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LA FESTA DEI GIUSTI - PER CHIUDERE ALL’AUDITORIUM, NIENTE DI MEGLIO DI ‘LEGEND’, UN POLIZIESCO VIOLENTO, BANG! BANG!, CHE VEDE PROTAGONISTI I DUE GEMELLI KRAYS, INTERPRETATI DA TOM HARDY. UNO PSICOPATICO E OMOSESSUALE, L’ALTRO PIÙ NORMALE. MA MANCO TANTO

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Marco Giusti per Dagospia

 

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Festa di Roma. Tutto sta per finire all’Auditorium. Per la chiusura niente di meglio che un bel poliziesco violento, bang! bang!, che vede protagonisti Ronnie e Reggie Krays, i due scatenati criminali, per giunta gemelli, uomo psicopatico e omosessuale, l’altro più normale ma non poi così tanto, che negli anni ’60 dettarono legge nell’East End di Londra.

 

Sparano, menano, scopano, nei loro eleganti vestiti neri in un Inghilterra ancora pre-Carnaby Street. Il tutto in Legend, scritto e diretto dall’americano Brian Helgeland, preferibile come sceneggiatore (Mystic River, L.A. Confidential) che come regista (Payback, A Knight’s Tale), ma soprattutto prodotto e interpretato, nel doppio ruolo dei gemelli Krays, dall’ormai supestar inglese Tom Hardy.

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La storia, ricordiamo, era già stata portata sullo schermo nel 1990, The Krays, con la regia di Peter Medak, un gran copione dello scrittore e poi regista Philip Ridley, e i due gemelli Martin e Gary Kemp, cioè gli Spandau Ballet, come protagonisti. Lì i gemellini criminali erano molto più legati alla mamma, Billie Whitelaw, qui la mamma è un po’ in sottofondo, e viene maggiormente fuori il personaggio della ragazza di Reggie, interpretata dall’attrice australiana Emily Browning. Helgeland parte dal vecchio libro di John Pearson, “The Profession of Violence: The Rise and Fall of the Kray Twins”, i cui diritti erano stati acquistati più di venticinque anni fa da Roger Daltrey, che pensava di fare una versione dei gemelli con Hywell Bennett e Gerry Sundquist protagonisti.

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Tom Hardy riesce a sdoppiarsi perfettamente nel personaggio più affascinante e forse “normale” di Reggie, che si sposerà la bella Frances pensando di poterle far fare una vita tranquilla, e in quello ben più pericoloso del fratellino psicopatico Ronnie, fin troppo esibizionista nella sua sessualità. In realtà i Krays, come tanti gemelli, hanno fra di loro un rapporto complesso che li porta a coprirsi l’uno con l’altro e a esplodere solo a difesa del loro territorio e del loro senso di famiglia. Così è vero che Ronnie è più pazzo, ma è vero pure che Reggie non sa come frenarlo e che esploderà esattamente come lui dovendo mettere a posto le cose.

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Quello che funziona ovviamente a metà nel film è quando i due fratelli devono menarsi fra di loro e interagire troppo da vicino. Per quanto gli effetti speciali facciano ormai miracoli, quando Ronnie e Reggie sono assieme sentiamo un po’ di effetto da Fracchia la belva umana di quando Villaggio si sdoppia in due. Ma Tom Hardy domina totalmente il film dalla prima all’ultima scena, anche fisicamente.

 

La regia di Helgeland ha qualche lentezza e il film non ha la forza di quello di Medak, ma è più che godibile, con un bel cast minore, David Thewlis nei panni dell’uomo di fiducia Payne, Christopher Eccleston come il poliziotto Nipper, Paul Bettany come Charlie Richardson, un redivivo Chazz Palminteri come l’uomo della mafia americana, Bruno. Per non parlare delle belle scenografie, della fotografia di Dick Pope, delle musiche di Carter Burwell e della grande colonna sonora d’epoca.

 

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E’ notevole anche tutta la parte scandalistica con le orge gay di Ronnie con i pezzi grossi del governo. Una cosa che, alla fine, protesse i Krays in tribunale, visto che lo scandalo avrebbe coinvolto personaggi troppo in vista. Bella colonna sonora con pezzi di Rod Stewart, John Mayall, Alexis Korner, The Yardbirds, Duffy, Santo & Johnny.