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Da un po’ di tempo si parla del “revenge porn”, ovvero la vendetta pornografica servita sul piatto social. C’è chi posta un video hard fatto in casa, un’immagine compromettente della ex o comunque di qualcuno di cui si è diventati nemici. Il tutto, senza avere il consenso dell’interessato, che può avere acconsentito allo scatto, ma non alla sua distribuzione.
Molti casi sono finiti in tribunale, ma mancano leggi adeguate ad arginare il fenomeno, visto che il campo è del tutto nuovo. Il Governo britannico ha deciso di agire, aprendo un serio dibattito, grazie anche a petizioni sul web che danno il fenomeno in crescita. Le leggi si devono adeguare e prevedere punizioni severe, che entreranno in vigore forse dal prossimo autunno.
Si tratta di una forma coercitiva di controllo, una violenza psicologica che ha importanti conseguenze nella vita quotidiana, in famiglia e sul lavoro. In America la pratica è considerata un crimine in alcuni stati (Texas, Utah, Wisconsin, New York, Maryland, California e New Jersey), ma in California non è considerato un crimine la pubblicazione di porno-autoscatti, che costituiscono l’80% del “revenge porn”.
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