1. “LABOROSISSIMO TRAVAGLIO” ALLA SCALA: DOVE MORIRÀ “LA TRAVIATA” VIOLETTA VALERY? 2. FINO A POCO TEMPO FA, SI VOLEVA FAR MORIRE VIOLETTA COME UNA TOSSICA SOPRA LA LAVATRICE. MA IL PUBBLICO DEI LUSTRINI E DEI SIMILORI DEL 7 DICEMBRE POTEVA VEDER MORIRE LA SUA EROINA SOPRA UNA LAVATRICE COME UNA BADANTE COLLASSATA? TROPPO 3. MA NEL SUO LETTO, NO? NO, TROPPO BANALE. SAREBBE COSÌ PASSATA UNA SOLUZIONE INTERMEDIA, NON STRAZIATA SULLA LAVATRICE, MA SEDUTA SU UNA SEDIA (DELLA CUCINA?) 4. ANCHE QUI, NIENTE LENZUOLA, CRINOLINE E TUTTO L’APPARATO SECONDO IMPERO, MA UNA SEDIA DI PLASTICA SULLA QUALE DIANA DAMRAU, LA BIONDA “COME MARYLIN” (CON QUALCHE CHILO IN PIÙ E TONNELLATE DI SEX APPEAL IN MENO) DOVRÀ LASCIARSI CADERE. SCANDALO?

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Ferdinando Saltagostino Baldi per Dagospia

Solito bla bla bla dei giornali sulla "Traviata" del 7 dicembre alla Scala di Milano, soliti annunci di chi c'è e chi non c'è. Ci saranno re Giorgio, il bue Grasso e la Boldrinova - e che Dio ci scampi dal fiume di banalità tardo-femministe tipo donna schiava degli uomini borghesi -. Dio ci scampi anche dalla neolingua orwelliana del politically-correct di chi ora vuole togliere l'articolo all'opera: non più "La traviata", ma solo "Traviata".

Ma quello che Dagospia vi rivela è il "laborosissimo travaglio" (così scrisse Montale presentando la "Traviata" del ‘55) in corso fino a questa sera al Piermarini. Poi basta, perché questa sera andrà in scena l'anteprima dell'opera per gli under 30 e la messa in scena non cambierà. Il travaglio riguarda la scena capitale: dove morirà Violetta Valery?

Morirà nel suo letto, come previsto dal tradizionale canovaccio dell'opera? O dove?
Ne abbiamo viste tante: c'è stata una Violetta che muore in ospedale e una Violetta che muore davanti all'enorme orologio che domina la magistrale messa in scena dell'opera ideata nel 2005 a Salisburgo da Willy Decker, con Anna Netrebko (fresca di separazione?) al vertice delle sue forme e della sua forma.

Dunque nessuno scandalo se il bravo regista russo Tcherniakov, incaricato della messa in scena della "prima", ha deciso di raccontare "una storia attuale senza provocazioni". Ma proprio senza? Insomma, pare che la storia si svolgerà tutta in un interno borghese dei nostri tempi. E che, fino a poco tempo fa, si voleva far morire Violetta come una tossica sopra la lavatrice. Ma il pubblico dei lustrini e dei similori del 7 dicembre poteva veder morire la sua eroina sopra una lavatrice come una badante collassata?

E se fosse stata una lavastoviglie andava bene lo stesso? Troppo. Ma nel suo letto pare che Violetta non debba morire. No, troppo banale. Sarebbe così passata una soluzione intermedia, non straziata sulla lavatrice, ma seduta su una sedia (della cucina?). Anche qui, niente lenzuola, crinoline e tutto l'apparato Secondo Impero, ma una sedia di plastica sulla quale Diana Damrau, la bionda "come Marylin" (con qualche chilo in più e tonnellate di sex appeal in meno) dovrà lasciarsi cadere.
Scandalo?

Beh, invitiamo alla riflessione. Visto che se ne parla sempre, anche la Callas nella regia di Luchino Visconti del maggio ‘55 e ripresa del gennaio ‘56 moriva su una poltrona di casa, avvolta in una sopraveste nere allora da alcuni critici chiamata, per sprezzo, "cappottone".

Del resto, sin dalla prima, tutte le "Traviate" sono state spostate nel tempo della rappresentazione, o verso il Settecento o verso il Terzo Impero, per non turbare i borghesi mostrando troppo da vicino i loro vizi. Quindi anche questa volta sarà spostata. Ne consegue che sarà meglio evitare - diciamolo prima - commenti, a volte banali, che poi restano incisi nella storia, come le stroncature a Visconti:

"A me non pare che il pignolesco verismo di Visconti sia da considerare geniale" (Teodoro Celli), o trovo "discutibile il bailamme delle chiome grattate e disciolte, delle scarpine, coriandoli, carte da gioco al vento ... che, volendo ripetere un vero realismo d'ispirazione letteraria, finiscono per tradire il vero inventato d'ispirazione verdiana" (Franco Abbiati).

Spettatori miei, "giudizio / O vi farò pentir". Non tutte le Traviate sono come quelle di Visconti o Decker. Ma non si può non fare mai Traviata solo perché non c'è più la Callas. L'importante che Boldrinova (senza l'articolo "la") si trattenga.

 

IDMITRI TCHERNIAKOV e DIANA DAMRAULA SCALA DI MILANO jpegLA SCALA DI MILANO IL TEATRO LA SCALA DI MILANO teatro scalaTeatro Alla Scala Teatro alla scalaDIANA DAMRAU