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Angela Aquaro per la Repubblica
La diva che inventò il gossip è morta nel modo meno teatrale possibile, d’infarto sul palcoscenico di casa. Zsa Zsa Gabor se n’è andata ieri a 99 anni lasciandosi dietro nove mariti e una battuta entrata nella storia: «Il sesso? Non ne so nulla: sono sempre stata una donna sposata».
Qualche anno fa, show nello show, aveva voluto, lei peccatrice gioiosamente incallita, chiamare al capezzale il prete per l’estrema unzione. L’inizio della fine, il 17 luglio 2010: era caduta dal letto di casa per rispondere al telefono mentre guardava un game-show alla tv. Sette mesi di terapia, un’operazione chirurgica per sostituirle il femore, un’altra per rimuovere un paio di emboli, la disperata amputazione di una gamba.
Era stata già operata nel 2002, 2003, 2005 e 2007. Poi in coma per quell’incidente stradale mentre era nell’auto guidata dalla sua parrucchiera che fu per questo denunciata, e rapinata, di 2 milioni di dollari. Poi un infarto. Un’operazione alla carotide. Un intervento anche ai polmoni. A febbraio di quest’anno era stata nuovamente ricoverata per insufficienza respiratoria.
Zsa Zsa (vero nome Sari, diminutivo di Sarolta) lottava con la forza e l’orgoglio dell’immigrata figlia di un soldato, nata nel 1917 in quell’impero austro-ungarico su cui ancora per poco avrebbe regnato Carlo d’Asburgo, l’erede di Cecco Beppe. Era sbarcata a Hollywood con in testa una corona da reginetta di bellezza e al seguito un corteo di sorelle con cui litigava ma divise tutto: compreso, con Magda, un marito, il grande George Sanders, protagonista di Viaggio in Italia con Ingrid Bergman. La sua carriera in realtà è tutta un accessorio: l’unico vero ruolo da protagonista glielo regalò John Houston in Moulin Rouge.
Il resto, oltre a Il diabolico avventuriero, sono titoli di coda ( nell’Infernale Quinlan di Orson Welles fa la padrona dello strip club) e titoloni, invece, sui giornali. Perché prima di Paris Hilton (fra l’altro pronipote acquisita per via di uno dei suoi mariti, Conrad Hilton) c’era solo lei: Zsa Zsa Gabor. Negli anni Cinquanta diede scandalo frequentando il playboy Porfirio Rubirosa, così famoso da meritare anche da noi una parodia di Fred Buscaglione. Il patron degli hotel Hilton la fece invece ricchissima e per l’unica volta madre: anche se nelle sue memorie lei racconterà che Francesca nacque da uno stupro.
Rapporti burrascosi, e ci mancava, pure con lei: qualche anno fa la figliola la denunciò, sostenendo che mammà aveva falsificato la sua firma per un mutuo da due milioni di dollari sulla megavilla di Bel Air che una volta apparteneva a Elvis Presley. La stessa villa che aveva poi venduto quest’anno per 11 milioni di dollari e un’insolita clausola: poter continuare ad abitarci fino alla morte.
zsa zsa gabor con l'allora marito georges sanders
Negli anni 80 tornò sulle prime pagine di tutto il mondo. Finì tre giorni in cella per aver schiaffeggiato un povero poliziotto che si era permesso di farle una contravvenzione. L’episodio fu rivisitato in un cameo che molti critici considerano uno dei punti più alti della carriera: Una pallottola spuntata 2 e mezzo. Zsa Zsa Gabor era di un altro tempo ma pochi come lei sono riusciti a forgiare il nostro: celebrity, vip e gossip sono tre parole che le hanno inventato addosso.
Dall’ultimo marito, quel Principe Frederic Von Anhalt - che l’ha accudita nelle ultime ore e ogni 6 febbraio le organizzava una festa di compleanno, anche se lei restava a letto nella sua stanza - aveva ereditato il titolo di cui andava più orgogliosa: Principessa Von Anhalt, Duchessa di Sassonia. Per un’ex suddita come lei era segno di rivalsa: per gli esperti di regalità era semplicemente illegittimo. Repubblicana di ferro, definì Richard Nixon «il presidente più intelligente del nostro tempo» e fece campagna per Ronald Reagan.
Sempre in lite anche con l’erario, sostenne di aver perduto 10 milioni di dollari per colpa di Bernie Madoff: ma il suo nome non figurò mai nell’elenco ufficiale delle vittime della truffa.
Scrisse un libro, Come accalappiare un uomo, come tenerselo stretto e come scaricarlo, che in Italia è stato tradotto e adattato da Aldo Busi. Aveva un forte senso della famiglia, naturalmente tutto suo. Col principe marito aveva adottato un pugno di adulti dispensando a quei boys i suoi altisonanti titoli nobiliari tedeschi: oggi uno è il proprietario di un bordello, un altro di una sala da giochi e un altro ancora di due strip club. Ne aveva sempre per tutti: maschi e femmine. Diceva: «Fare il macho non prova mucho ». Ma anche: «Il movimento femminista non ha cambiato la mia vita sessuale: non avrebbe mai osato».
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