“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Francesca Paci per “La Stampa”
miss israele miss libano selfie miss mondo
Quante divisioni ha oggi Miss Mondo? La domanda, attribuita a un lontano Stalin a fuoco sul potere del Vaticano, rimbalza da Beirut a Tel Aviv dopo la virulenta polemica scatenata dal selfie della reginetta di bellezza israeliana Doron Matalon in posa accanto alla collega libanese Saly Greige. Quando Doron ha postato su Instagram la foto delle ragazze in concorso a Miami per la più sexy dell’universo s’è scatenato il pandemonio.
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I connazionali di Saly hanno invaso il web di messaggi furiosi per la di lei prossimità con la nemica sionista, Doron si è giustificata definendo l’immagine la prova della pace possibile, la protagonista in panne ha farfugliato qualcosa consapevole della suscettibilità del suo Paese dove la già popolare attrice Haifa Wehbe può mandare in visibilio i fan col solo vagheggiare un flirt di gioventù col leader di Hezbollah, Nashrallah.
GUERRA E PACE IN PASSERELLA
Dai raid del 19 gennaio sul Golan siriano, Israele e Libano, che si guardano in cagnesco dal conflitto del 2006, sentono sinistro il tam tam di un’altra guerra. La tensione è alle stelle e, sebbene pochi siano davvero interessati al voto odierno dei giudici della Florida, i sorrisi gemelli delle due fanciulle hanno dato la stura a paure e sospetti: può la cultura pop scavalcare la politica tessendo una diplomazia alternativa (o anche accentuando una crisi?).
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L’interrogativo non è nuovo a Tel Aviv dove nel 1999 il titolo di più bella del reame toccò a Rana Raslan, prima e unica araba-israeliana incoronata reginetta nel Paese in cui gli arabi-israeliani sono quasi un quarto degli abitanti e vengono percepiti come la quinta colonna della sfida demografica palestinese. Solo tre mesi fa Jessica Steinberg si chiedeva sul «Times of Israel» se, accettando la delegata palestinese, i padrini di Miss Mondo 2015 si apprestassero (anche loro) a riconoscerne la patria.
IL POTERE DELLA BELLEZZA
Da Eva a Mata Hari passando per Elena di Troia, la Storia racconta il potere geopoliticamente destabilizzante della bellezza. Ma i social network paiono averne moltiplicato gli strali, anche perché nel vuoto globale di leadership politica e intellettuale basta l’occhiolino di una ragazza copertina per accendere gli spot su un tema altrimenti poco sexy. Così capita che l’ex Miss Turchia 2006 Merve Buyksarc indagata per aver postato su Instagram una poesia ironica nei confronti del presidente Erdogan faccia discutere del giro di vite imposto da Ankara sul dissenso assai più delle decine di attivisti e reporters arrestati per articoli o proteste anti-governative.
DA MISS A MISS PORTAVOCE
La bellezza comunica, e senza grossi equivoci. La replica degli organizzatori di Miss Francia 2014 a un Alain Delon dimissionario dalla giuria del concorso per le polemiche seguite al suo endorsment al Front National di Le Pen era per esempio esplicito: il titolo andò alla métisse Flora Coquel, franco-beniniana e fierissima di rappresentare «la République cosmopolita».
In altri casi il messaggio segue vie più tormentate. Dopo le 215 vittime causate dalla guerriglia islamista contro le selezioni di Miss Mondo 2002 a Kaduna la Umma iniziò a interrogarsi su quella avversione fondamentalista alla bellezza femminile che invece il Profeta amava. La risposta, una delle tante possibili, arrivò 11 anni dopo a Giacarta con la terza edizione di Miss Mondo Musulmana vinta da Obabiyi Aishah Ajibola, velata, ottima conoscitrice del Corano e nigeriana.
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