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GARRONE INTERNATIONAL - IL "RACCONTO DEI RACCONTI" ACCOLTO CON CRITICHE POSITIVE (O ENTUSIASTE) A CANNES - 'VARIETY': "RICORDA PASOLINI, DI CUI GARRONE PUÒ DIRSI EREDE" - E LUI GIÀ PENSA AL SEQUEL

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Fulvia Caprara per “la Stampa

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Nella fossa dei leoni del Festival di Cannes, come un gladiatore che ha misurato bene le sue forze e ora è pronto per lo scontro con le bestie feroci, Matteo Garrone, primo dei tre italiani in gara per la Palma, esibisce il suo sorriso franco, da eterno ragazzo, geniale e schivo, ma anche da regista con idee e visioni lucidissime: «Mi sono avventurato nell’impresa di questo film con una certa incoscienza, contando su interpreti straordinari e stando sempre accanto ai personaggi, per descriverli da un punto di vista emotivo, prima che cerebrale».

 

ISTINTIVA SALMA HAYEK

La scommessa era temeraria, perchè Il racconto dei racconti, basato sul poema secentesco di Giambattista Basile, è un film monumentale e insieme essenziale, un esempio di fantasy rurale, contadino, mai visto prima, in cui le fiabe non hanno lieto fine e in cui ognuno paga, fino in fondo, il prezzo delle proprie smodate ambizioni: «Nelle novelle di Basile ho ritrovato ossessioni che da sempre fanno parte del mio cinema, soprattutto l’idea del desiderio che diventa mania e genera conflitti».

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Il cast dell’opera ha sposato in pieno le ragioni dell’autore, chi in modo più partecipe e istintivo, come Salma Hayek, la Regina di Selvascura pronta a tutto pur di diventare madre, chi sforzandosi di accettare le regole di un gioco nuovo, come Toby Jones, il Re di Altomonte che alleva una pulce fino a farla divenire gigantesca.

 

CASSEL COME GASSMAN

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Chi abbandonandosi al piacere del «set all’italiana» come Vincent Cassel, il Re di Roccaforte, amante dissoluto, perennemente a caccia di giovani prede. Di lui, Garrone ha detto di averlo tratteggiato pensando al Gassman dell’Armata Brancaleone: «Un magnifico complimento - commenta l’attore -, per me il cinema italiano di quell’epoca è il più bello di tutti, sarò sempre felice di essere paragonato a quegli interpreti, a Gassman, ma anche a Sordi, Mastroianni, mi vanno comunque bene».

 

Salma Hayek svela di aver messo tanto di se stessa nella madre del Racconto dei racconti, capace di ingurgitare l’enorme cuore di un drago pur di restare incinta: «Ho un istinto materno molto sviluppato, mi sono ritrovata anche nella tendenza della Regina a essere iper-protettiva nei confronti del figlio che è riuscita a mettere al mondo». Mangiare quel cuore, però, è stato terribile: «Matteo ha voluto che fosse il più possibile realistico».

 

SHAKESPEARE PARTENOPEO

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Per Toby Jones il lavoro con Garrone ha coinciso con un continuo confronto: «Ho cercato di capire Matteo anche attraverso il linguaggio del corpo, il mio personaggio è il frutto di una mediazione tra le sue indicazioni e le mie osservazioni».

 

Calvino, ricorda Garrone, diceva che l’opera di Basile era «come il sogno deforme di uno Shakespeare partenopeo». Toby Jones aggiunge che, nelle fiabe del Racconto dei racconti, è impossibile cercare pacificazione: «Rispetto alle favole vere e proprie, sono molto più dure e molto più asimmetriche, prevale il caos emotivo dei personaggi».

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John C. Reilly, il Re di Selvascura che affronta il mostro marino per amore della consorte, sottolinea la bellezza del recitare in un film italiano: «In Usa è tutto diverso, tutto molto più irreggimentato».

 

GLI STRANIERI PLAUDONO

La fascinazione degli attori ha coinvolto la stampa straniera, soprattutto quella anglosassone. The Guardian esalta il film definendolo «favoloso, visivamente magnifico, erotico, ironico, profondo... Un positivo carnevale di trasgressione».Variety paragona l’opera alla «trilogia della vita di Pasolini di cui Garrone può dirsi degno erede». The Hollywood Reporter parla di «variazione piena di freschezza, nella linea di quelle grandi e sanguinose fiabe che conosciamo grazie ai fratelli Grimm o a Perrault»; su Indiewire si sostiene che «l’autore è riuscito a creare un universo profondamente coinvolgente».

 

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Tra le prime critiche francesi fa capolino qualche perplessità, se Le Journal du Dimanche tesse elogi incondizionati, Paris Match parla di «opera barocca, talvolta ineguale, ma sempre sorprendente», mentre sul sito di Premiere ci si interroga sul senso generale dell’operazione.

 

Garrone, intanto, confessa di aver già immaginato un seguito, un «Racconto dei racconti 2», in cui potrebbero essere sviluppate le storie rimaste fuori dal primo capitolo.

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