
DAGOREPORT - ANTONIO MONDA, IL ''BEL AMI'' PIÙ RAMPINO DEL BEL PAESE, È AGITATISSIMO: SI È APERTA…
Vittorio Feltri per "Il Giornale"
Tutti in palpitante attesa di Beppe Grillo in tivù come un politico qualsiasi e, invece, all'ultimo momento, lui fa marameo a Sky i cui dirigenti rimangono con un palmo di naso, costretti a cambiare il palinsesto, seccati per non dire di peggio.
Perché si è negato quando lo studio era pronto e gli addetti alla messa in onda faticavano a contenere l'eccitazione per l'imminente evento? Il guru ha fatto spallucce, zitto, un pesce in barile. Probabilmente ha pensato che non affacciarsi al video gli convenga: il passo indietro, oltre a creare sconcerto, farà più parlare del mancato passo avanti.
L'uomo è furbo e non lo scopriamo oggi. Supponiamo che abbia fatto un calcolo di opportunità : dinanzi alle telecamere avrebbe avuto l'obbligo di argomentare e rispondere a domande e obiezioni di un interlocutore, quindi incapsularsi nel solito format delle interviste televisive, che sanno di vecchio, sono logore e rischiano di eclissare l'intervistato nel mazzo dei politici tradizionali.
Grillo quindi deve essersi chiesto: che vantaggio ne traggo? Nessuno. Molto più saggio disertare, cosicché faccio notizia, i giornali mi dedicano titoli su titoli. I miei detrattori non diranno che mi sono piegato alle regole del sistema di cui sono ferocemente critico.
Ovviamente queste sono nostre libere interpretazioni, ma, crediamo, non lontane dalla verità . Occorre poi considerare che Grillo, per quanto abile nello scatenare pandemoni, è ancora un comico (non in senso spregiativo): dà il massimo di sé di fronte al pubblico che esalta le sue capacità istrioniche, lo stimola, lo fa sentire protagonista assoluto e unico. Quelli del dittatore del Movimento 5 stelle non sono né comizi né conversazioni, ma spettacoli.
La gente accorre ai suoi show perché divertenti e per giunta gratis. Ascolta, fa due risate e non paga il biglietto: in tempi di crisi è già un bell'affare. Viceversa la tv dei dibattiti, erede delle tribune politiche in bianco e nero, è statica, favorisce il bla bla dei professionisti della cadrega, fa dormire.
Solamente Silvio Berlusconi è riuscito, da Michele Santoro, a stracciare l'etichetta e a trasformare la celebrazione del rito processuale, tipico di Servizio pubblico, in una specie di cabaret. E ha avuto successo, passando dal ruolo di imputato (che gli era stato assegnato dalla regia) a quello di mattatore.
Ma fu agevolato dalle circostanze, e sfruttò l'effetto sorpresa provocato dalla sua inaspettata performance. Grillo è un guitto di razza, eccelle nei monologhi e ha bisogno della folla per dare sfogo al proprio talento: il suo ambiente è la piazza, arringare la folla gli viene più spontaneo che non cinguettare con un mezzobusto.
Attenzione, però. Una volta si diceva: piazze piene, urne vuote. Non sarà il caso del M5S, ma non si sa mai. La prudenza si impone: perché abbandonare uno stile finora redditizio e sottomettersi al galateo di mister Rupert Murdoch, col pericolo di perdere punti?
Grillo non è Mario Monti che, dal proprio punto di vista, ha ragione di fare il diavolo a quattro per ottenere un confronto con almeno due leader impegnati nella campagna elettorale, magari Pier Luigi Bersani e Silvio Berlusconi. Male che gli vada, rimane inchiodato all'8-9 per cento a cui lo condannano i sondaggi. E con un pizzico di fortuna - improbabile - potrebbe rosicchiare uno zerovirgola.
Ma hanno ragione anche i suoi avversari a non accettare la sfida: chi glielo fa fare di battersi contro uno a cui è difficile strappare voti per il semplice motivo che non ne ha e non ne avrà mai perché è negato per il ruolo? Il suo posto non è la politica né lo studio televisivo, ma l'aula universitaria (in cattedra) dove nessuno lo contraddice. Gli studenti non sono mai tanto cretini da inimicarselo.
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