SANREMO, I CONTI TORNANO - UN PO’ DI IMPEGNO SOCIALE, NIENTE POLEMICHE E UNDERSTATEMENT: “MEDIO-MAN” STRACCIA IL FIGHETTISMO AMMUFFITO DI FAZIO - “IL MIO SORRISO A BARCHETTA È DIVENTATO QUASI UNO YACHT”

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Alberto Mattioli per “la Stampa”

 

conchita wurst carlo conticonchita wurst carlo conti

Medioman è diventato una star, il mediano ha segnato il rigore decisivo, l’uomo tranquillo e qualunque ha smesso di essere qualunque pur restando tranquillo. I segni particolari di Carlo Conti non sono più soltanto l’abbronzatura.
 

La prima serata del Sanremone non è stata un successo di ascolti: è stata un trionfo. E, anche se questa mattina i dati della seconda segneranno una fisiologica e dunque attesa flessione, si sa che l’esito del kolossal si decide all’inizio.
 

I numeri del successo
Ricapitolando, martedì sera, lo share medio è stato del 49,34 per cento. Tradotto: su due televisori accesi in Italia, una era sintonizzato sul Festivalone, 11 milioni e 767 mila compatrioti, pochi rispetto ai tempi sì belli e perduti della tivù generalista, moltissimi in questi di palinsesti fai-da-te fra satelliti, Internet e così via. Meglio ancora: l’età media degli spettatori era di 53 anni, assai bassa per quella Villa Arzilla che è Raiuno.
 

charlize theron carlo conticharlize theron carlo conti

Così ieri il fiorentino dalla pelle scura è stato portato in trionfo, incoronato nuovo re del Sanremone, paragonato ai venerati maestri della tivù più tradizionale, rassicurante, democristiana, in una parola nazionalpopolare (in senso gramsciano, magari, così nessuno si offende come Baudo in una memorabile occasione). Lui, Carlo I, fedele alla linea che si è scelto, ha dato fondo alle sue riserve di understatement. Il bollettino della vittoria non è certo di quelli memorabili: «C’è poco da dire, sono contento ma adesso palla avanti e pedalare», sempre il complesso del mediano. 
 

carlo conti e arisa con la tetta in libertacarlo conti e arisa con la tetta in liberta

Sorriso come uno yacht
Però, ammette, «il mio sorriso a barchetta è diventato quasi uno yacht», tanto più che i responsi dell’Auditel si conoscono solo la mattina, quindi la sera «sono come il calciatore che tira il rigore ma sa se ha fatto gol solo il giorno dopo» (ancora e sempre la metafora calcistica, la più nazionalpopolare che esista).
 

In realtà, per chi si prende la briga di uscire dai luoghi più frequentati della tivù, quelli comuni, Conti è un personaggio molto meno banale di come appare e magari di come vuole apparire, consapevole che tutto si perdona tranne il successo e che la gggente vuol vedere in tivù «uno di noi», il più normale possibile, al massimo con l’unico innocuo vizio della lampada. Per esempio, non è vero che il Sanremone di Conti sia soltanto quello della restaurazione dopo la rivoluzione di Fazio e amici di sinistra. Conti non è il Metternich che riporta l’orologio ai tempi felici dell’ancien régime baudiano (anche perché superPippo era assai più invasivo di lui e aveva con il Festival lo stesso rapporto di Cavour con l’Italia: l’ho fatta io). 

rocio moralez e carlo contirocio moralez e carlo conti

Perché lo fai?
Della gestione Fazio, Conti ha recuperato diverse cosette. Una spruzzata di impegno sociale, per esempio, con il medico scampato all’Ebola che fa lo spot per Emergency. O l’elenco finale del «Perché faccio Sanremo» sciorinato con le vallette (nel caso di Arisa ed Emma, confessiamo che perché facciano Sanremo ce lo siamo chiesti anche noi). E perfino il look, con quelle cravattine striminzite con nodo minimal che sdrammatizzano lo smoking d’ordinanza: solo che quello di Fabio era Costume National, tipica griffe da «gauche caviar», mentre Carlo veste Ferragamo per contiguità territoriale. A proposito: sui soliti sospetti che anche a Sanremo agisca il Giglio magico, è il primo a scherzare: «Chi vince? Renzi non me l’ha ancora detto».
 

arisa carlo conti emma marronearisa carlo conti emma marrone

Semmai, renziano il Sanremone di Conti lo è nel segnare il timido ritorno a un po’ di meritocrazia, perfino in Rai. E dunque viene gratificato il conduttore che ha sempre fatto i suoi bravi programmi portando a casa ascolti confortanti, non ha mai polemizzato, non si è mai fatto comprare dalla concorrenza, insomma il soldatino prode ma modesto che, come voleva Napoleone, trova nello zaino il bastone da maresciallo. Un fedele aziendalista perfetto per l’Ammiraglia: niente polemiche, niente scandali, niente azzardi, come da Rai di una volta.

 

Non a caso l’unica caduta di stile finora non l’ha fatta lui ma Alessandro Siani, un diversamente comico che invece purtroppo è proprio da Rai di oggi. 
Così Giancarlo Leone, direttore di Raiuno, già teorizza che il Sanremone contiano possa non essere l’ultimo, anzi «l’inizio di un ciclo». I Conti tornano.