RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Marco Giusti per Dagospia
365 giorni/365 days
“Ti sei persa bambolina?/Are you lost, babygirl?”. E’ terribile, lo so, è davvero un film bruttissimo, scritto male, imbarazzante, ma il pubblico di mezzo mondo chiuso in casa da mesi e rincoglionito per la pandemia è davvero impazzito per questo “365 giorni”, trashissimo erotico polacco targato Netflix diretto da Barbara Bialowas e Tomasz Mandes, girato in un’Italia dove si fa passare Polignano a Mare per Sicilia (e basta!...), dove si mangia il gelato in un baretto con vista Colosseo, ma dove tutti gli occhi sono solo sul bonissimo italiano Michele Morrone nei panni, scarsissimi, del boss mafioso Massimo Torricelli che rapisce la graziosa ma niente di più Anna Maria Sieklucka nei panni inesistenti della polacca Laura Biel, la chiude nei suoi castelli sul mare, la porta in giro a fare shopping frenetico di superlusso e le dà 365 giorni di tempo per innamorarsi di lui. Nel frattempo lui la assilla col suo corpaccione nudo sempre appizzato dietro di lei.
La ammanetta al letto e le si presenta davanti in tutto il suo splendore dopo essersi fatto fare non dico cosa da una schiava disponibile. Alla fine lei cederà sullo yacht di lui, gli sbottonerà i pantaloni e farà uscire l’arnese. Insomma, Anni di #metoo e di lotte per i diritti femminili non sono serviti a niente. Perché, anche se non si vedono né fighe né cazzi, non è “Love” di Gaspar Noé, e perfino quando si mettono in scena i pompini è tutto patinato e coperto per non farci vedere niente, il pubblico, soprattutto quello femminile, è caduto subito nella trappola. Come Laura non ha aspettato la fine dei 365 giorni offerti dal mafioso. Volutamente. Come fosse una liberazione dalla quarantena, direi.
Terzo film più visto su Netflix USA, quarto su Netflix UK, alla faccia del simpatico voto “0” su Rotten Tomatoes, con tutti i critici contro sbeffeggianti (“La cosa più brutta che abbia mai visto”, “Dumber than hair”/”Proprio de coccio”), ha scatenato le fan di mezzo mondo che lanciano su Twitter simpatici appelli a Michele/Massimo, “Rapisci me!”, “Portami via da questa città di merda!” o mettono le foto di lui a torso nudo per descrivere l’impossibile trama e hanno fatto di “Ti sei persa, bambolina?” un tormentone.
Il film, tratto da una serie di tre romanzi scritti dalla polacca Blanka Lipinska, è una specie di “50 sfumature di grigio” più cafone. Le altre due puntate della saga si gireranno appena possibile, sembra. Dakota Johnson era più bella, ma meno sexy di questa Anna Maria Sieklucka, che aveva fatto poco e niente prima. Cerca anche di recitare, di darsi un tono, almeno quando resiste alle molestie del maschio mafioso, anche se ha delle battute terribili (“Non sono un sacco di patate!”). Poi si lascerà andare e cambierà anche colore di capelli e diventerà bionda, che è forse l’unica nota di sceneggiatura di qualche interesse di tutto il film.
Lui, invece, il nostro Michele Morrone, è sicuramente più alto, più bono e più sexy di Jamie Dorman. Ma non ha neanche un vero ruolo. La rapisce, cerca di farsela sempre, sparacchia coi pistoloni, ma non cambia mai espressione. Poi lei, non si capisce perché, improvvisamente si innamora, gli sbottona i pantaloni e… Lui poi la acchiappa, la rigira, mostra soprattutto il suo sedere nelle scene d’amore girate peggio al mondo di sempre.
Il pubblico del film ha lo stesso comportamento di Laura/Anna Maria. Ma è cotto di lui molto prima di lei. Michele Morrone, che è un giovane attore di 29 anni già molto attivo nelle fiction Rai, avvisate Tinni Andreatta appena arrivata a far la direttrice di Netflix Italia, aveva fatto varie serie, “Provaci ancora Prof”, “Sirene”, “Medici”, “Il processo”, ma niente di entusiasmante mi sembra. Ritrovarlo esploso come sex star mondiale è bizzarro. In altri tempi, in mano a Tarallo e alle fiction Mediaset sarebbe diventato un Gabriel Garko, ma ha un aspetto molto più macho e meno gay. Anzi. Una delle chiavi del suo successo mi sembra proprio la non ambiguità sessuale che trasmette. Diciamo che è nata una stella.
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