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Andrea Malaguti per "la Stampa"
Gli occhi di Arline Kercher, la mamma di Mez. Le televisioni inglesi li rimandano ossessivamente. Sono vuoti. Lontani. Come se appartenessero a una donna che non c'è più. Che si è sciolta assieme alla sentenza che restituiva la vita a Raffaele Sollecito e Amanda Knox, svuotando di senso la sua. Il suo volto è una maschera di pietra. Le trema impercettibilmente il labbro. Non parla. Respira a fatica. Stephanie, la sorella di Meredith, le accarezza la schiena con un gesto automatico.
Poi crolla. Il volto le si inonda di lacrime. Appoggia la testa sul tavolo. C'è un rumore assordante attorno a loro. Ma Arline è in un acquario. Sola. Come non si era mai sentita. Tradita. Per sempre. Non ce la fa a credere che a massacrarle la figlia sia stato solo Rudy Guede. «Foxy goes free», titola in tempo reale il Daily Mail.
Amanda la volpe, la donna che secondo gli inglesi ha ingannato tutti, prendendo in giro gli incerti giudici del Belpaese. «Per lei è pronto un milione di dollari», scrivono i tabloid. Le televisioni americane l'hanno riempita di offerte. Aspettavano soltanto il colpo di scena di Perugia. La sua vita è perfetta per un film. Anche nel Regno Unito si sono messi in coda. Il regista Michael Winterbottom ha pronto un ruolo perfetto da consegnare a Colin Firth. Un giornalista testardo che dimostra l'innocenza della ragazza indifesa incastrata dalla brutale polizia italiana.
Il Time mette di fianco le lacrime della studentessa di Seattle e quelle di Stephanie. Quali pesano di più? Vi siete emozionati per la ragazzina con la faccia d'angelo, adesso chi si preoccupa del dolore dei Kercher? Chi se n'è mai preoccupato, in fondo? à il nostro sistema giudiziario che perde su ogni fronte. Negli Stati Uniti, dove ci accusano di avere tenuto in galera un'innocente, a Londra, dove da oltre un mese raccontavano che a Perugia sarebbe successo un disastro. Troppo forte la pressione sulla giuria della controinformazione messa in piedi dalla famiglia della volpe americana. Chi si fida più degli italiani?
All'inizio del pomeriggio, quando al verdetto mancavano otto ore Joshua Rozenberg, ex avvocato, esperto legale della Bbc, si era presentato negli studi della rivale Sky a sdottorare sulle debolezze e sulle incongruenze del nostro sistema giudiziario. «Lì fanno delle cose strane se paragonate a quello che succede da noi. Lasciano che nell'appello ci sia una giuria popolare. Da noi la giuria c'è in primo grado, da lì in poi ci pensa il giudice a valutare tecnicamente quello che è successo».
Un modo trasparente per spiegare che l'emotività finisce per condizionare irrimediabilmente le decisioni dei nostri tribunali. Lasciando perdere gli assurdi tempi d'attesa. «Da noi si dice: giustizia ritardata, giustizia negata. Un concetto impossibile da applicare in Italia. Adesso Amanda volerà negli Stati Uniti. In Inghilterra non gliel'avrebbero consentito fino all'ultimo grado di giustizia».
Amanda. Solo lei. Raffaele Sollecito, nella narrativa britannica, è un attore secondario di questa tragedia. Lo mostrano sempre come se fosse disorientato nel tempo e nello spazio. Un complice decisivo ma quasi involontario. Le immagini gli appiccicano volutamente addosso quel sorriso d'incomprensione soddisfatta delle persone troppo quotidiane per essere veramente infelici. Gente abituata a bere con la cannuccia il succo della propria mediocrità . à Amanda la stella. Un piccolo mostro affascinante o una vittima commovente?
«Mi fido della giustizia italiana», aveva detto Arline Kercher nel pomeriggio. E a Rozenberg era caduto il mento. Le pupille gli erano diventate opache. «Chissà se ora ripeterebbe le stesse parole». Azzeccagarbugli peninsulari. Ecco che cosa siamo. «Le prove non erano credibili», titola il Mirror. Forse Amanda e Raffaele erano mostri. Forse no. Ma gli italiani hanno fatto il pasticcio. Mezzora dopo la sentenza la mamma di Mez, la ragazza sgozzata a 21 anni, è ancora lì, immobile, spezzata da quella che le deve sembrare la furbizia facile dell'ultima verità di carta.
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