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Marco Giusti per Dagospia
Allied di Robert Zemeckis
Beh! Un filmone di spionaggio/controspionaggio e di Seconda Guerra Mondiale tra Casablanca e l’Inghilterra con la coppia Brad Pitt e Marion Cotillard diretta da Robert Zemeckis, mica male, no? Non si può che essere ben disposti verso questo Allied, giocattolino da 85 milioni di dollari diretto con mano sicura da Robert Zemeckis e scritto dallo Steven Wright di Locke e La promessa dell’assassino, anche se non tutto funziona come previsto.
Il film è diviso in due parti ben distinte. La prima è una vera e propria azione di guerra. Il bel tenente canadese Max Vatan, Brad Pitt, viene fatto scendere a Casablanca, dove si finge marito della altrettanto bella Marianne Beausejour, Marion Cotillard, in realtà partigiana francese antinazista, e assieme devono uccidere un ambasciatore tedesco durante un ricevimento. Bang! Bang! Zemeckis dirige tutto alla perfezione in una Casablanca ricostruita alle Canarie.
Nella seconda parte i due, che si sono innamorati a Casablanca, si sposano, vanno a vivere in Inghilterra, a Hampstead, mentre i tedeschi bombadano pesantemente. Hanno anche una bella bambina, Anna. Ma l’intelligence inglese avverte Max Vatan che c’è qualcosa di sospetto. Una spia tedesca fra di loro. A lui il compito di scoprirla e di eliminarla. In pratica Zemeckis, con grande eleganza fonde assieme, con una regia molto classica, elementi di cinema anni ’40 di Michael Curtiz e di Alfred Hitchcock.
Purtroppo, nel profondo, qualcosa non funziona. Malgrado un cast di così alto livello, una grande Marion Cotillard. Intanto, Brad Pitt è un po’ esangue e senza voglia. Ma credo che il non funzionamento di Brad Pitt sia il non funzionamento dello stesso film, un po’ un guscio vuoto benissimo girato, di un film che non c’è.
Ci sono momenti di grandissimo cinema, ovvio, ma tutta questa costruzione alla fine non porta a quello che ci aspettavamo. Non c’è mai quel qualcosa in più che avevano anche i più piccoli film di spionaggio della Warner Bros girati da Michael Curtiz ai quali Zemeckis sembra aspirare.
Quell’atmosfera ce la porta la Cotillard, elemento disturbante in quanto non inglese, ma non basta per far funzionare un film che sembra un po’ costruito senza idea di un vero pubblico. Peccato perché tutta la parte iniziale, con l’arrivo di Max nel deserto, e tutta l’esecuzione dell’attentato è perfetta. E anche la parte inglese, coi voli verso la Francia, ha delle parti notevoli. Ma è come se mancasse al film una sua profonda ragione d’essere. In sala.
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