quiz tortorella

SÌ, LA VITA È TUTTA UN QUIZ! - ''CREANO DIPENDENZA, SONO SADICI E SI POSSONO TRUCCARE LEGALMENTE'': ECCO PERCHÉ I GIOCHI TV CI PIACCIONO TANTO - PARLA DAVIDE TORTORELLA, FIGLIO DEL MAGO ZURLÌ E STORICO AUTORE: 'SE HAI UN CONCORRENTE SIMPATICO, CI SONO MODI PER TENERLO IN GIOCO'

Piero Degli Antoni per ''Il Giorno'' - dal Quotidiano Nazionale -Resto del Carlino

davide tortorelladavide tortorella

 

La sua vita è tutta un quiz. Davide Tortorella, figlio di Cino in arte Mago Zurlì, è uno degli autori storici dei giochi televisivi italiani. Oggi parlerà a Pistoia di telequiz e game-show ("La trama del gioco in Tv") nell' ambito della manifestazione "Dialoghi sull' uomo". Se siete appassionati del genere, c' è molto da imparare.

 

Sono trascorsi 60 anni tra "Lascia o raddoppia" e "Caduta Libera". Come è cambiato nel frattempo lo spettatore?

«I giochi a grande vincita sono come la droga, più passa il tempo e più bisogna rincarare la dose. "Lascia o raddoppia" ai tempi fu un fenomeno nazionale, ma quando venne riproposto 20 anni dopo passò nell' indifferenza».

 

Eppure il "Rischiatutto" è tornato, e con un certo successo..

«Innanzitutto ne è andata in onda una sola puntata. E poi Fazio non ha rifatto il Rischiatutto tale e quale, ma ha fatto una tramissione sul Rischiatutto. Un' operazione nostalgia simile a quella di "Anima mia"».

 

Lei parla di droga. Anche i concorrenti di "Caduta libera" che precipitano nella botola sono una forma di questa videodipendenza?

duecento al secondoduecento al secondo

«No. I giochi sadici sono sempre esistiti. Pochi lo ricordano, ma dopo "Lascia o raddoppia" andò in onda "200 al secondo", importato dall' America. In caso di risposta sbagliata, i concorrenti dovevano subire punizioni umilianti, per esempio mettersi a 4 zampe e abbaiare come cani, oppure giocare a ping pong con una padella, o prendere delle torte in faccia. Il programma venne interrotto per la levata di scudi dei giornalisti che lo definirono poco dignitoso».

 

Lei sostiene che i giochi possono essere truccati in modo legale. Può farci un esempio?

«Se hai un concorrente simpatico, che piace al pubblico, il modo più semplice per farlo vincere è contrapporgli degli avversari poco preparati. Al contrario, se vuoi farne cadere uno che è antipatico, gli metti contro qualcuno di bravo. Un altro modo per aiutare qualcuno - e questo è meno corretto - è sottoporlo a un provino molto intenso, di un' ora o anche un' ora e mezza. In questo modo scopri su quali materie è preparato e su quali è più debole. Al momento opportuno, se vuoi aiutarlo, gli rivolgi delle domande alle quali è più probabile che sappia rispondere».

mike bongiornomike bongiorno

 

Come si costruisce una buona domanda?

 «Quelle migliori nascono per caso. Senti, leggi, vedi qualcosa che ti colpisce e te la annoti. Una buona fonte sono naturalmente enciclopedie e dizionari. Ma occorre leggere i giornali, soprattutto le notizie meno visibili e più curiose. Negli ultimi venti anni alla domanda secca si è sostituita la "multiple choice", in modo che anche lo spettatore da casa può partecipare. 

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La buona domanda è quella che incuriosisce, e che riguarda qualcosa che non si conosce, oppure qualcosa che si pensa di conoscere benissimo e invece ha un aspetto meno noto. Per esempio tutti crediamo di conoscere perfettamente il Colosseo, ma quando chiedo se ha 3 o 4 ordini di archi, molti si trovano in difficoltà. Negli ultimi 20 anni la qualità dei concorrenti si è alzata molto, e l' unico modo per farlo è esaminarne tanti. Infatti una volta gli autori erano anche selezionatori, oggi questi due ruoli sono separati».

 

Mike resta il più grande?

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«Senz' altro. Come nessun altro aveva la capacità di seguire il gioco, sapeva quando sottolineare la tensione, quando drammatizzare. In Italia invece si tende sempre a buttarla sul ridere, ma così si ammazza il quiz. E poi Mike sapeva scegliere i concorrenti, li seguiva, costruiva i personaggi».

 

Gerry Scotti è davvero il suo erede?

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«Ha la stessa rarissima dote di aderire alla tensione del gioco. Sembra facile, ma ci vogliono le qualità di un rabdomante. Mentre Bonolis è l' unico che in modo geniale riesce a sdrammatizzare senza rovinare il gioco».