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Marco Giusti per Dagospia
Bella addormentata di Marco Bellocchio.
Oggi si balla. Come se non bastassero le ragazzine scatenate di "Spring Breakers" di Harmony Korine arrivano i dubbi, le crisi di coscienza, le prese di posizione morale di Marco Bellocchio e dei suoi personaggi tormentati e coi pugni in tasca da cinquant'anni.
Ma più che un film sul caso Englaro o sull'Italia politica e comune che ha vissuto i terribili giorni finali di Eluana Englaro, l'8, il 9 e il 10 febbraio del 2009, divisa tra cattolici militanti che la volevano in vita e chi appoggiava la scelta del padre, cioè di darle pace con l'eutanasia, "Bella addormentata" di Marco Bellocchio, scritto assieme a Veronica Raimo e a Stefano Rulli, è un film sulla paternità , sui doveri che abbiamo come padri rispetto ai nostri figli e sul peso morale che le nostre scelte hanno rispetto a chi abbiamo in cura.
La figura fortissima e di grande dignità civile e morale di Beppe Englaro, il padre di Eluana, che solo in un momento viene citato durante il corso del film, è una figura chiave però per capire il dramma morale che vivono i vari personaggi scelti da Bellocchio come protagonisti della storia. Una storia a più episodi, più o meno sfioranti, forse più simile a quella di certi film di Robert Altman che non a quelli di Bellocchio, ma che nascondono, ognuno, dei rimandi precisi al suo cinema e a altri suoi personaggi famosi.
Dal fratello pazzo di Lou Castel in "I pugni in tasca" alla famiglia borghese di "Salto nel vuoto", dalla comunità di ragazzi in cattività di "In nome del padre" alla mamma del figlio del Duce in "Vincere", Bellocchio gioca ancora col mélo verdiano e con l'alta borghesia di provincia che conosce benissimo, non solo per descrivere l'Italia di oggi, per quella bastano i talenti di Sorrentino e Garrone, ma più profondamente per descrivere le malattie storiche, quasi ottocentesche, della nostra borghesia che ci portiamo ancora dietro.
E solo mettere in relazione queste malattie della borghesia con l'Italia di oggi, e ragionare sull'essere padri, sull'avere in cura un malato, avvicina il film, per quanto molto più moderno e attuale, al recente "Io e te" di Bernardo Bertolucci, altro film personalissimo e privatissimo che osa rimettere in scena i propri fantasmi e i propri grandi personaggi servendosi di due esordienti.
Anche Bellocchio punta molto sui ragazzi, sulle nuove generazioni e in "Bella addormentata" affida il suo episodio più bello all'amore che scoppia fra Alba Rohrwacher, figlia ultracattolica del senatore PDL, ma ex-socialista, Toni Servillo, che ha deciso di votare contro il proprio partito in Senato sul caso Englaro, e Michele Riondino, militante di sinistra che ha il compito di sorvegliare il fratello minore, Francesco Falco, esaltato e problematico.
E affida al proprio figlio, Pier Giorgio Bellocchio, il ruolo di un dottore che decide di curare la tossica aspirante suicida Maya Sansa, anche lei "bella addormentata" in attesa di risveglio. Mentre a Brenno Placido, figlio di Michele, spetta il ruolo di figlio attore della grande attrice Isabelle Huppert, sposata con Gian Marco Tognazzi, un figlio che cerca in ogni modo di attirare l'attenzione di una madre completamente presa da una figlia in coma come Eluana, che lei stessa cura come una bambola nel suo grande palazzo.
C'è conflitto tra i due fratelli Riondino e Falco, visto che il secondo è geloso della storia d'amore con la ragazza, c'è conflitto tra la madre Isabelle Huppert e un figlio che cerca di recitare davanti a lei, per lei, il "Pianto della Madonna" di Jacopone da Todi per vedersi rubare la scena dalla morte di Eluana in diretta tv (e la Huppert ruberà la scena a tutti con un solo occhio invaso dalle lacrime davanti alla tv), c'è conflitto tra Alba Rohrwacher e il padre Toni Servillo, e lei non sa che il padre ha staccato la spina alla madre malata, e tra Servillo e i suoi colleghi di partito, perfino con l'ex-socialista come lui Gigio Morra, che ha già capito come andranno a finire le cose, e c'è conflitto fra il medico Pier Giorgio Bellocchio e gli altri medici sul perché curare un tossico che non vuole essere curato.
Come "Vincere" e "Buongiorno, notte", "Bella addormentata" è un film che potrà dividere la critica, c'è già chi lo trova deludente e meno riuscito, ma è in realtà un sofferto, profondo ritratto di un'Italia alla ricerca della risoluzione delle proprie contraddizioni e malattie, un'Italia che sembra trovare uno spiraglio di ottimismo nell'amore, nella cura individuale che si può avere verso un proprio fratello, un figlio, un malato.
Gli attori, quasi tutti, da Servillo alla Huppert, da Riondino alla Rohrwacher, da Falco a Gian Marco Tognazzi sono magnifici. Personalmente ritengo il più debole l'episodio della Huppert e il più riuscito quello della Rohrwacher e Riondino, ma nel primo c'è un'incredibile citazione de "La dame aux camélias" di Mauro Bolognini con la Huppert giovane come Margherita Gautier che beve il sangue fresco del vitello morto, che ci riporta così da vicino a Verdi e all'opera, che non mi aspettavo.
Del resto, Bellocchio e il suo direttore della fotografia, Daniele Ciprì, lavorano moltissimo sui video dentro agli schermi televisivi con effetti notevoli, soprattutto per quel che riguarda la scelta e l'uso dei discorsi politici del tempo, da Berlusconi alla Bonino all'incredibile "E' stata uccisa" di Quagliarello. L'uso dei cinegiornali già provata da Bellocchio e Ciprì per "Vincere" si estende qui sulla cronaca della nostra storia recente con risultati visivi strepitosi. Del PD ovviamente non c'è traccia.
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