DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia
1. AVVISI AI NAVIGATI
Come non avesse già abbastanza da fare tra legge elettorale, riforma del Senato, riforma della Rai e decreti attuativi del Jobs Act, il premier spaccone annuncia una nuova riforma: quella della rappresentanza sindacale e dei partiti. La scusa è l’annosa questione degli articoli 39 e 49 della Costituzione che richiedono il “metodo democratico” per l’organizzazione di partiti e sindacati, articoli mai attuati con leggi ad hoc per evitare pericolose ingerenze dello Stato.
Il tema è delicato, basti pensare all’organizzazione interna di Forza Italia o del Movimento Cinque Stelle, dal quale si viene espulsi con un’alzata di sopracciglio di Grillo e Casaleggio. Ma vale anche per il sindacato, con Landini che vorrebbe cambiare le regole per dare la scalata interna alla Cgil. Il fatto che improvvisamente Renzi abbia messo questi temi in agenda sembra tanto un fallo di reazione nei confronti di Bersani, che chiede più democrazia interna. E sembra un assist nei confronti di Landini, per tenerlo lontano dalla politica e agevolarlo nella sua battaglia contro la leadership della Camusso.
LANDINI E CAMUSSO CONTRO RENZI
Di sicuro l’agenda di Renzi è già sufficientemente ambiziosa e la sua ansia di riformare tutto e tutti tradisce una vocazione egemonica. C’è una ripresa economica da agganciare e ci si aspetterebbe che fosse questa la prima sfida che il governo sente su di sé, invece abbiamo un premier che vuole assicurarsi il controllo della Rai e mettere becco sull’organizzazione interna di partiti e sindacati, tutti temi che immaginiamo appassionino Bruxelles e la Bce. In una situazione del genere non resta che sperare nel ruolo di salvaguardia di Sergio Mattarella.
Matteo Renzi davanti ad una foto di Maurizio Landini,
2. IL PREMIER RIFORMATORE NON DORME MAI
Renzie dunque si lancia in una nuova sfida: “E sulle nuove regole il governo vuole mediare: convocheremo i sindacati. Sui partiti percorso più lungo, si vuole misurare il consenso sulle proposte dei parlamentari” (Corriere, p 11). Più combattivo su Repubblica: “Democrazia nei partiti e burocrazie sindacali. Renzi prepara l’affondo. Allo studio ddl sull’articolo 49 della Costituzione. Taddei: ‘Presto un incontro con le parti sociali’. Il vicesegretario Lorenzo Guerini sta ultimando la bozza da presentare nella direzione Pd già nelle prossime settimane” (p. 3).
orenzo Guerini Debora Serracchiani Luca Lotti Maria Elena Boschi b b adb c f a b ba MGzoom
La Stampa mette in chiaro lo scambio possibile tra Renzi e Landini: “E il premier valuta se offrire a Landini la legge sulla rappresentanza. Renzi fa balenare l’ipotesi: potrebbe favorire un ricambio nella Cgil” (p. 7). Il Messaggero sottolinea le spaccature tra i sindacati: “La sfida di Renzi su trasparenza e rappresentanza spacca i sindacati. Per Palazzo Chigi regolare i partiti e le organizzazioni ‘sfida culturale’ a chi lamenta poca democrazia. La Cgil apre. Cisl e Uil: legge inutile” (p. 2). Poi attacca: “un miliardo di contributi l’anno senza l’obbligo di rendicontare. Tra deroghe e rinvii, per decenni la politica ha chiuso un occhio sull’attuazione della Carta. I sindacati sono equiparati ad associazioni nonostante i cospicui finanziamenti statali” (p. 3).
Intanto Landini va avanti: “Con i lavoratori cambierò il Paese’. Ma Camusso gela Landini: ero all’oscuro. La Cgil non sostiene il progetto del leader Fiom. Legge sulla rappresentanza, sigle divise” (Corriere, p. 11). Su Repubblica: “Cambiamo o siamo finiti’. Landini sferza il sindacato. Gelo Cgil: si muove da solo” (p. 4).
3. UNA LEGGE DA SMONTARE
I partiti non vedono l’ora di disinnescare la legge Severino sulle incandidibilità, ma non sanno come fare perché temono che quel che resta dell’opinione pubblica la prenda male. La legge non piace a Forza Italia, che ha Berlusconi in candidabile, ma anche a vasti settori del Pd che ha il problema di Vincenzo De Luca. L’importante comunque è parlarne, per creare l’impressione che un qualche intervento sia necessario. Oggi si presta l’integerrimo zar anticorruzione: “Cantone: un ‘tagliando’ alla Severino. L’apertura a modifiche anche sull’incompatibilità per abuso d’ufficio, il reato che riguarda De Luca. Tensione al Senato sulla corruzione. Nitto Palma (FI): Grasso eserciti la moral suasion sul governo” (Corriere, p. 5).
RAFFAELE CANTONE CONCITA DE GREGORIO E WALTER VELTRONI - Copyright Pizzi
Sente aria di beffa il Giornale, che insorge: “Ecco la Severino ‘ad personam’. Salva De Luca e inchioda il Cav. Cantone (Anticorruzione): sì alle modifiche sull’abuso d’ufficio. Ma così salta il ricorso alla Consulta che riabiliterebbe Berlusconi. Si vota il 31 maggio: per cambiare la norma le Camere hanno poche settimane” (p. 4).
4. LA BAVA SEPARATA DALLE NOTIZIE
Esce domani l’imperdibile libro della Boldrinmeier dal titolo evocativo “Lo sguardo lontano” (Einaudi) e i giornaloni si mettono a disposizione. Sul Corriere si legge che “la Boldrini continua a interpretare il suo come un mandato di cambiamento” (p. 12). Repubblica ci fa sapere che la Boldrinmeier ha “una vita passata a occuparsi di diritti umani, conflitti e rifugiati” e “per carattere e formazione soffre lentezze e bizantinismi”. In tutto ciò, tra le fatiche d’Aula, “lei cerca di non perdere contatto con gli italiani”. Lavora fino alle 10 di sera “e trova anche il tempo di scrivere”, “iperattiva come ai tempi delle sue missioni nei campi dei rifugiati” (p. 15).
Anche la Stampa si spella le mani e dedica una paginata all’opera boldriniana: “Laura Boldrini, l’altra politica entra nel Palazzo. Speranza, servizio e passione: dopo gli anni dell’impegno umanitario,la Presidente della Camera spiega in un libro come intende il suo lavoro” (p. 21).
5. TOGHE STRAPPATE
Dopo la mazzata della Cassazione su Ruby, la procura di Milano fa quadrato sulla Boccassini. “Attacchi vergognosi’. Bruti difende Boccassini dalle offese della destra. Il procuratore: l’indagine sul caso Berlusconi-Ruby era doverosa. E ricorda le condanne ottenute nei processi sulla ‘ndrangheta” (Repubblica, p. 14). La prossima puntata: la Boccassini che difende Bruti Liberati dalle accuse di Robledo
BRUTI E BOCCASSINI f d c a ba cad ca b
6. LITE TRA STAR
Guerra di nervi tra Elton John e Dolce e Gabbana sul tema della fecondazione per i gay. Il cantante lancia addirittura il boicottaggio contro i prodotti della casa di moda e oggi Stefano Gabbana gli risponde giustamente sul Corriere: “E’ un ignorante, nel senso che ignora che esistono pensieri diversi dal suo ugualmente degni di rispetto” (p. 19). La Stampa ospita sul tema un’intervista allo scrittore Walter Siti, che si dice d’accordo con Elton John ma avverte: “Non esiste un pensiero unico omosessuale. Basta ragionare per categorie, c’è libertà di scelta” (p. 11).
7. IL GIOCO DELLE (TANTE) POLTRONE IN UNICREDIT
stefano gabbana contro elton john
Più affollato di un consiglio dei ministri, il cda di Unicredit va verso il rinnovo. “Unicredit, un taglio (dolce) per la nuova governance. Consiglio più asciutto da 19 a 17 componenti. E più donne, da 4 a 6. Ghizzoni e il presidente Vita verso la conferma. All’assemblea del 13 maggio nel segno della continuità. In discussione il numero dei vicepresidenti (sono 4, ndr). Cariverona valuta una seconda lista. L’istituto deroga a Bankitalia in forza della sua complessità” (Corriere Economia, p. 4). Grande ansia, in tutta la nazione, per la vicepresidenza appannaggio di Montezemolo.
famiglia cristiana del 2025 dolce e gabbana viva la figa
8. LA CINA È SEMPRE PIÙ VICINA…
Affari & Finanza di Repubblica si dedica all’avanzata dei capitali cinesi: “L’ultimo assalto di Pechino, le banche cinesi si preparano allo sbarco in occidente. Nel 2014 tra i 10 istituti di credito cresciuti di più ben 6 sono del dragone. E l’ad di Jp Morgan lancia l’allarme: tra breve possono superarci. Allo studio prestiti in yuan in vista della piena convertibilità. Sempre più filiali in occidente” (p. 8).
9…E ANCHE GLI ARABI NON SCHERZANO
elton john boicotta dolce e gabbana
Il Giornale invece si dedica alla “calata degli arabi”. “Così gli emiri mettono le mani sull’Italia. Interi quartieri cittadini, compagnie aeree ma anche negozi e maison d’alta moda. I miliardari, che sponsorizzano gli estremisti islamici, stanno comprando di tutto.”. “Cinque miliardi di euro, con questi soldi la piovra araba sta comprando l’Italia. La crisi internazionale e il crollo del petrolio non hanno fermato la loro avanzata. Timori per il super attivismo del Qatar” (pp. 11-12).
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