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Giampiero Martinotti per "la Repubblica"
Nel 2013, una notizia del genere non dovrebbe occupare più di un trafiletto. Eppure, è una novità assoluta: una donna si appresta a prendere la guida di Le Monde per la prima volta dalla fondazione del quotidiano, nel dicembre 1944. Come Jill Abramson, che da poco più di un anno è al vertice della redazione del New York Times, Natalie Nougayrède va ad occupare un posto che finora era stato appannaggio solo degli uomini.
Quarantasei anni, nel giornale dal 1996, corrispondente a Mosca per diversi anni, vincitrice del premio Albert-Londres per i suoi reportage sulla guerra in Cecenia, si occupa di diplomazia e la sua scelta è giunta inaspettata: in corsa con tre colleghi, era l'outsider, ma alla fine l'ha spuntata.
Le Monde era alla ricerca di un direttore da quasi tre mesi, cioè dalla scomparsa improvvisa di Erik Izraelewicz. La sua scelta è contrassegnata da alcune tappe obbligatorie, legate alla storia della testata.
Il quotidiano del pomeriggio è stato infatti controllato dai giornalisti fino al giugno 2010, quando la necessità di ricapitalizzare la società portò la maggioranza del capitale nelle mani di tre uomini di sensibilità progressiste: Pierre Bergé, compagno e manager di Yves Saint Laurent, oggi un grande mecenate; Xavier Niel, innovatore di talento nel campo dell'high-tech; Matthieu Pigasse, banchiere della Lazard con il pallino dell'editoria.
I tre hanno deciso di condividere con la redazione il potere di nomina del direttore: gli
azionisti scelgono un candidato, i giornalisti devono approvarlo con una maggioranza del 60 per cento e il loro voto è vincolante. Gli azionisti, dopo aver escluso l'ipotesi di un reclutamento esterno, hanno ricevuto quattro candidature interne: il veterano Alain Faujas, il rodato Frank Nouchi e il più giovane e brillante Arnaud Leparmentier.
All'ultimo minuto, cioè allo scadere del termine fissato, è arrivata la candidatura di Natalie Nougayrède, considerata all'inizio la più debole, forse perché la più inattesa. Secondo la ricostruzione di Libération, i tre azionisti non riuscivano a trovare un'intesa: Bergé sosteneva Nouchi, per alcuni troppo legato a gestioni del passato, e gli altri due Leparmentier, considerato troppo "liberale".
Alla fine Nougayrède l'ha spuntata: i tre azionisti hanno detto in un comunicato di «contare su di lei, il suo rigore, il suo entusiasmo e la sua professionalità per lavorare con l'insieme delle redazioni», cioè quelle del giornale e del sito.
Poco conosciuta all'interno, dove non ha mai esercitato funzioni di comando, dovrebbe facilmente riuscire a raccogliere i consensi necessari: in una fase di crisi strutturale della carta stampata, dicono molti giornalisti di Le Monde, «non è certo il momento di creare ostacoli o di alimentare guerre intestine». Il voto sarà organizzato il 1º marzo e, se tutto andrà bene, la Nougayrède sarà la prima direttrice dello storico quotidiano parigino.
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