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COME FANNO I GIORNALI A FARE SOLDI? I LETTORI NON COMPRANO, LA PUBBLICITÀ LANGUE E ALLORA BISOGNA DARSI AGLI "EVENTI" – ORMAI LA TIRATURA E LE INSERZIONI CONTANO SOLO IL 45% DEI RICAVI COMPLESSIVI DELL’EDITORIA – TRA IL 2020 E IL 2025 SONO CRESCIUTE LE ENTRATE DERIVANTI DA EVENTI E MEMBERSHIP A PAGAMENTO: I PRIMI SONO PRIORITARI PER IL 48% DEGLI EDITORI, MENTRE I RICAVI DA ABBONAMENTI E FORMULE DI FIDELIZZAZIONE SONO STRATEGICI PER IL 77% - GLI INSERZIONISTI SGANCIANO DENARO MA NON S'ACCONTENTANO DELLA PAGINATA DI PUBBLICITA': VOGLIONO ESSERE AL CENTRO DELLA SCENA DI UN EVENTO CON INTERVISTE ALL'AD, PARTNERSHIP, LOGO IN BELLA VISTA...

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Editoria si trasforma, nuova linfa da eventi e abbonamenti

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(ANSA) - Gli editori stanno progressivamente diversificando le proprie fonti di reddito. In un mercato in cui tiratura cartacea e pubblicità - pur rappresentando ancora circa il 45% dei ricavi complessivi (contro il 30% della distribuzione online e il 25% di altre entrate) - si mostrano in costante flessione, emergono nuovi strumenti di monetizzazione.

 

E' quanto rileva una ricerca del Reuters Institute for the Study of Journalism, rielaborata da Connact - piattaforma che promuove il dialogo tra istituzioni e operatori privati - al centro oggi a Bruxelles dell'evento 'Le nuove frontiere dell'informazione e dell'industria culturale Ue', organizzato in collaborazione con l'Ufficio in Italia del Parlamento europeo e il Gruppo di Iniziativa italiana, e promosso da Mfe - MediaForEurope.

 

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Tra i media partner è presente l'ANSA, insieme a Eunews, Gea Agency e L'Infografica.    Secondo lo studio, tra il 2020 e il 2025 le entrate derivanti da eventi e membership hanno registrato una crescita significativa: gli eventi sono oggi prioritari per il 48% degli editori (contro il 32% di cinque anni fa), mentre i ricavi da abbonamenti e formule di membership digitali sono diventati strategici per il 77% degli operatori, tre punti in più rispetto al 2020.

 

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Negli ultimi cinque anni, le imprese editoriali hanno inoltre puntato sull'IA (dal 33% al 36%), l'e-commerce (dal 13% al 29%), la filantropia (dal 12% al 20%), le donazioni (dal 13% al 29%) e i micropagamenti (dal 5% al 6%).

 

In parallelo, si è ridotta l'attenzione alla pubblicità, sia tradizionale sia 'native': l'interesse è sceso del 12% per i formati classici (dall'81% del 2020 al 69% nel 2025) e del 16% per la pubblicità integrata nei contenuti (dal 75% al 59%). 

 

Il confronto al Parlamento europeo si concentra dunque su una domanda cruciale: come garantire la resilienza dell'industria dei media Ue? Basteranno strumenti come il Media freedom act, l'AI Act e il Digital markets act a tutelare libertà di stampa e pluralismo e a rafforzare la competitività dell'editoria contro i giganti digitali?

 

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Restano aperti anche i nodi su diritto d'autore e aiuti di Stato. A discuterne saranno il sottosegretario con delega all'Editoria Alberto Barachini, il direttore generale della Direzione generale Connect della Commissione europea Roberto Viola, gli eurodeputati Stefano Cavedagna (FdI), Lucia Annunziata (Pd) e Gaetano Pedullà (M5S), insieme a rappresentanti del settore come Gina Nieri (Mfe), Lino Morgante (Ads e Società Editrice Sud) e Rodolfo Cardarelli (ANSA). A moderare sarà Alessandra Ravetta, direttrice responsabile di Prima Comunicazione e primaonline.it.