DA NICOLE KIDMAN A FICARRA E PICONE, E COME OSPITI GLI SPANDAU BALLET: CHE ASPETTA ROMA A CHIUDERE IL FESTIVAL DEL CINEMA? CHE ASPETTA MARCO MULLER AD ABBASSARE IL SIPARIO E SCRIVERE “THE END”? MEGLIO UNA FINE SPAVENTOSA CHE UNO SPAVENTO SENZA FINE

1. SOAP, POP E VOLTI TV IL FESTIVAL DEL FILM SOTTO IL SEGNO DELLA COMMEDIA

Franco Montini per “la Repubblica - Roma

 

Un festival nel segno della commedia: autarchica, farsesca, popolata di volti di provenienza televisiva. Sul red carpet dell’Auditorium, per l’inaugurazione e la chiusura del Festival Internazionale del Film di Roma 2014, sfileranno Fabio De Luigi, Cristiana Capotondi, Diego Abatantuono, Ricky Memphis, Ale e Franz, Chiara Francini, Ficarra e Picone, Fatima Trotta, Nino Frassica: tutti nomi non consueti nel giro delle più prestigiose kermesse cinematografiche.

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Sono loro i protagonisti dei due film, “Soap Opera” e “Andiamo a quel paese”, scelti da Marco Muller per le due giornate clou del festival. Il primo film, diretto da Alessandro Genovesi, è una commedia corale che racconta gli odi, gli amori, gli equivoci e i complicati rapporti fra gli inquilini di un condominio durante la movimentata notte di Capodanno. “Andiamo a quel paese” è invece centrato su due mattatori, Ficarra e Picone che dopo aver perduto il lavoro, sono costretti a tornare nel loro paesino in Sicilia. I film usciranno in sala a poche settimane dalla presentazione al Festival.

 

Marco Muller Marco Muller

La scelta di puntare sulla popolarità è confermata anche dalla presenza al festival 2014, in programma dal 16 al 25 ottobre, degli Spandau Ballet. I cinque componenti del mitico gruppo anni ‘80 — Tom Hadley, Steve Norman, John Keeble, Martin e Gary Kamp — saranno anch’essi sul red carpet dell’Auditorium nella giornata di lunedi 20 ottobre per accompagnare la proiezione del film di George Hencken, che racconta la loro storia.

 

Intanto sono stati annunciati anche i titoli di quattro film della sezione “Cinema d’oggi”. Sono: “12 Citizens” del cinese XuAng;“Weareyoung,wearestrong” di Burhan Qurbani, regista tedesco di origini afgane; “Luciferr” del fiammingo Gust van Den Berghe e il thriller “The lies of victors” di Christoph Hochausler.

 

 

2. DAI DIVI A FICARRA E PICONE IL CREPUSCOLO DI UN FESTIVAL

Giuseppe Cerasa per “la Repubblica - Roma

 

antonio morabito al festival di roma antonio morabito al festival di roma

Ficarra & Picone, due prototipi del cinema italiano di inizio millennio, due modi, a volte non troppo condivisi, di come si può recitare di fronte alla macchina da presa in tempo di crisi. Un po’ come Franchi&Ingrassia di una volta. Ma forse anche meglio, perché a più riprese F&P hanno fatto divertire gli italiani oltre che con i loro film anche con le loro performance televisive conducendo Striscia la notizia. È il modello personaggi di successo che tengono incollati gli spettatori allo schermo.

 

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Ed è questo che i retro-registi veri del Festival del Cinema di Roma vanno cercando: avere un picco finale di consenso del pubblico, con folle che corrono a vedere l’anteprima del film che chiuderà la rassegna romana. Quello di Ficarra& Picone per l’appunto, titolo esplicativo 'Andiamo a quel paese'. Noi non abbiamo nulla contro il cinema popolare. Se Checco Zalone fa decine di milioni di incasso al botteghino vorrà dire che riesce a centrare gusto e aspettative del pubblico italiano. Lo stesso vale per il duo di comici siciliani.

Chiara Francini Chiara Francini

 

Il problema è un altro. Siamo tra quelli che hanno visto nascere e poi fiorire e poi sfiorire e poi quasi sparire il Festival di Roma e non possiamo non ricordare quali aspettative avesse creato un Festival che doveva unire innovazione, ricerca, star, registi internazionali e cercare di sottrarre a Venezia lo scettro di numero uno del red carpet italiano. Vogliamo soltanto ricordare che la prima edizione si aprì con un film 'Fur' alla presenza di Nicole Kidman e si chiuse con un concerto di Pappano. La seconda edizione inaugurò con Elizabeth e Cate Blanchett e chiuse con una performance di Morricone.

 

cristiana capotondi cristiana capotondi

Poi la macchina dei sogni cominciò ad abbassare progressivamente le luci, e il festival senza soldi, senza idee e per certi versi senza una guida autorevole è andato alla deriva. Del resto una città che perde di colpo Riccardo Muti, che si ritrova l’Opera senza guida ma rimane sostanzialmente indifferente, vorrà pur dire qualcosa.

 

E allora ci chiediamo: se la politica, se lo spettacolo, se i veri amanti del cinema, se il mercato, se i produttori non credono più ai promessi e, forse mai garantiti, fasti romani, se tutto rischia di trasformarsi in un festival alla gricia, non è meglio abbassare il sipario e scrivere una parola che tutti pensano ma pochi hanno il coraggio di scrivere: the end?