ELKANN MOLLA IL ''CORRIERE'' PARLANDO DI TRIPLO SALVATAGGIO RCS. LA REDAZIONE RISPONDE. E IL GIORNALISTA IVO CAIZZI RICORDA UN TRIPLO SACCHEGGIO: IL BIDONE FABBRI RIFILATO DA AGNELLI, IL FLOP CAROLCO DI MONTEZEMOLO, E IL DISASTRO FINALE: RECOLETOS, SEMPRE OPERA DI MONTEZEMOLO (CON PERRICONE) - DICEVA LADY CRESPI: "QUESTI ELKANN TRATTANO IL CORRIERE COME UN PALLONE, CI GIOCANO E POI LO SCALCIANO". AVEVA PREVISTO TUTTO

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

COMUNICATO DEL CDR DEL ''CORRIERE DELLA SERA''

 

il Presidente de La Stampa e di Fiat John Elkann e lAd di RCS Pietro Scott Jovane il Presidente de La Stampa e di Fiat John Elkann e lAd di RCS Pietro Scott Jovane

Non sono sempre i migliori quelli che se ne vanno. Il Comitato di redazione del Corriere della Sera esprime forte sconcerto e indignazione  per la nota con la quale Fca ha annunciato il disimpegno da RcsMediagroup. E' paradossale il riferimento "al senso di responsabilità" sbandierato da Fca che si vanta  di aver "salvato in tre diverse occasioni" il gruppo Rcs assicurando "risorse finanziarie necessarie".

 

de Bortoli intervista il giovane editore John Elkann Presidente LA Stampa de Bortoli intervista il giovane editore John Elkann Presidente LA Stampa

La verità è un'altra. E' sotto gli occhi di tutti  come in questi anni, in cui il gruppo torinese è stato al primo posto tra i nostri azionisti con un ruolo decisivo nella scelta del management, la società editrice del Corriere della Sera sia stata progressivamente e pesantemente impoverita con scelte industriali disastrose. Come gli investimenti in Spagna, che ancora pesano in maniera decisiva sui conti del gruppo, e con un supporto finanziario del tutto inadeguato.

 

 La società, invece di essere ricapitalizzata è stata spolpata con la dismissione degli immobili, compresa la sede storica di Via Solferino, e svuotata delle partecipazioni più rilevanti, come Rcs Libri. Tutte operazioni condotte dall'amministratore delegato Pietro Scott Jovane, uomo Fiat, accompagnate da una dolorosa e drastica riduzione del personale poligrafico, amministrativo e giornalistico, che sta tuttora sopportando i sacrifici dell’ennesimo piano di crisi aziendale.

PIERGAETANO MARCHETTI GIULIA MARIA CRESPI INAUGURAZIONE MITO ALLA SCALA FOTO FRANCO CORTELLINO PIERGAETANO MARCHETTI GIULIA MARIA CRESPI INAUGURAZIONE MITO ALLA SCALA FOTO FRANCO CORTELLINO

 

Finita la stagione dei dividendi, ora che lo sfascio finanziario è compiuto, e che il Corriere è lanciato in un progetto editoriale coraggioso e senza precedenti, basato unicamente sullo sforzo della redazione, la famiglia Agnelli saluta e se ne va a rafforzare il principale concorrente del Corriere della Sera.

 

Bel modo di fare. Come se la squadra degli ingegneri di una scuderia di Formula1 alla vigilia della prima gara di campionato passasse con le idee e i progetti elaborati alla guida del team rivale. Guardiamo avanti. Indipendentemente dall’assetto azionario di Rcs, la redazione del  Corriere della Sera resta pronta a raccogliere le sfide del futuro nella consapevolezza del proprio ruolo di leader nel mercato dell’informazione.

 

 

 

LETTERA APERTA DI IVO CAIZZI

 

FERRUCCCIO DE BORTOLI ANTONELLO PERRICONE AD RCS FERRUCCCIO DE BORTOLI ANTONELLO PERRICONE AD RCS

Condivido il comunicato del Cdr, che replica alla affermazione clamorosa pubblicata con risalto sul giornale leader del nascente primo polo dei quotidiani italiani. E che rivela che negli ultimi decenni la Fiat degli Agnelli/Elkann (ora Fca) si sarebbe impegnata - “per senso di responsabilità” – a “salvare il Gruppo editoriale (del Corriere della Sera, n.d.r.) in tre diverse occasioni assicurando le risorse finanziarie necessarie a garantirne l’indipendenza…”.

 

Antonello Perricone Antonello Perricone

Probabilmente per i soliti “problemi di spazio" queste “tre diverse occasioni” non sono state specificate. Ma, soprattutto, non si citano le tre diverse occasioni (almeno) in cui la Fiat degli Agnelli/Elkann e i loro collaboratori sono stati accusati di effetti rovinosi per il “Gruppo editoriale”. Andrebbero ricordate.

 

 

   Molti di voi non erano in Via Solferino alla fine del ‘900. Allora ci si chiedeva se fossero stati bruciati un po’ più o un po’ meno di mille miliardi di lire nell’acquisto della Fabbri, un bidone mollato dall’omonimo editore all’allora celebratissimo “Avvocato” Gianni Agnelli, numero uno della Fiat e noto sponsor di direttori del Corriere. Agnelli (ormai defunto, quindi mi fermo qui) se ne liberò rifilando la Fabbri a Via Solferino per un ottimo prezzo, accettato dai manager in loco imposti dalla stessa Fiat.

Montezemolo con l ex ad Rcs Antonello Perricone ora in Ntv GetContent asp Montezemolo con l ex ad Rcs Antonello Perricone ora in Ntv GetContent asp

 

Da quella vendita scaturirono mega-perdite per il “Gruppo editoriale”. A Torino incassarono. Il buco restò a carico del Corriere, allora attestato tra 600 e 700 mila copie (con punte di un milione). Il conto complessivo incluse la disastrosa operazione multimiliardaria Carolco a Los Angeles, condotta dal giovane “pupillo” di Agnelli, Luca Montezemolo, mandato a “farsi le ossa” nel “Gruppo editoriale”.

cesare romiticesare romiti

 

   Lo stesso dubbio – se fossero stati bruciati un po’ più o un po’ meno di mille miliardi di lire – riemerse quando Fiat & Mediobanca, tramite i fidati Cesare e Maurizio Romiti (padre e figlio), usarono il gruppo del Corriere per mettere su un “polo del lusso” e dell’alta moda. Stavolta la voragine si aprì in circa tre anni. Il dubbio divenne: un po’ più o un po’ meno di mille milioni persi al giorno?

 

   Sulla terza occasione, l’acquisizione Recoletos in Spagna da oltre un miliardo di euro, siete stati informati ripetutamente. Conoscete le responsabilità attribuite all'azionista Fiat, allora presieduta da Montezemolo, al “nipote dell’Avvocato” John Elkann (mandato anche lui a “farsi le ossa” nell’editoria), al fidato manager Antonio Perricone, agli altri principali azionisti, tutti d'acccordo con Torino. Le nuove mega-perdite del successivo piano triennale del manager filo-Elkann, Pietro Scott Jovane, sono storia contemporanea (purtroppo).

 

RECOLETOSRECOLETOS