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Gloria Satta per "Il Messaggero"
Il Festival di Roma sarà più snello con meno proiezioni, farà a meno delle tensostrutture esterne e rinuncerà allo jus primae noctis, vale a dire alle anteprime mondiali, a vantaggio di film più popolari («i migliori del momento») e maggiore glamour sul tappeto rosso.
E ovviamente sarà un evento costretto a fare i conti con la crisi, che impone risparmio su tutta la linea e impedisce ai soci fondatori di aumentare il loro contributo: «Bisogna modulare il Festival alle risorse disponibili - ha detto con chiarezza Nicola Zingaretti, il presidente della Regione che metterà un milione e 133.000 euro, cioè lo stesso contributo dell'anno scorso - credo si possa procedere per avere una buona edizione».
La fisionomia del Festival numero otto, in programma all'Auditorum dal 9 al 17 novembre, ha cominciato a prendere corpo alla fine del cda che si è tenuto ieri pomeriggio. «Sarà una rassegna più contenuta ma non per questo meno prestigiosa: a Cannes ho fatto buona pesca e posso contare su ottimi film italiani», ha detto il direttore Marco Müller al presidente Paolo Ferrari e ai consiglieri di amministrazione, tutti presenti meno Mondello che rappresenta la Camera di Commercio.
LE RISORSE
Il bilancio preventivo dell'ottava edizione, in programma all'Auditorium dal 9 al 17 novembre, è stato approvato all'unanimità e il Festival ha preso ufficialmente il via. Niente è ancora deciso sul programma e le giurie non sono state formate. Di certo si sa quale sarà il costo dell'evento: 10 milioni e 800.000 euro. E chi metterà i soldi? Per ora gli unici stanziamenti sicuri vengono dai soci fondatori: 1.500.000 euro promessi dal Comune, 600.000 dalla Provincia, e ancora 1.800.000 dalla Camera di Commercio.
Aggiungendo i fondi della Regione si arriva a poco più di 5 milioni (Musica per Roma continua a mettere a disposizione le sale). E il ministero della Cultura, al quale i soci fondatori avevano chiesto un milione, non ha ancora risposto. «Diamogli tempo per pensare - dice Ferrari - Ho molta fiducia negli sponsor, che continueranno a sostenerci. Io, malgrado la crisi, sono ottimista».
IL FUTURO
Ma non sono un po' troppi 11 milioni? «Bisogna tenere conto che i costi fissi ammontano a quattro milioni...», risponde il presidente. Aggiunge Massimo Ghini, consigliere per la Provincia: «Tutti speriamo nel MiBac che forse ci darà 400mila euro», mentre Michele Lo Foco (Comune), invoca le attività permanenti: «La Fondazione deve fare didattica e fungere da Film Commission».
Tutti fiduciosi, ma nessuno dimentica che sul Festival incombe l'incognita delle elezioni comunali. E se al Campidoglio non tornasse Alemanno? Ieri ha parlato Ignazio Marino, che domenica prossima sfiderà nel ballottaggio il sindaco uscente. «E' evidente che il Festival di Roma è un grande appuntamento culturale e va finanziato - ha detto il candidato del centrosinistra - fa piacere che Alemanno se ne ricordi adesso, a quattro giorni dal ballottaggio, così come si è ricordato in extremis dell'Estate Romana decidendo di sostenerla».
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