
DAGOREPORT - DELIRIO DI RUMORS E DI COLPI DI SCENA PER LA CONQUISTA DEL LEONE D’ORO DI GENERALI –…
1 - SERVIZIO PUBBLICO? NON È LA RAI, IL PALINSESTO DORME
Daniela Ranieri per “Il Fatto quotidiano”
Rai Andrea Vianello Luigi Gubitosi Angelo Teodoli Giancarlo Leone
Il fuoco di fila che ha investito la Rai perché non avrebbe sufficientemente “coperto” i fatti di Parigi costringe a un’attenta analisi del caso. Che l’Occidente stia vivendo una delle crisi civili, politiche e culturali più drammatiche della Storia è infatti confermato tra l’altro dal fatto che la tv chiami a parlarne gente come Toti, Nardella, Salvini.
Eppure da ogni parte, dall’Usigrai alla Commissione di Vigilanza, con gli agguerriti Anzaldi (Pd) e Bonaiuti (Ncd) ed esponenti del Pd, FI, Sel e M5s, l’azienda è stata redarguita per non aver modificato il palinsesto, anche in considerazione dei buoni ascolti ottenuti dai Tg delle tre reti nel corso della giornata e, a posteriori, dagli speciali dedicati alla tragedia da La7 e da Matrix, e facendosi parlare dietro persino da Gasparri (“inadeguata”) e da Minzolini (“deprimente”).
Rai Andrea Vianello Luigi Gubitosi Angelo Teodoli Giancarlo Leone
Evidentemente si volevano più talk show pieni di politici e personaggi noti per vicende locali improvvisamente chiamati a darci il loro punto di vista sulla jihad. Come Porta a Porta, dove l’atmosfera era piuttosto straniante: registrata ore prima e dedicata a Pino Daniele con ospite Gigi D’Alessio, si è dovuto cucirle addosso l’intervento di Alfano per dare un senso di attualità. Assertiva la linea dettata dal ministro: “massima allerta”, “siamo il Paese che ospita il Papa”, “era un commando”. Cioè: da una parte abbiamo Isis, al Qaeda, folli lupi solitari assetati di martirio, dall’altra Alfano.
A Linea notte, Toti ha detto che “siamo tutti francesi”; poi che “avanzare ipotesi serie su quanto è accaduto è un po’ presto”, apposta hanno chiamato lui. Per Nardella, che parla in forza della sua esperienza di sindaco di Firenze, “colpisce il colpo verso la libertà di stampa”.
Sulle altre reti non è andata meglio. Per dare l’idea che i cattivi siano una forza proteiforme e subdola, si è sguinzagliata l’ineffabile figura dell’esperto. L’esperto è qualcuno che studia delicatissime questioni internazionali nel massimo della riservatezza e il cui cellulare hanno tutte le redazioni.
È l’equivalente del cri-monologo per gli omicidi famigliari: tenuto silente per decenni e tirato fuori nei momenti di crisi come la guerra del Golfo e l’11 settembre, l’esperto dice e non dice, attenua e avvisa, e sa qualcosa che noi non sappiamo. Lo aggiornano in diretta dal Centro di Alta Strategia che dirige: “Individuati i tre sospettati”, riferisce, come chiunque ha già potuto apprendere su Twitter. Poi con sguardo fermo dirime la rissa sorta tra i politici in studio intorno alla questione se sia più corretto parlare di “guerra” o “di terrorismo”.
Lui ha in testa tutta una serie di calcoli e di mappe, incastri complicatissimi e sinergie di intelligence, e tra qualche minuto passa il taxi per portarlo in un altro studio televisivo. Andrea Margelletti, Presidente del Centro Studi Internazionali e già Consigliere Strategico del Ministro della Difesa, siede ininterrottamente da 48 ore sulle poltrone di tutti gli studi televisivi, da Porta a Porta a Agorà, da L’aria che tira a SkyTg24.
Presentato da Mentana come “esperto di questioni strategiche, militari e quant’altro”, di queste tre cose Margelletti parla su tutti i canali, e risponde al nostro sgomento con la laconica dovizia degli oracoli: come è possibile che i terroristi abbiano colpito nel cuore di uno dei Paesi più impegnati nella lotta al terrorismo, nella redazione del settimanale che tutti sapevano a rischio? Risposta: “Gli attentati li fai dove puoi farli. Se un posto è sorvegliato ti sposti in un altro”. Altra domanda: C’è stato un difetto di preparazione da parte della prefettura di Parigi? Risposta: “Sì”.
Abitato da una nuova luce, lo studio può tornare a un livello più terra terra. Per Salvini la ricetta è rimandarli a casa. Hai voglia a spiegargli che i tre sospettati stavano già a casa, essendo francesi.
Qualcuno tira fuori la “geometrica potenza” di via Fani, giudizio non disgiunto da una certa ammirazione. Giornalisti che nella vita non hanno fatto che compiacere i potenti gridano all’eccidio della libertà di espressione. Riappare Margelletti: “C'è una pianificazione attenta", dice rivolto a quelli che pensano che quando uno non sa come passare la giornata può decidere di assaltare un giornale gridando “Allah è grande”.
I superlativi si sprecano. Vespa parla di “grandissima professionalità” e di “persone addestratissime”. Le quali, si apprende in serata, erano ben note alla polizia, ma ciononostante hanno voluto lo stesso aiutarla perdendo una scarpa e una carta d’identità. Tutto sommato, per parlare di terroristi tanto vili e dementi, vanno bene pure i nostri talk pieni di esperti.
2 - NESSUNO SPECIALE, BUFERA SULLA RAI. E GUBITOSI SCARICA LEONE
Da “Il Messaggero”
Nessuna delle tre reti generaliste della Rai ha trasmesso in prima serata una trasmissione di approfondimento sulla strage di Parigi. Ed è polemica. Anche aspra. Il presidente della commissione di Vigilanza, il grillino Roberto Fico ha scritto una lettera al direttore generale Gubitosi per chiedere di «riferire tempestivamente sui motivi per i quali la Rai non abbia ritenuto di modificare la propria programmazione».
Critiche arrivano anche dal segretario della Commissione, il Pd Michele Anzaldi che su Twitter parla di «una brutta pagina» e invita la Rai «a una riflessione». L’obiezione è che RaiNews24 ha seguito in diretta le reazioni al drammatico attacco terroristico, «una lavoro ottimo - fa notare Anzaldi - ma con uno share dello 0.66%». Nei corridoi di viale Mazzini si parla di un Gubitosi molto arrabbiato e di Leone, direttore di Rai Uno che avrebbe già fatto il mea culpa per non aver anticipato Porta a Porta.
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