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Laura Putti per "la Repubblica"
Djinn Carrenard ha trent´anni, è nato ad Haiti ed è un autarchico. Ha scritto, prodotto, diretto e montato un film con attori non professionisti reclutati tra gli amici e su Facebook. Ha fatto le prove in uno squat, girato in case di amici, senza costumisti, senza parrucchieri, truccatori, catering e automobili con autisti. Attori non retribuiti arrivavano sul set in bus e metrò.
Il film si intitola "Donoma" ("si è fatto giorno" in lingua sioux) ed è costato 150 euro. In Francia è uscito da poco più di un mese e resiste in un pugno di sale che propongono cinema intelligente e libero. Lo hanno presentato come "film guerrilla" forse perché i miti di Carrenard sono Jim Jarmush, lo Spike Lee degli inizi e Van Peebles; lo hanno definito un "film banlieue", ma, della periferia, Donoma ha soltanto la varietà delle razze e certi problemi relativi all´integrazione.
La storia sono tante storie una dentro l´altra con personaggi tutti incisivi, toccanti, teneri, pazzi o crudeli. Ma nessuno che lasci indifferente. La sensuale prof di spagnolo che per ammansire un allievo troppo aggressivo lo sfida nella sua virilità ; l´allievo (ladruncolo di metrò) che si fa rimorchiare da una ragazza di origini arabe con problemi psichici e familiari la quale rifiuta l´amore di un ragazzo che è nella stessa classe di spagnolo del boyfriend.
C´è poi la bella nera adottata da bianchi che vive una storia molto originale con un nero legato a una bianca adottata da neri. Nessuno è fino in fondo una sola cosa, racconta il film, tutti fanno parte di un disegno universale e tutti, anche se non sembra, usano il sesso per arrivare all´amore che è poi quello che serve, quello che davvero conta.
Carrenard, che di Donoma è anche distributore, ha presentato il suo film a Cannes nel 2010 in una sezione indipendente e da più di un anno gira per la Francia insieme ai suoi attori in un Donoma Guerrilla Tour che ha preceduto l´uscita in sala (grazie all´acquisto di Arte). Il confronto diretto con il pubblico è servito a spandere il messaggio di un film corale di travolgente spontaneità .
Certo, i protagonisti parlano molto e, per forza di cose, di ogni scena doveva essere "buona la prima" (e si vede); certo, non è la perfezione tecnica quel che colpisce, ma Donoma è l´immagine più libera e completa di una società multirazziale che il cinema indipendente poteva proporre.
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