DAGOREPORT – IL MIRACOLO DEL GOVERNO MELONI: HA UNITO LA MAGISTRATURA – LE TOGHE SI SONO COMPATTATE…
Quirino Conti per Dagospia
Commosso e turbato alla notizia che il governatore Roberto Formigoni aveva finalmente consegnato alla Storia ciò che i tempi da molto attendevano (una creazione in maglieria che ha sbaragliato qualsiasi precedente nel genere), e, con quel gesto imperiosamente creativo, messo in subbuglio lâintero mondo dello Stile (le signore Menkes e Wintour pare abbiano già ammesso che i tumultuosi equilibri della Moda ne sono stati violentemente scossi), dopo essersi ricomposto (simili sconvolgenti rivelazioni non capitano ogni giorno), chissà cosa avrà detto dal cielo il grande Yves del suo imitatissimo logo YSL (quel monogramma inventato dal geniale Cassandre nei primi anni Sessanta) decurtato ora di una Y, decisiva in quel misurato e poetico intreccio.
Che sia per alludere alle prime due consonanti del nuovo sostituto Slimane? Di certo, è nell'andazzo di una qualche damnatio memoriae che nella Moda ha già defenestrato molti nomi propri (persino di viventi, come Givenchy); ad esempio Chanel, Dior, Versace, oltre che Balenciaga, e presto Schiaparelli. Ma in verità nessuno di loro aveva mai potuto fregiarsi di un così bel groviglio di lettere - riconoscibile ovunque -, se non forse Louis Vuitton; persino, si disse, con qualche dubbia affinità .
Eppure, lui, il grande Yves, da quel lussureggiante giardino moresco à la Matisse (tutto colori e fontane) nel quale gode la sua eternità , su quel decurtamento avrà magari persino chiuso un occhio. Di certo, conoscendolo, non sulle inaudite modalità operative imposte invece dal talentuoso nuovo arrivato una volta preso possesso del suo prestigioso incarico. Altro che il generoso e compiacente ex-direttore creativo Pilati - docile a budget irrisori e assiduo in atelier come uno svizzero.
Qui per rimettere in piedi un marchio parigino come pochi altri (e che da Parigi ha catturato il mondo) si è preteso di far base niente meno che a Los Angeles; con quel po' po' di costi e di trasferte che una simile bizzarria - assolutamente inedita - comporta. Del resto, come pensare di poter partorire una pedana come quella che si è appena vista nell'ultimo prêt-à -porter (il debutto di Slimane) senza maturarla in quella città e in quel clima? Non si è trattato certo di una banale elaborazione di archivio, come fanno un po' tutti in casi del genere!
Lì, al contrario, c'erano idee e soluzioni che solo a Los Angeles possono venirti in mente, altro che Ville Lumière. E per contagio ora tutti (persino l'oscuro stilistino di un ignoto maglificio sperso nella Bergamasca) a minacciare che non si traccerà più neppure un rigo se non immersi in quella città universalmente nota - lo sanno proprio tutti - non per il cinema e le sue stelle (generosamente rivestite da capo a piedi da stilisti europei), piuttosto come fucina di gusto, eleganza e sperimentazione sartoriale; come a suo tempo la non proprio fortunata per lo stile, sventurata Miami.
Ecco, proprio lì, su quella clausola dal neo-americano Slimane reclamata come imprescindibile, solo al ricordo di una simile babele perennemente in bermuda, leggings e tuta, il grande Yves ha seriamente rischiato di rimorire, dal ridere.
No, questa proprio non gli andava giù: lui che era divenuto il più parigino di tutti, lui che da rue Spontini aveva coperto il mondo, America compresa, della sua impareggiabile modernità e del suo sottile gusto totalmente europeo e mediterraneo. Senza dover mai uscire da quelle stanze per immaginarlo, e vestendolo senza aver bisogno che di se stesso per ricrearlo e convincerlo del suo stile. Come quei poeti che, senza averci mai messo piede, avevano reso la luna irresistibile e vicina. Dal momento che averla raggiunta non ha fatto diventare il suo pallore più desiderabile, tutt'altro.
Ma vogliamo mettere lo Slimane della sua prima collezione? Ad esempio, quelle lunghezze quasi fuori controllo (e invece no); come concepirle se non a Hollywood? E quel ricorrente cappello di una misura complessa (e un po' Halloween), lontano da Sunset Boulevard? E quei rifacimenti pasticciati (probabilmente) ad arte? Allora, non la si additi come un'assurdità se i collaboratori di Armani dovessero decidere d'ora in poi di traslocare tutti in blocco a Bora Bora. O a Kathmandu. O se Miuccia Prada si trasferirà armi e bagagli a Capo Nord. La creatività , si sa, è fatica. Pertanto merita rispetto e comprensione. Un artista è un artista, che diamine!
Dunque, stilisti di tutto il mondo, unitevi! Altro che Milano (mesta) e Parigi (ammuffita), o Londra (sorpassata). A Los Angeles, a Los Angeles... per chiunque debba progettare anche solo un calzino.
A meno che non sia proprio Formigoni, il fecondo, a indicare lui una sede ancora più innovativa per lo Stile (Caraibi?).
Quirino Conti e Fiammetta Profili formigoni - twitterformigoni - twitterformigoni - twitterformigoni - twitterformigoni - twitterformigoni - twitterHedi Slimaneil logo SL by SlimaneSL by Slimaneil giardino di YSL by SlimaneSL by SlimaneYSL, Marrakech 1977una creazione di YSL
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