziato dalla giurisprudenza, che la critica, quale espressione di opinione meramente soggettiva, non è mai rigorosamente obbiettiva (...) da essa deve solo pretendersi che non utilizzi notizie false o mistificatorie, che sia continente nell' espressione e si eserciti su fatti e persone aventi rilevanza pubblica». Per la parte civile io avrei generalizzato, trasformando in prassi singoli episodi. Ma per i giudici «anche un solo tradimento coniugale può essere sintomo di incoerenza, la lite giudiziaria con un fotografo può essere sintomo di litigiosità, a seconda dei motivi che la innescano».

DAVID BOWIE CELENTANO   DAVID BOWIE CELENTANO

 

A quanto ci risulta Claudia Mori è profondamente contrariata per la sentenza della Cassazione e secondo il suo avvocato Davide Steccanella non ha nessuna intenzione di interloquire con lo scrivente. Ci pensa il legale a dare voce alla famiglia e noi gli concediamo tutto lo spazio che gli serve, affinché non si dica che non sappiamo vincere: «Prendo atto del giudizio della Corte di Cassazione ma rimango convinto che fosse giuridicamente corretta la sentenza del primo giudice.

 

L' articolo era stato appositamente commissionato per fornire una immagine negativa di un personaggio pubblico in procinto di condurre un programma televisivo "sgradito" non già sotto il profilo artistico ma personale e privato e che riguardava il suo ambito familiare. E per fare questo era stato confezionato una sorta di "collage" di pezzi estrapolati da precedenti interviste rese in momenti e contesti diversi da persone diverse per offrire così al lettore un ritratto di una famiglia non solo difforme da quello reale, ma a tal punto negativo da essere sintetizzato nel titolo come "un inferno".

giorgio assumma  con la moglie maretta scocagiorgio assumma con la moglie maretta scoca

 

Definizione non a caso ritenuta diffamatoria dagli stessi giudici che tuttavia l' hanno ritenuta non direttamente attribuibile all' articolista». Sarà. Io intanto brindo, perché criticare, con giudizio, la vita privata di Celentano in questo Paese ora non è più reato.