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Fulvio Abbate per "Il Fatto Quotidiano"
La cosa più televisiva che ci sia stato modo di "vedere" nell'ultima settimana era, pensa un po', una voce registrata dal sonoro talvolta accidentato, e tuttavia esemplare. Mi riferisco al veemente sfogo di Carlo Freccero al telefono con Francesco Borgonovo di "Libero". L'oggetto della discussione, lo spostamento d'orario, su Rai4, per ragioni di "pubblica morale", di un serial che, se ho capito bene, dovrebbe parlare di sesso fra ragazzi; merce comunque lontana dall'avvincente vero porno.
Dimenticavo: si può obiettare sul fatto che gli strateghi di "Libero" siano stati disonesti nel registrare a insaputa di Freccero una conversazione privata, la questione è però ormai oltre la deontologia. La telefonata in oggetto, infatti, si appresta a diventare un classico, il corrispettivo extra canoro, in terra di polemica sui media, del brano, "Buonasera dottore" dove a misurarsi erano le voci di Claudia (Mori) e Alberto (Lupo) con sottofondo degno di Federico Monti Arduini, detto Il Guardiano del Faro.
à vero, Freccero non possiede la stessa grana sentimentale di Claudia, e Borgonovo non è "caldo" come Alberto, e tuttavia molto c'è da apprendere da uno sfogo così diretto. Personalmente parlando, Freccero non ci era mai stato così umanamente simpatico, ben oltre le banalità pronunciate dai soliti sul potenziale situazionista in atto del personaggio. Imperdibili, per esempio, i suoi riferimenti ai "pedofili" e ai "cardinali" e all'Opus Dei.
Mi direte ancora: ma era una conversazione privata! Non si tratta qui di difendere Borgonovo, che personalmente conosco e mi sta anche simpatico, ma resta che, sia pure involontariamente, "Libero" rendendo pubblica la telefonata-stura di Freccero ha dato voce (proprio il caso di dirlo) a tutti coloro che, laicamente, non amano le mezze misure rispetto all'orrore dominante del paesaggio culturale.
Lo ripeto, la cosa più televisiva che ci sia stato modo di "vedere" nelle ultime settimane, così come ci è stata presentata integralmente in apertura di "In onda" su La7 da Porro e Telese, era la voce registrata di un Freccero inarrestabile, un raro momento di verità che - evvai! - fa giustizia e surclassa i retroscena più o meno storicizzati del basso impero clientelare che in molti rammentiamo: da Silvio Berlusconi che invia in Rai la "sua" Deborah Bergamini con l'obiettivo di così frenare la crescita del servizio pubblico rispetto al concorrente Mediaset a Walter Veltroni che, un istante prima di schiodare dalla segreteria del Pd, fa in modo che il non meno "suo" Van Straten acceda nel Cda di viale Mazzini 14 come consigliere "ad personam".
Freccero insomma, con la sua rabbia, ha dato prova, almeno in quel momento, di appartenere soltanto a se stesso, alla propria volontà di dare battaglia contro la sovranità limitata imposta alla Rai dal potere clericale dei sessuofobi, dei sepolcri imbiancati. Stiamo d'altronde parlando della medesima azienda dove una velina suggeriva di non pronunciare l'esistenza del "preservativo". Roba da chiodi. Della croce di Cristo, in questo caso.
Ciò che molti si aspettavano dal ritorno di Sabina Guzzanti, cioè un'occasione di liberazione dalla cappa di conformismo, lo abbiamo avuto invece, sia pure proditoriamente, dal Freccero furioso.
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