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1. A PARIGI È L’ORA DELLA GRANDE PAURA UCCISA CLARISSA, NUOVA VITTIMA IN DIVISA
Davide Frattini per il “Corriere della Sera”
forze speciali francesi a longpont
Clarissa è morta mentre svolgeva il mestiere che stava ancora imparando. I gesti delle mani, mantenere la calma in mezzo al traffico e agli insulti degli automobilisti. Avrebbe dovuto essere un altro giorno caotico ma normale, uno dei quarantacinque di apprendistato prima di diventare vigilessa titolare. Per questo aveva lasciato l’isola della Martinica, dall’altra parte dell’Atlantico: partecipare al concorso del comune di Montrouge, trovare un lavoro, avere uno stipendio.
È stata uccisa a 25 anni da un uomo sceso da una macchina. Tutti e due indossavano il giubbotto antiproiettile, lui era armato, lei disarmata. La polizia sta cercando di ricostruire quello che è accaduto poco dopo le 8 di ieri mattina nel dipartimento Hauts-de-Seine, a ovest di Parigi. Clarissa Jean-Philippe viene chiamata assieme a un collega, c’è stato un incidente, il vialone è intasato. L’agente è in piedi tra i veicoli, da uno di questi un uomo spara con una pistola, la colpisce alla gola, le piastre di kevlar non possono fermare i proiettili.
forze speciali francesi a corcy
Gli investigatori considerano l’attacco un «attentato», non vedono per ora legami con la strage di mercoledì nella redazione di Charlie Hebdo. Anche se un testimone dice che l’omicida era vestito di nero, come i terroristi che hanno assaltato la sede del settimanale satirico. Due uomini sarebbero stati fermati. «Il mio cliente non c’entra, si è trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato» commenta uno degli avvocati. Per ora la polizia non conferma neppure gli arresti.
forze speciali francesi a longpont
«È evidente che abbiamo pensato subito a Charlie Hebdo» racconta Claire Cheour al quotidiano Le Monde . Vive vicino al luogo della sparatoria, aveva appena accompagnato i figli a scuola, il portone è rimasto socchiuso, i bambini sono entrati uno alla volta, i genitori restavano fuori: «In questa zona c’è un istituto ebraico, ho pensato fosse il bersaglio». Claire è convertita all’islam: «È già cambiato il modo in cui la gente guarda me e il mio velo».
forze speciali francesi a longpont
L’uccisione della vigilessa a Montrouge spinge il ministero degli Interni a mantenere l’allerta sul livello «rischio attentati». Il piano Vigipirate — creato nel 1978 e messo in atto per la prima volta durante la guerra del Golfo nel 1991 — continua il dispiegamento di militari e poliziotti, ormai oltre 10 mila tra la capitale e le regioni verso il Nord del Paese, dove si sta concentrando la caccia ai due fratelli Kouachi.
Parigi blindata, le pattuglie in assetto di guerra, gli appelli alla vigilanza. La tensione ha causato qualche falso allarme, come nel quartiere della Défense dove gli impiegati al lavoro nei grattacieli di vetro e acciaio hanno ricevuto un’email che li avvertiva di restare negli uffici, un uomo armato era stato avvistato nella zona. Tutto sarebbe partito dal passaparola digitale, un sms via cellulare diventato vero panico. Le squadre speciali hanno comunque perquisito l’area, l’ordine è di non sottovalutare alcun pericolo.
AHMED MERABET UCCISO PER DIFENDERE LA REDAZIONE DI CHARLIE HEBDO
Le Monde ha elencato ora dopo ora le segnalazioni: una borsa abbandonata a una fermata della metropolitana, uno zaino sospetto alla Gare de Lyon, sette bombole di gas scoperte nel parcheggio della stazione di Colmar, al confine con la Germania. Ovunque la stessa procedura: zona isolata, treni bloccati, passeggeri evacuati, la sacca o il pacco fatti saltare dagli artificieri.
Bernard Cazeneuve, il ministro degli Interni, ringrazia le centinaia di cittadini che hanno telefonato al numero verde attivato per gli avvistamenti dei due fratelli ricercati, ammette che non molte delle informazioni hanno fornito una pista. Gli investigatori prendono in considerazione e verificano tutte le chiamate — raddoppiate dopo l’omicidio a Montrouge — come quella che avvertiva di un uomo con il passamontagna nero alla guida di un’auto e si è rivelata infondata.
2. CARDINALE: SIAMO TUTTI BARRICATI IN CASA, LA CITTÀ É DESERTA. MA PASSERÀ
Valerio Cappelli per il “Corriere della Sera”
AHMED MERABET UCCISO PER DIFENDERE LA REDAZIONE DI CHARLIE HEBDO
Claudia Cardinale, una delle ultime dive del cinema, abita a cinque minuti a piedi dal luogo della strage. «Non faccio altro che rimanere incollata alla finestra del soggiorno. La strada è vuota, non c’è nessuno, non ho visto un solo passante. Soltanto automobili. La televisione ha detto di stare attenti e di restare a casa per quanto possibile. Siamo tutti spaventati. Mia figlia era in un ristorante vicino al luogo dell’irruzione. Pasquale (il regista Squitieri, padre di Claudine, 34 anni, ndr ) da Roma mi chiamava in continuazione...».
Marine Le Pen ha invocato la pena di morte, la Lega controlli più rigidi alla dogana.
«Non posso pensarla come lei. Non dimentichiamoci che l’Italia nasce come Paese di emigranti».
vignettisti per charlie hebdo 5
Ritiene che pochi uomini di cultura musulmani abbiano preso le distanze?
«A Parigi ci sono state manifestazioni tutta la notte e ho visto sfilare centinaia di musulmani. Ho molti amici del Marocco che sono scandalizzati».
Nessuno si aspettava un attacco del genere.
«E quei tre uomini armati sono francesi, gente cresciuta qua, con passaporti europei. Improvvisamente vanno in Siria e tornano terroristi».
Lei legge la rivista satirica «Charlie Hebdo»?
«Non l’ho mai comprata, però è conosciutissima. Avevano la mania di fare vignette sugli arabi, le ultime copertine erano un po’ pesanti. Questo non giustifica la barbarie».
Secondo lei è l’11 settembre dell’Europa?
«Insomma... l’11 settembre ha condizionato, condiziona e condizionerà per sempre la vita di New York, ci sono stata di recente e ne ho avuto la prova. Un dramma terrificante che ha cambiato per sempre chi deve prendere in tutto il mondo un aereo. L’immagine del poliziotto ferito a terra e finito a freddo non la dimenticherò mai. Ma, per quanto orribile, non credo che la vita a Parigi sarà diversa».
lap vnz red carpet10 claudia cardinale
Lei è nata in un Paese arabo.
«In Tunisia, da una famiglia di origine siciliana. C’erano musulmani, ebrei, cattolici, vivevamo in pace gli uni accanto agli altri. La Tunisia era chiamata la piccola Sicilia. A scuola in classe mia c’erano tutte le razze, francesi, russi. Le nostre vicine di casa erano le zarine».
Perché è nato questo odio per l’Occidente?
«Stanno dicendo che arriveranno a Roma e assassineranno dappertutto... Aveva visto tutto in anticipo la mia amica Oriana Fallaci, pensare che alcuni dicevano che la fanatica, contro una certa idea dell’Islam, era lei. Abbiamo questo privilegio della democrazia: teniamocelo stretto».
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