DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
G.D.B. per il Messaggero
Appena dopo la presentazione del Giro d’Italia è scoppiato un caso politico che ha rischiato di far saltare la partenza da Israele. I vertici del governo israeliano, infatti, non hanno gradito la scritta “Jerusalem West” e, in un comunicato congiunto, i ministri dello sport e cultura Miri Regev e nel turismo Yariv Levin, hanno preteso la rimozione della dicitura, pena il ritiro di Israele dalla manifestazione. Il che avrebbe fatto saltare e prime tre tappe della corsa rosa. «Gerusalemme è la capitale e una città unita: non ci sono un Est e un Ovest».
LA RIMOZIONE Secondo il ministro delle questioni strategiche, dietro la dicitura degli organizzatori, ci sarebbero state pressioni di elementi filo palestinesi. Singolare che la scritta West sia comparsa soltanto alla presentazione di Milano e non in quella di Gerusalemme.
Ad ogni modo, alla luce della forte protesta politica e della minaccia di chiamarsi fuori dall’investimento, Rcs ha provveduto a togliere la parola della discordia che, secondo le autorità d’Israele «viola l’accordo con il governo israeliano» fatto dagli organizzatori della corsa. Accordo che, per la prima volta, vede la partenza di un grande giro data fuori dall’Europa, da Israele. Dopo un primo comunicato soft, alle 13 di ieri è arrivato quello ufficiale nel quale si annunciava la marcia indietro e la rimozione, oltre a una precisazione che ha soddisfatto il governo israeliano. Le prime tre tappe del Giro non corrono rischi
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