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“TORNATE A CASA, GUARDATEVI ALLO SPECCHIO, VERGOGNATEVI E RIMETTETEVI A STUDIARE” – IL DURISSIMO EDITORIALE DI ANDREA MALAGUTI, DIRETTORE DELLA “STAMPA”, DOPO L’ASSALTO ALLA REDAZIONE DEL QUOTIDIANO, A TORINO DI UN MANIPOLO DI PRO-PAL: “RAGAZZI GUIDATI DA UNA RABBIA IDEOLOGICA E SENZA SENSO, MANIPOLATA E MANIPOLABILE IN UN GIOCO PIÙ GRANDE DI LORO CHE METTE A RISCHIO TUTTI. RAGAZZI AI QUALI UNO VORREBBE DIRE: AVETE IDEA DI CHE COS’È UN GIORNALE? DI CHE COSA RAPPRESENTA? DEL VALORE DELLA LIBERTÀ DI INFORMAZIONE? SAPETE CHI SIAMO? DOMANDE RETORICHE. NON SAPETE NULLA” - VIDEO

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Violenza cieca, quel patto sociale da difendere

Estratto dell’articolo di Andrea Malaguti per “La Stampa”

 

andrea malaguti

È tutto per aria. I libri, giornali, le sedie. E i muri sono pieni di scritte. “Fanculo Stampa”. “Liberate l’Imam”. L’irruzione violenta, vigliacca e stupida come tutte le aggressioni, è avvenuta in un raro giorno di sciopero nazionale, quando la redazione era praticamente deserta.

 

Un centinaio di teppisti invasati, antagonisti fuoriusciti da un corteo pro-Palestina, hanno scorrazzato come bufali nella nostra redazione centrale dopo avere riempito di letame le scale di ingresso, divelto la porta del bar, terrorizzato chi era nei locali intonando cori feroci: «Giornalista, sei il primo della lista».

 

LIBERTA DI STAMPA - VIGNETTA BY ROLLI PER IL GIORNALONE - LA STAMPA

«Giornalista, ti uccido». Slogan da Brigate Rosse, chissà se lo sanno. Suppongo di no. Un’eredità inconscia che fa venire i brividi. Ora c’è puzza di fumo ovunque. Un quarto d’ora di follia, registrato minuto per minuto da telecamere che restituiscono occhi, gesti e voci di ragazze e ragazzi giovanissimi, direi ventenni, appena usciti dal liceo, forse poco più, guidati da una rabbia ideologica e senza senso, manipolata e manipolabile in un gioco più grande di loro che mette a rischio tutti.

 

Ragazzi ai quali, nel giornale di Carlo Casalegno, uno vorrebbe ricordare il delirio omicida e fuori controllo degli Anni Settanta: lo sapete a che cosa portano certe derive? Conoscete la fortuna, straordinaria, di vivere in un’epoca ammaccata e in ritirata, dove però potete tutto – manifestare, arrabbiarvi, chiedere, rivendicare - ma questo no.

 

assalto dei manifestanti pro palestina alla redazione della stampa, a torino 9

Questo non è concesso. Questo non ha ragione, motivo, legittimità. È solo sporcizia controproducente. Utile a deprimere qualsiasi causa, a umiliarla fino a farla sparire. Mentre voi avreste (dovreste avere) l’energia e la forza per pulire, non per sporcare. Se no non siete la soluzione siete parte del disastro. E chi vi sta di fianco dovrebbe passare le giornate a dirvelo. A prendere le distanze. A impedirvi di muovervi in modo così cretino e pericoloso.

 

Chiedete la libertà di parola per un Imam che rivendica la legittimità dell’orrore inumano del 7 ottobre, ma pretendete che noi non ne parliamo? Vale la sua libertà di pensiero ma la nostra no? Avete idea di che cos’è un giornale? Di che cosa rappresenta? Del valore della libertà di informazione? Sapete chi siamo? Del dibattito ininterrotto sul massacro compiuto a Gaza? Domande retoriche. Non sapete nulla. Sarebbe interessante sedersi ad un tavolo comune, guardarsi negli occhi, parlare civilmente, provare a ragionare. Venite, se volete. Non avete bisogno di spaccare nulla. Siamo un luogo abituato ad aprire le porte, non a chiuderle.

andrea malaguti

 

Invece siamo nell’era dell’istinto animalesco da social, da chiamata alle armi emotiva. Estrapoli un pezzo di un giornale, non lo capisci, lo strumentalizzi e ne fai un selvaggio grido di battaglia. Mi domando se questi teppisti, che minacciano le nostre giovani professioniste colpevoli di fare bene il proprio mestiere, abbiano mai letto un giornale dall’inizio alla fine.

 

Ragazzi incattiviti, ai quali viene voglia di dire, col cuore pieno di amarezza: dai, tornate a casa, guardatevi allo specchio, vergognatevi e rimettetevi a studiare, perché la responsabilità del mondo è anche vostra, non solo di chi è venuto prima di voi. Bisognerebbe appendere nelle loro camere il motto del Mahatma Gandhi: «La nonviolenza e la verità sono inseparabili e si presuppongono a vicenda». Basterebbe questo come punto di partenza condiviso.

 

 

assalto dei manifestanti pro palestina alla redazione della stampa, a torino 8

[...]  È un posto speciale La Stampa. Con un parco collaboratori senza uguali. Gente che sa fare il proprio mestiere, che ne rivendica e ne conosce la centralità, con una sola regola inderogabile: non barare mai. Anche quando ti attaccano, distorcono le tue parole, ti dicono che sei fascista o comunista, filo-palestinese o schiavo del governo di Israele, putiniano ma anche zelenskyano, meloniano e schleiniano assieme, in un continuo ribaltamento del senso in cui ciascuno si prende arbitrariamente un pezzo del nostro lavoro lasciando a tutti noi l’impressione di andare nella direzione giusta.

 

[...] Abbiamo la forza di una comunità che produce informazione da quasi centosessant’anni. Un patrimonio di tutti. Cambiano le tecnologie, le piattaforme e i meccanismi informativi. Non il nostro modo di raccontare le cose in modo autonomo, libero e scrupoloso.

 

assalto dei manifestanti pro palestina alla redazione della stampa, a torino 10

Confesso che, alla fine di un pomeriggio che definire triste è riduttivo, ci ha incoraggiato la solidarietà bipartisan arrivata dai Palazzi e dalla gente comune. A cominciare da quella del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per passare a Giorgia Meloni, Elly Schlein, Matteo Piantedosi, Giuseppe Conte, Stefano Lo Russo, Alberto Cirio. E potrei continuare per un’ora con nomi noti, meno noti e ignoti, utili a sottolineare che di fronte a gesti irricevibili, sgangherati, incomprensibili, questo Paese scopre di avere ancora un tessuto connettivo.

 

Mi viene quasi da dire dei “valori”, parola che pensavo defunta e sepolta tra le piccole macerie di casa nostra. Serve un enorme sforzo comune per non perderli.

 

[...]

 

La democrazia è faticosa. Apparentemente fuori sincrono. Richiede dialogo, compromesso, impegno. Comprensione dei fatti, degli angoli bui, sguardo sull’altro. Capacità di fare un passo indietro, di scommettere più sulle domande che sulle risposte, come suggerisce Vittorio Lingiardi in un magnifico libro, Farsi male, capace d spiegare perché siamo chiamati a confrontarci con l’aggressività mediatica, il rancore sociale, il fanatismo religioso. Siamo costretti a fare i conti con gli effetti del male del mondo sulla nostra vita interiore. Tutto, nel discorso pubblico ci spinge al muro contro muro. Chi ha la forza di dire basta? Possiamo scommettere almeno sulle nuove generazioni? E sull’equilibrio di chi ci guida?

assalto dei manifestanti pro palestina alla redazione della stampa, a torino 2

 

 

[...] Il livello di tensione cresce di giorno in giorno. Abbassare i toni è una responsabilità collettiva. Mi ha molto colpito, nella marea di messaggi di solidarietà, quello di Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche, con la quale in questi anni complicati abbiamo avuto confronti profondi e spigolosi, sempre con l’obiettivo di distinguere.

 

[...]  Non possiamo permetterci la disgregazione. Un suicidio mascherato da ribellismo giovanile. È un dovere etico e politico ricostruire gli argini attorno a questo dilagante fiume d’odio ebete e cieco. Scrive Wislawa Szymborska: «Chi sapeva di che si trattava, deve far posto a quelli che ne sanno poco. E meno di poco. Infine, assolutamente nulla». A questo servono i giornali, a fermare la corsa verso il vuoto.

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