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Aldo Fontanarosa per la Repubblica
fabio fazio luciana littizzetto
«In questi mesi abbiamo assistito a un' intrusione della politica nella gestione della Rai che non ha precedenti. La politica non si è fatta custode di un bene, di uno spazio comune. La politica si è intromessa nella gestione ordinaria di un' azienda: addirittura nei contratti tra Viale Mazzini e gli artisti, i presentatori, gli attori di film e fiction. Ho aspettato il parere dell' Avvocatura dello Stato mercoledì sul tetto ai compensi in Rai, prima di intervenire su questo tema - premette Fabio Fazio, 34 anni di lavoro alla tv di Stato ma ora sento il dovere di dire come la penso».
L' Avvocatura, che è il principale consulente legale del governo, giudica il tetto dei 240 mila euro lordi contrario alla libertà d' impresa. Un colpo per il Parlamento che ha introdotto il limite nel 2016.
Ora lei infierisce parlando di grave intrusione della politica. Ma la Rai ha subìto ben altre ingerenze.
«Stavolta si è creato un vulnus forse insuperabile».
Che cosa vuole dire?
«Per la prima volta, si è rotto un patto di fiducia tra Viale Mazzini e gli uomini e le donne che ci lavorano. Primo, perché i contratti in essere - ci è stato detto - non hanno alcun valore. E poi, cosa ancora più grave, perché persone come me sono state esposte al pubblico ludibrio senza rendersi conto del danno che si stava facendo. Hanno colpito il software di un' impresa. Hanno colpito coloro che - in condivisione - scrivono fiction e programmi, conducono trasmissioni, i grandi registi. Coloro che rappresentano un valore per la Rai».
D' accordo: il Parlamento è colpevole di lesa maestà per aver toccato i compensi delle star. Ma altri errori gravi non se ne vedono.
«Oggi figure di primissimo piano, con un ruolo sia politico che istituzionale, chiedono di mandare via l' ad della Rai. Danno i voti ai servizi dei telegiornali, fissano gli stipendi, decidono quanta pubblicità deve andare su un canale e quanta su un altro: è questo - mi chiedo - il ruolo corretto della politica?».
UN GIOVANE FABIO FAZIO IMITATORE
Il Pd è stato il promotore della norma sui tetti. Pensa che la sinistra abbia voltato le spalle al servizio pubblico tv?
«Non ho gli strumenti per esprimere un giudizio così severo. Penso che la politica, ahimè tutta la politica, troppe volte sposi le convenienze dell' istante, di qualcosa che intanto passa. Capisco che oggi siamo tutti liquidi e movimentisti. Credo però che la fedeltà ad alcuni principi aiuterebbe a non smarrire la strada».
fabio fazio e le foto del calendario di alessia marcuzzi
L' Italia resta in crisi. E c' è chi, come Lucia Annunziata, considera giusto tirare la cinghia e tagliarsi i compensi.
«Se si potesse regolamentare il mercato per decreto, sarebbe più utile farlo per i generi di prima necessità. Il tema per me è un altro: dire che le aziende pubbliche - siano scuole o università, ospedali o televisione vanno calmierate con un tetto agli stipendi significa sancire il primato del settore privato. Significa affermare che il settore pubblico deve rinunciare alle eccellenze professionali che il mercato può offrire. Io penso da sempre l' esatto contrario. I costi della politica? Non mi scandalizzano se la politica è valida e operosa».
Il tetto agli stipendi potrebbe favorire un ricambio tra gli artisti della Rai.
«Il ricambio è fondamentale così come far crescere nuovi talenti, far circolare idee mai sentite. Pensi però se nella Nazionale si decidesse di far entrare la Primavera al posto della prima squadra E comunque i ricambi non si possono fare per decreto. Servono semmai norme aziendali diverse».
Che cosa vuole dire?
«Descrivo un paradosso: la Rai ha una regola. Se trovo un genio della letteratura o dell' informatica, non lo posso ingaggiare nella mia redazione a Che tempo che fa se non ha mai lavorato per l' azienda. Funziona così, non sono consentite le "prime utilizzazioni" salvo ricevere una deroga dell' amministratore delegato. Difficile favorire così la scoperta di nuovi talenti».
Lei valuta il suo compenso proporzionato?
«Ho cominciato a fare televisione nel 1983 in Rai. Prendevo poche lire a settimana, allora.
Quello che poi si arriva a guadagnare nella vita, in una vita certo fortunata, è dettato dal mercato ed è proporzionale al valore che si produce. Siamo pagati dalla pubblicità, non dal canone. Se uno guarda il fatturato degli spot di Che tempo che fa, si rende conto che il ricavato non paga solo la mia trasmissione. Consente che se ne facciano altre che non hanno la pubblicità, che hanno una funzione diversa e che magari hanno conduttori emergenti».
roberto saviano da fabio fazio 1
Nel suo tweet di mercoledì lei annunciava il lancio di una sua società di produzione in un mercato che sta cambiando tumultuosamente. Che ruolo avranno le vecchie star nella nuova tv?
«In un mercato così dinamico, è fondamentale esserlo altrettanto e per quanto mi riguarda rischiare in proprio. Quanto al ruolo delle vecchie star, con l' offerta di canali tematici in chiaro, disponibili 24 ore su 24, bisogna trovare il senso della tv generalista e in particolare di quella pubblica. Perché guardo un documentario della Rai se ho interi canali dedicati a quel genere? Lo guardo perché la Rai ha Alberto Angela e perché il suo volto ha un valore. È proprio attraverso i suoi volti che la televisione pubblica trova la sua identità».
Dunque lei sarà produttore?
«Non può passare l' idea che con il parere dell' Avvocatura siamo stati graziati. Per ora lavorerò per la Rai e continuerò a farlo fino a fine maggio quando, il 23, condurrò una prima serata su RaiUno dedicata alla legalità in occasione del venticinquesimo anniversario della strage di Capaci. Sogniamo una grande evento tv che porti le nostre telecamere sui luoghi che furono di Falcone e Borsellino».
E poi, dopo maggio?
«Si vedrà intanto il 28 maggio avremo l' ultima puntata di Che tempo che fa e Che fuori tempo che fa ».
Ma la sua società di produzione può lavorare anche con Mediaset?
«Nessuna difficoltà. In questi mesi si è frantumato un quadro che era molto definito. Ci sono nuove reti, c' è un mercato che cresce e bisogna agire con parametri anche diversi dagli ascolti. Non è più un problema di numeri, che è una unità di misura di un altro tempo. Fiorello lo dimostra ogni giorno, mi pare ».
belen rodriguez fabio fazio che tempo che fa 4
Non le interessano più gli ascolti, Fazio?
«Ho due figli piccoli che guardano i programmi quasi sempre sul tablet quando ne hanno voglia. La tv che trasmette la stessa cosa, alla stessa ora e per tutti è sempre più residuale ed è legata per lo più agli eventi».
Ha ricevuto offerte da Sky?
«Sono sotto contratto con la Rai. Quindi non potrei mai mancare di rispetto all' azienda rispondendole. Certo, se i partiti indeboliscono il servizio pubblico, gli editori privati sono incoraggiati ad approfittarne. Il mercato esiste, anche se qualche politico lo ha dimenticato».
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