LA VERSIONE DI MUGHINI - A OGNI GENERAZIONE LA SUA DITTATURA. I NOSTRI PADRI HANNO SUBITO I RITUALI FASCISTI, I NOSTRI FIGLI SUBISCONO LA DITTATURA CLICCANTE DEI TWEET E DEI FOLLOWERS

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Mughini a Dagospia

 

GIAMPIERO MUGHINIGIAMPIERO MUGHINI

Caro Dago, a ogni generazione la sua dittatura. I nostri padri hanno subito la dittatura dei rituali fascisti (ivi compresi i “salti nel fuoco” dei gerarchi ciccioni), le leggi razziali, l’andata in guerra a colpire alle spalle la Francia, la censura che ti imponeva di scrivere “filmo” e non “film”. I vostri figli e i miei amici più giovani subiscono la dittatura cliccante dei tweet, dell’uno o dell’altro social cui spasmodicamente aderire, dei parametri di consenso quali li definisce il web.

 

Succede difatti che io (rarissimamente) vada a far delle chiacchiere in pubblico dove mi trovo innanzi (raramente) interlocutori che stimo. Il mio caro amico Beppe Severgnini uno di loro. Succede che durante le chiacchiere di ieri sera Beppe un po’ si vanti dell’avere sul web qualcosa come 600mila followers.

 

Beppe Severgnini Beppe Severgnini

Io - che sul web non ci sono in nessunissima forma e a parte 6-7 account Facebook che si spacciano per cosa mia e contro questi lestofanti da due soldi non posso far nulla e non ho nessuna difesa - ho subito ribattuto a Beppe che non capisco a quale realtà corrispondano 600mila cliccanti che non hai mai guardato negli occhi, di cui non sai quali libri leggano, quali vini preferiscano e con quale tipo di girl escano alla sera.

 

CHRISTIAN ROCCACHRISTIAN ROCCA

Che facciano consenso e mercato, certo. Ma non altro e non più che questo. Beppe ha detto che mi sbagliavo, che dovrei bazzicare quel mondo. Bazzicare il consenso di 600mila cliccanti? Io ho in tutto una decina di amici con i quali corrispondo e comunico, e già una decina di persone sono tantissime da bazzicare in termini di corrispondenza accurata e non virtuale.

 

Scrivere loro non delle ovvietà da quattro soldi, commentare un loro libro o un loro articolo, ascoltare un loro disco (Francesco De Gregori), telefonare a un libraio antiquario perché Giuseppe Pollicelli sta cercando dei libri rari, duettare con Christian Rocca se il petto Caceres fosse oltre la linea dei difensori napoletani di dieci o invece quindici centimetri (e figurati se al posto di Caceres avesse giocato Sofia Loren), dire a Francesca Barra che ho ascoltato con molto piacere la registrazione di una trasmissione radiofonica da lei condotta.

FRANCESCA BARRAFRANCESCA BARRA

 

Dieci persone, ma reali. Impegnative. Gente nei cui confronti hai una responsabilità e morale e intellettuale. Gente che ho guardato in volto, eccetera.

 

E invece di quell’universo cliccante di “mi piace” o “non mi piace”, di opinioni tirate via alla spiccia e meglio se volgari, di sentenze raffazzonate sul mondo come va o come dovrebbe andare, perché mai ci dovrei tenere tanto a farne parte?

 

francesco de gregorifrancesco de gregori

Leggere le opinioni di un qualche grillino che se poi se le rimangia da quanto erano indecorose, segno che non sapeva nemmeno lui che cosa stesse scrivendo? Leggere le opinioni di quel ragazzo di origini marocchine che giocava a calcio in Italia e che s’è lamentato che gli attentati di Parigi fossero durati così poco e dunque molto meno divertenti che non l’11 settembre? Ma soprattutto perché mai dovrei trovare in quel materiale i parametri di che vivere ed essere, o meglio di che essere legittimato? Ciao, vecchio Dago

 

GIAMPIERO MUGHINI