DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Vittorio Feltri per "il Giornale"
Le tribolazioni al Corriere della Sera non finiscono mai. Sono noti i paurosi buchi di bilancio della Rcs dovuti a incauti acquisti del passato in terra spagnola e a una gestione a dir poco dilettantesca. Ma questo è niente in confronto alla confusione mentale che impedisce agli azionisti, talmente numerosi da recarsi alle riunioni sociali in pullman, di prendere decisioni utili a mandare avanti l'azienda, tenendo conto degli interessi della medesima.
Sono persone abbastanza educate, per cui non si picchiano né si insultano, come in effetti sarebbero pronte a fare. Ma ogni volta che si tratta di scegliere la linea da seguire sono costrette, per non accapigliarsi, a trovare dei compromessi quasi sempre sbagliati e dalle conseguenze disastrose. Figuriamoci quando all'ordine del giorno c'è il cambio del direttore.
Trovare un nome che vada bene a tutti i componenti del consiglio di amministrazione è un'impresa: ciascuno di essi ha un nome da proporre che manda in bestia i colleghi. Cosicché cominciano discussioni che non finiscono mai e non portano a una conclusione condivisa. Si rinvia la delibera a data da destinarsi. I vari consiglieri si consultano in privato, litigano, si mandano al diavolo, tentano mediazioni che regolarmente falliscono. Chiunque sia indicato quale possibile successore di Ferruccio de Bortoli è stoppato per un motivo o per un altro, o anche senza motivo.
L'azionariato della Rizzoli-Corriere della Sera non è un'allegra brigata, ma un coacervo di personaggi impegnati a farsi i casi propri, speriamo puliti. Al momento si sa soltanto che Ferruccio de Bortoli, cui va la nostra solidarietà di colleghi capaci di apprezzare le sue doti di navigatore eccellente e di persona assai educata, è giunto al capolinea.
Perché? Tutti i direttori sono transeunti per definizione: prima o poi stancano la proprietà , diventano antipatici e finiscono per essere scaricati. A lui è andata di lusso: ha guidato il bordello di via Solferino per due volte, esattamente come Paolo Mieli, un fuoriclasse che non ci stupiremmo se salisse ancora sul podio del Corriere in base al principio che«non c'è due senza tre». Glielo auguriamo di cuore, conoscendone l'abilità manovriera e il livello culturale. Amen.
Ma un conto è la nostra opinione tecnica, non influenzata dalle mene politiche che in questo Paese quasi marcio pesano più del merito, un altro conto sono le esigenze dei banchieri e degli imprenditori, preoccupati più di compiacere il potere romano che non coloro i quali tengono a fornire un'informazione di cui non vergognarsi. Spero che il concetto sia chiaro. Non costringetemi a specificare meglio.
Ciò detto vi do le notizie che arrivano dall'ex primo quotidiano italiano. Nei corridoi del quale si sussurra che Mario Calabresi, attuale numero uno della Stampa , non sia più papabile. Egli piace ancora alla Fiat e al suo giovin presidente John Elkann, ma a rendere la sua candidatura improbabile sarebbero i risultati modesti da lui ottenuti al quotidiano di Torino.
Alcuni consiglieri del Cda corrieresco gli preferirebbero addirittura Aldo Cazzullo, inviato nato alla Stampa e approdato alla corazzata milanese. Anche costui tuttavia suscita perplessità : è bravo, scrive bene, ma sarebbe azzardato mettergli in mano il timone, visto che non ha mai ricoperto ruoli di responsabilità redazionali. Sarebbe rischioso dargli fiducia al buio. Questo dicono. Altri azionisti che gravitano attorno alla Fiat suggeriscono una soluzione esterna al Corriere , e fanno il nome di Roberto Napoletano, ex direttore del Messaggero di Roma e ora direttore del Sole 24 Ore , il quale recentemente si è recato a Torino per tenere una conferenza all'Associazione industriali e ha incantato la platea con un discorso imperniato sul futuro dei mass media. Napoletano è piaciuto molto. Ha ricevuto applausi e complimenti dall'uditorio.
Poi però alcuni figli di buona donna hanno segnalato agli imprenditori che il capo del giornale economico nazionale, pur dandosi da fare, non è riuscito a sistemare i conti del Sole 24 Ore . Che, anzi, sarebbero peggiorati rispetto alla conduzione non brillantissima di Gianni Riotta, assai benvoluto da Emma Marcegaglia. Scartato anche Napoletano, povero figlio senza colpa né pena, ma un po' svantaggiato quanto a risultati pratici, chi è in grado di subentrare a de Bortoli?
Infuria il dibattito. Si scannano lorsignori. I più avveduti dei quali sussurrano un personaggio di lungo corso: Giulio Anselmi. Ma non sanno quello che dicono: Anselmi è bravo e serio, quindi non sarà mai selezionato perché è un professionista di livello, mentre il Corriere abbisogna di un ragazzo di bottega, malleabile.
Chi? Non si sa.La caccia all'uomo continua senza successo. In mancanza di un soggetto idoneo disponibile, forse sarebbe il caso di ripescare Mieli, il quale, se non altro,è talmente abile da scontentare tutti senza dare l'impressione di favorire qualcuno. Fra l'altro,dopo di lui le cose sono andate di male in peggio. Recuperare Paolo sarebbe divertente. Per noi e per lui. Coraggio, stupidini, dimostrate che avete almeno il senso dell'umorismo.
VITTORIO FELTRI E STEFANO LORENZETTOMario Calabresi Luigi Contu Gianni Letta Giulio Anselmi guardano il nuovo portale ANSA PAOLO MIELI MICHELE SANTORO Roberto Napoletano e Pasquale Cascella FERRUCCIO DE BORTOLI
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