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DAGOREPORT - DOPO APPENA TRE SETTIMANE ALLA CASA BIANCA, TRUMP HA GIA' SBOMBALLATO I PARADIGMI…
1- MINZO RITORNA AL TG-UFO?
Paolo Conti per il Corriere della Sera
Altro che pausa natalizia. La Rai è in pieno fermento. Il direttore generale di viale Mazzini, Lorenza Lei, incontra ancora una volta, e nel giro di pochissimi giorni, Silvio Berlusconi. Primo scambio di vedute dopo la rimozione di Augusto Minzolini dalla direzione del Tg1. Forse un sondaggio su cosa pensa il Cavaliere della possibile «vera nomina» di un nuovo direttore al telegiornale di Raiuno a fine gennaio dopo l'interim di Alberto Maccari?
Però il tutto avviene proprio nelle ore in cui la Corte di Cassazione sembra sottrarre proprio a Lorenza Lei l'argomento giuridico con cui ha proposto il 13 dicembre scorso al Consiglio di amministrazione, ottenendolo, l'allontanamento di Minzolini dalla guida del Tg ammiraglio Rai.
Perché la Cassazione ha sostenuto che «la Rai è una società per azioni per volontà del legislatore stesso e, seppure soggetta a una disciplina particolare per determinati aspetti ed a determinati fini, riguardanti anche la giurisdizione, chiaramente dettata da interessi di natura pubblica, per tutto quanto non diversamente previsto non può che essere regolata secondo il regime generale delle società per azioni».
La sentenza riguarda una vicenda legata ai concorsi e ai possibili ricorsi al Tar. Secondo la Cassazione non è il tribunale amministrativo regionale il luogo per affrontare certe vertenze perché la Rai «non è in alcun modo annoverabile tra le pubbliche amministrazioni».
Assunto che contraddice la base giuridica dalla quale Lorenza Lei è partita per la rimozione di Minzolini, la legge 97 del 2001 sui dipendenti di «amministrazioni o enti pubblici ovvero enti a prevalente partecipazione pubblica» che, rinviati a giudizio per peculato, devono essere allontanati dall'incarico nel quale avrebbero commesso il fatto.
Il centrodestra è in fermento. Il consigliere di amministrazione Antonio Verro, Pdl, chiede l'immediato reintegro di Minzolini: «Venendo meno il presupposto giuridico che aveva portato al trasferimento del direttore, mi aspetto quindi che già nel prossimo Consiglio il direttore generale porti una proposta per sanare la questione e riaffidare la direzione del Tg1 ad Augusto Minzolini».
Che il rapporto Verro-Lei non sia idilliaco, non è un mistero per nessuno a viale Mazzini: ma ora lo scontro diventa giuridico, e dalla parte di Verro si schiererà sicuramente il consigliere Angelo Maria Petroni. E poi c'è la rivincita del consigliere di area Udc Rodolfo de Laurentiis, unico a non aver votato (astenendosi) pro o contro Minzolini: «La sentenza riafferma il principio che la Rai non è pubblica amministrazione e questo rafforza l'impegno per una gestione di natura privatistica dell'azienda».
De Laurentiis aveva infatti spiegato la sua decisione di non votare proprio perché l'impianto giuridico della direzione generale, a suo avviso, trasformava la Rai in un'azienda pubblica con tutte le conseguenze normative del caso. Soddisfatto l'interessato, cioè Augusto Minzolini: «Potrei anche tornare a dirigere il Tg1. à stata applicata nei miei confronti una legge propria per i dipendenti pubblici che mi sospende e mi dovrebbe mandare a ricoprire un ruolo equivalente, ma la Rai è una società per azioni, lo ha ricordato anche la Corte di Cassazione».
Ieri, infine, sul sito degli abbonamenti è comparsa la cifra del canone Rai che gli abbonati dovranno pagare entro il 31 gennaio: 112 euro, quindi 1 euro e 50 in più dell'anno scorso: un aumento che ripete quello degli ultimi quattro anni, legato all'adeguamento Istat. Con la differenza che per gli ascoltatori l'adeguamento Istat non ci sarà .
2- SU LORENZA LEI ALEGGIA IL CAVALIERE
di Carlo Tecce per Il Fatto
Qualche giorno fa, palazzo Grazioli, mattina presto, ora di caffè e cornetti. Di nascosto, Lorenza Lei fa visita a Silvio Berlusconi. Il direttore generale Rai preferisce la riservatezza estrema. Non ne parla con i consiglieri di amministrazione, non ne parla con i suoi collaboratori (a parte le smentite ufficiali), non ne parla con i parlamentari di centrodestra. Anche perché sarà imbarazzante giustificare un incontro segreto con l'ex presidente del Consiglio, ora soltanto capo di un partito e proprietario di un gruppo televisivo concorrente.
Un faccia a faccia in forma privata, niente telecamere, niente politici. E l'indiscrezione dei berlusconiani che spifferano il singolare episodio al Fatto Quotidiano. Non sarà un anno semplice, il prossimo, per Lorenza Lei. Con il mandato in scadenza nel momento esatto in cui viene approvato il bilancio aziendale, fine marzo o inizio giugno, il direttore generale Rai naviga a vista senza la bussola Paolo Romani , ex ministro per lo Sviluppo economico nel governo di Berlusconi.
E la cacciata di Augusto Minzolini e i rapporti gelidi con i consiglieri di centrodestra staccano il disco che suonava musica dolce: la prima donna al comando di viale Mazzini, amata a destra, desiderata al centro, adorata dal Vaticano. Tutto finito. La maggioranza politica che l'ha nominata (Pdl e Lega) è svanita sia in Parlamento che in viale Mazzini, la rimozione di Minzolini l'ha spinta verso l'Udc, ma Pier Ferdinando Casini ha fatto sapere di avere idee diverse per il futuro del servizio pubblico.
Sarà curioso capire se le idee di Casini coincidono con i progetti del governo di Mario Monti che, su suggerimento del Partito democratico, vorrebbe commissariare la Rai con una riforma che licenzia la legge Gasparri, vent'anni di conflitto d'interessi e, appunto, la gestione di Lorenza Lei.
Il Cavaliere aveva informato il direttore generale tramite il suo fidatissimo consigliere Antonio Verro, ex deputato di Forza Italia e amico di famiglia dagli anni Settanta: così ti mandiamo a casa. Senza l'ambasciatore (ex ministro) Romani, Berlusconi ha ripetuto il giudizio negativo sul servizio pubblico guardando Lorenza Lei negli occhi. E poi si è sfogato con i senatori del Pdl: "Il consigliere Gorla ha sbagliato a votare per la cacciata di Minzolini, doveva essere più coraggioso. Gli hanno inferto un colpo basso che non meritava". L'ex presidente del Consiglio ha intuito che, senza il presidio di palazzo Chigi, sarà difficile controllare la Rai.
Il primo giro di prova sarà la conferma o la fine dell'interim al Tg1 per Alberto Maccari (dovrebbe lasciare il 31 gennaio), imposto con una telefonata del Cavaliere, l'unico nome indicato per accettare l'addio di Minzolini. L'informazione del servizio pubblico è la madre di tutte le propagande che B. ha sfruttato per cinque elezioni, tre vinte e due perse. Dicono le fonti berlusconiane che Lorenza Lei abbia cercato di calmare Berlusconi senza promettergli l'impossibile, ma con una garanzia ben precisa.
Un tentativo, estremo: non fare del Tg1 un telegiornale tecnico come il governo in carica. L'avviso del Cavaliere è preciso, non contempla deroghe né scuse postume: sarà guerra aperta (e sfiducia immediata al dg) se il prossimo direttore del Tg1 non sarà scelto dal Popolo delle Libertà .
Non sarà un anno semplice di sicuro, il 2012, per il direttore generale. Lo sciopero dei dipendenti Rai di giovedì ha lasciato in eredità un referendum interno sul gradimento dei vertici aziendali. Il voto negativo sull'ex dg Mauro Masi fu il primo segnale che la sua stagione in viale Mazzini stava per finire. Poi arrivò Lorenza Lei, che piaceva (abbastanza, non tantissimo) a Silvio Berlusconi. Il resto di una storia sospesa si scrive di mattina presto con il caffè a palazzo Grazioli.
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