CALCIO MARCIO – DOPO LA LITE COI TIFOSI CHE GLI AVEVANO DATO DELLO ‘ZINGARO’ E LA RISPOSTA SU FACEBOOK (‘ITALIANI BASTARDI’) L’ATALANTA CACCIA LIVAJA – INUTILI LE SCUSE, L’ATTACCANTE CROATO SARA’ MULTATO E CEDUTO

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Cosimo Cito per ‘La Repubblica'

Silenzio. Fa il gesto odioso dello stare zitti, Marko Livaja, a chi odiosamente gli intima di andare via. Di tornarsene in Croazia. È il 51' di Atalanta- Verona, sabato, e Livaja ha toccato tre palloni in tutto. Colantuono decide che può bastare e lo cambia con Moralez. L'attaccante croato esce facendo il gesto con la mano, "parlate, parlate", ma dietro la panchina non parlano, minacciano, urlano, sono tre o quattro tifosi. Mentre esce gli piove addosso dell'acqua. Il dito è sempre sulla bocca, state zitti.

Ma non stanno zitti, offendono, "zingaro", cose che fanno male quasi come quell'altra, sulla mamma. Livaja non si trattiene, va contro il vetro che separa il campo dalla tribuna che una volta i radiocronisti definivano "centrale", quella delle autorità, di chi poteva permettersi i posti migliori, della brava gente, si diceva un tempo. «Silenzio, silenzio». È solo il primo tempo. Il secondo si consuma su Facebook, ed è più verboso e, se possibile, più disgustoso.

Gliene dicono un po', i tifosi atalantini. Uno gli chiede di lasciare Bergamo,
e lui, il ventenne Livaja, risponde, «vieni in Croazia con me, italiani bastardi», approssimativo ma chiaro, quasi come il minaccioso «ci vediamo a Zingonia », posticino che ne ha viste un po' dall'inizio dell'anno, dal carroarmato in poi. Gli augurano di non mettere più la maglia nerazzurra, «speriamo, merde », che sa di addio ed è pieno di
ciò che non è stato questo campionato, appena due gol e un'esplosione mancata, e un feeling presto interrotto con una piazza difficile.

Lui si spiega, chiede scusa, ancora su Facebook, «ho perso la testa, ma mi hanno offeso pesantemente, e pochi razzisti mi hanno chiamato zingaro ». Razzisti, dice così. L'italiano è impeccabile, stavolta, ed è limpido come un pugno. Ora è a Spalato, a casa per le feste pasquali, al momento non torna, dice l'Atalanta, ha un'infiammazione al tendine, non ci sarà alla ripresa degli allenamenti, oggi: ha promesso di tornare «appena guarito». Sarà multato ma non è fuori rosa.

Ci andò per molto meno a febbraio, quando a Udine rifiutò di riscaldarsi e non volle entrare. Durò due partite il castigo, poi qualche spezzone, piuttosto inutile. L'occasione era sabato ed è finita con un dito sulla bocca, con l'odiato Verona in vantaggio. Si potrebbe minimizzare, non fosse Bergamo, non fosse la tifoseria più calda e dura d'Italia, e dura forse non rende: sono almeno 15 le squadre considerate rivali dal tifo nerazzurro, una è il Verona, e infatti sabato non è andata bene, con lanci di pietre e bottiglie fuori, e cori durissimi dentro.

Quanto al futuro, al di là delle frasi di circostanza, Livaja andrà via: l'Inter ne detiene metà del cartellino. «Spero di movimentarlo quest'estate» racconta il procuratore Federico Pastorello. Meglio per tutti, Marko, l'Atalanta e Bergamo, finirla qua.

 

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